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In Afghanistan si è perduta la credibilità dell’Occidente. Speriamo per sempre

In Afghanistan si è perduta la credibilità dell’Occidente. Speriamo per sempre

In meno di un mese i talebani hanno riconquistato tutto l’Afghanistan: tanto ci è voluto ad azzerare l’orologio della storia e riportarlo al 2001, quando iniziò la grande farsa della “guerra al terrorismo”. 

di Alessio Ramaccioni

Quasi venti anni precisi: se i talebani ci avessero messo un pò di più dei circa dieci giorni con i quali hanno chiuso la loro offensiva contro il governo afghano e vinto la guerra, sarebbero riusciti a chiudere il cerchio di queste due decadi di delirio trasformato in realtà quotidiana. A cui tutti ci siamo un pò assuefatti. Due decenni in cui gli Stati Uniti – insieme ai loro alleati, tra cui noi – hanno imposto al mondo due guerre orribili, portatrici di milioni di morti, che non avevano alcuna giustificazione di essere. Perchè i Talebani, l’Afghanistan e l’Iraq nulla c’entravano con gli attentati dell’11 settembre: partiamo da questo assunto. In questi venti anni l’opinione pubblica mondiale, o quanto meno occidentale, è scivolata in una sorta di sogno vigile nel quale era normale che per dei lustri interi la collettività pagasse spese militari altissime per mantenere contingenti dispiegati in giro per il mondo senza motivo, e la cui utilità era pari allo zero. Si, certo, saranno state costruite delle scuole, rimesse in piedi delle infrastrutture, ridato per brevi periodi in alcune zone alla vita quotidiana della gente una parvenza di normalità, ma dal punto di vista politico e strategico il risultato è stato nullo. L’Afghanistan non esiste, e lo ha dimostrato crollando come un castello di carte mal costruito dopo poche settimane dal ritiro delle truppe internazionali. L’Iraq non esiste, e lo ha dimostrato anche lui venendo giù per un paio di spallate dei tagliagola dello Stato Islamico nel 2014 e divenendo oggi di fatto un paese satellite dell’Iran. Nemmeno la Libia esiste più: divisa, in mano ai signori della guerra, brodo di coltura del terrorismo islamico, luogo privo di regole ed umanità dove noi tra l’altro rimandiamo i migranti che fuggono esattamente da quella roba lì, con i nostri ministri che stringono accordi con generali golpisti. Questo è, a guardarlo con un minimo di onestà intellettuale. Per non parlare della Siria, che ha resistito all’ “importazione della democrazia” solo perchè si è messa di traverso la Russia e per la totale impresentabilità dei nostri referenti di turno, la cosidetta “opposizione siriana” formata da islamisti, mercenari e forse qualche illuso democratico. Tre stati e mezzo cancellati, e le rispettive popolazioni condannate all’inferno in terra per generazioni. 

Ora certamente è il momento della retorica e della sfacciataggine : per cui è quasi normale ascoltare il discorsetto di Biden che spiega al mondo che non c’era negli intendimenti americani quello di costruire una nazione, per cui non aveva senso restare altro tempo. E se gli afghani non sono stati in grado di difendere la propria nazione, si vede che non ne avevano tutta questa voglia. Gli Stati Uniti volevano solo “regolare i conti” dopo l’11 settembre. E quello è stato fatto. “Mission Accomplished”, come disse George Bush il 1° maggio del 2003, al momento della sconfitta dell’esercito di Saddam Hussein: quando invece tutto iniziò in quel momento, con il vaso di Pandora del settarismo islamico aperto e libero di proliferare in un paese instabile e privo di controllo. Senza parlare delle famose prove sull’esistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq: ricordate il bugiardissimo segretario di Stato Colin Powell, con la sua provetta sventolata in faccia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu? Una farsa, se non si stesse parlando di una tragedia. E dunque oggi arriviamo, com grande nonchalance, a commentare contriti e dispiaciuti il destino delle povere donne afghane destinate al burqa come se non fossimo noi stessi ad aver creato le condizioni affinchè i Talebani riprendessero il potere. Gente che si stupisce degli effetti causati dalle proprie azioni, facendo finta di non capire come si siano generati: questa è l’immagine che offre al mondo oggi la società occidentale, o almeno la sua classe dirigente. Non solo gli Stati Uniti: la responsabilità deve essere condivisa anche con chi ha saputo rispondere solo “si” alle pretese americane, fondate su visioni a breve termine spesso sbagliate. Una sola cosa c’è da augurarsi: che le immagini degli afghani, disperati, aggrappati alle ruote di un aereo in decollo insegnino a tutto il mondo a non darci più retta. Non fidatevi più di quel che vi diciamo noi occidentali, noi membri della Nato, noi alleati degli Stati Uniti, chiamateci come volete: sono tutte balle. L’unico risultato positivo di questa tragedia, di tutto questo dolore, di tutti questi morti è che la credibilità di chi ha voluto gestire il mondo per decenni sbagliando tutto sia venuta meno. La speranza è che sia perduta per sempre.

Pubblicato il: 17/08/2021 da Alessio Ramaccioni