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DEEP PURPLE: 52 anni fa usciva l’album coi loro volti scolpiti sul Monte Rushmore

DEEP PURPLE: 52 anni fa usciva l’album coi loro volti scolpiti sul Monte Rushmore
Good golly, said little miss molly
When she was rockin’ in the house of blue light
Tutti frutti was oh so rooty
Rockin’ to the east and west
Lucille was oh so real
When she didn’t do her daddies will
Come on baby, drive me crazy, do it, do it
I’m a speed king you go to hear me sing
I’m a speed king see me fly

Il 3 giugno 1970 i Deep Purple pubblicavano il loro quarto album Deep Purple In Rock, anche noto come In Rock o Monte Rushmore.

Generalmente considerato come uno dei primi album hard rock, assieme a Led Zeppelin II dei Led Zeppelin, e Paranoid dei Black Sabbath, è ricordato non solo per le sue tracce nitrogliceriniche, ma anche per la caratteristica copertina in cui sono raffigurati i volti dei membri del gruppo (l’album è il primo della seconda formazione dei Deep Purple, la cosiddetta Mark II, con Ian Gillan e Roger Glover al posto di Rod Evans e Nick Simper) come se fossero scolpiti al posto di quelli dei presidenti americani sul Monte Rushmore, per cui il titolo del disco può essere inteso sia come riferimento al genere musicale rock, sia come riferimento all’immagine di copertina raffigurante, appunto, le sculture nella roccia.

Le tracce che preferisco di Deep Purple In Rock sono Child In Time e Speed King, ed è su queste che vorrei concentrare la vostra attenzione.

Child in Time fu uno dei cavalli di battaglia del gruppo nelle loro performance dal vivo del periodo 1970-1973.

Quanto alla sua genesi, Ian Gillan disse che il riff principale fu partorito da Jon Lord dopo che aveva sentito suonare il pezzo Bombay Calling del gruppo It’s a Beautiful Day.

Child In Time è l’unica ballata del disco e dura ben dieci minuti! La traccia si sviluppa sulla melodia cantata in modo sempre più acuto ed aggressivo da Gillan, e tra la prima e la seconda strofa vi è un intermezzo strumentale con cambio di ritmo e l’indimenticabile cavalcata da devasto di Blackmore

Speed King la adoro perché non solo è il pezzo più veloce e potente di tutto l’album, ma anche perché include grandi spazi di improvvisazione. E’ stata una delle prime canzoni scritte dalla formazione Mark II nel 1969, e molte parti del testo sono state prese da classici, tra cui Good Golly Miss MollyTutti Frutti e The Battle of New Orleans. Gillan scrisse infatti il testo mischiando frasi tratte da canzoni di Presley, Little Richard e Chuck Berry, e infatti nelle note di presentazione della canzone si legge “A few roots… replanted“.

Il disco parte proprio con questa traccia (e non vi dico quali sensazioni ho provato quando l’ho ascoltata per la prima volta!), con un intero minuto di frastuono assoluto, free form, di quelli che si è soliti aspettarsi magari alla fine del bis nei concerti. (cit. Pier Paolo Farina).


Immagine in evidenza: https://www.flickr.com/photos/digimeister/16051787970/

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Skatèna, giornalista con una passione inaudita per la musica, è ideatrice e conduttrice di Stream of Musicness, programma radio in diretta il sabato dalle 12 alle 14 su Radio Città Aperta.
All’interno del programma ci sono 2 radio-rubriche:
Zone de Teuf, la techno radio rubrica.
Rap Presaglia, sulla sottocultura hip hop, con focus su rap e trap.

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Pubblicato il: 03/06/2022 da Skatèna