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Quarant’anni senza Ian Curtis

Quarant’anni senza Ian Curtis

di Davide Calcabrina

Ian Curtis non era un ragazzo qualunque e non poteva che essere un artista fuori dal comune.
Amava l’arte in senso totale, letteratura, poesia e la musica ed è tramite quest’ultima che ha lasciato un’eredità incredibilmente potente se si considera il brevissimo arco di tempo in cui si è espresso coi suoi Joy Division.

I Joy Division sono stati tra i gruppi più innovativi e dal lascito artisticamente più importante tra i tanti nati nel fermento artistico della Manchester della fine degli anni 70.
Due album, solo due e il rock fu rivoluzionato per sempre. Il punk assunse nuovi colori decisamente più dark, meno urlati, più introspettivi.
Nacque la new wave, nacque grazie a loro, al genio tormentato, cristallino e oscuro al contempo di Ian Curtis.

Ian Kevin Curtis nacque a Stretford, vicino Manchester, il 15 luglio 1956.
Cresce a Macclesfield, fin da ragazzo fu affascinato dalle opere decadenti e dagli scrittori di questa corrente letteraria. Musicalmente furono artisti come Jim Morrison, David Bowie e il movimento punk ad ispirarlo.
Il giovanissimo Ian era un ottimo studente, appassionato di storia, vinse anche una borsa di studio ma lasciò la scuola per dedicarsi solo all’arte, alla letteratura e alla musica, lavorando all’ufficio di collocamento di Macclesfield per vivere e sostenere le sue ambizioni artistiche.
Fu possibile produrre il primo EP dei Joy Division grazie ad un prestito che Ian ottenne dal suo datore di lavoro, lo convinse dicendogli che i soldi gli sarebbero serviti per arredare il soggiorno.

La vita artistica di Ian cambiò nei primi mesi del 1977 entrò in contatto con gli Stiff Kittens, ai quali fece leggere alcuni testi. Divennero in seguito i Warsaw e infine i Joy Division.
Dopo l’EP di cui sopra, la band pubblicò nel 1979 un album straordinario Unknown Pleasures, guadagnandosi per sempre un posto nella storia del post punk.

Quando si unì ai Joy Division, Ian era sposato da circa due anni. A 19 anni si sposò con una sua compagna di scuola, Debbie.
Il loro fu un amore potente, violento nella dimensione empatica. Ian sofffriva di epilessia fotosensibile e l’età adulta, la crisi di coppia, il contesto di una vita pubblica che la carriera gli imponeva ma che non amava e non sapeva gestire, lo fecero piombare nella depressione.

Nei mesi che precedettero la sua morte, Ian conobbe Annik Honore, una giornalista belga della quale si innamorò.
Questa relazione spinse la moglie Deborah a chiedere il divorzio.
Fu il punto di non ritorno.
L’epilessia, la depressione, il divorzio, il senso di colpa, tutti gli ingredienti che spinsero Ian sul fondo di quel baratro da cui si liberò solo col suicidio.
La sera prima, il 17 maggio 1980, Ian vide in tv “La ballata di Stroszek”, un film di Herzog che narra la storia di un uomo tormentato dall’amore che prova per due donne e nell’incapacità di scegliere, si toglie la vita.
Il giorno successivo, dopo aver lasciato un messaggio, appassionato quanto disperato, alla ex moglie, Ian si tolse la vita impiccandosi ad una rastrelliera nel suo appartamento.

Una delle canzoni più famose dei Joy Division, Ian la scrisse dedicandola a Debbie, il titolo è divenuto l’epitaffio sulla tomba del cantante:
“Love Will Tear Us Apart”, l’amore ci farà a pezzi.

Ian Curtis

Stretford, 15 luglio 1956
Macclesfield, 18 maggio 1980

Pubblicato il: 18/05/2020 da Skatèna