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In lockdown già da tempo: la pandemia e gli hikikomori.

In lockdown già da tempo: la pandemia e gli hikikomori.

di Matteo Giacchè

 

In un delicato film coreano del 2009, Castaway on the Moon, vengono trattati due temi sociali di estrema importanza, dei quali forse si parla ancora troppo poco.
Il regista Lee Hae-jun, racconta le storie di due personaggi destinate a intrecciarsi. Il film si apre con Kim Seung-geun, un uomo in evidente stato di depressione a causa dei suoi debiti economici e della sua situazione sentimentale, che dopo aver terminato una chiamata con la banca per chiedere un prestito, decide di farla finita gettandosi dal ponte che sormonta il fiume Han. L’uomo si risveglia su uno dei due isolotti Bamseon, che si trovano sotto l’imponente ponte Seogang, ai quali è impossibile accedere. Non essendo capace di nuotare, di fatto, si ritrova naufrago nel mezzo di Seoul.

Ad accorgersi di lui è Kim Jung-yeon, una ragazza che da mesi vive chiusa nella sua camera avendo come unici punti di contatto con l’esterno un computer connesso ad internet, e una macchina fotografica con teleobiettivo, con la quale osserva la luna e la città, fin dove riesce ad arrivare. Il suo obiettivo raggiunge proprio l’isolotto dove c’è il protagonista, e i due inizieranno a comunicare in modo bizzarro, dando vita ad un intreccio sorprendentemente avvincente.

Castaway on the Moon (2009) – Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=QrGvhwwWP8Q

Questo fine esempio di cinema coreano, che adesso tutti iniziano ad apprezzare, tratta due questioni delicate, spesso collegate tra loro: quella dei suicidi dovuti alla perdita del lavoro o alle difficoltà economiche e quella degli hikikomori, coloro che scelgono di isolarsi dal mondo per vivere tra le quattro mura della loro camera.

Il termine hikikomori, che può essere tradotto come “stare in disparte”, “staccarsi”, nasce in Giappone, dove il peso delle convenzioni, l’importanza di dover conseguire un buon voto di laurea, per poi entrare in una compagnia e diventare socialmente utili, ha spesso gravato sulle spalle di giovani che, sentendosi schiacciati, hanno scelto di ritirarsi dal mondo esterno.
Il problema si è diffuso in tutto il mondo, e anche qui in Italia ci sono alcune organizzazioni, come Hikikomori italia, che tentano di sensibilizzare le persone su questo tema importante. In Giappone il fenomeno ha dato vita ad una serie di complicazioni a livello sociale di elevato rilievo, che il prof. Flavio Rizzo ha dipinto perfettamente in un articolo sul tema, nel periodo in cui insegnava all’Università di Tokyo.

In questo periodo di pandemia, la questione è diventata ancora più complessa. Soprattutto nei giorni di lockdown forzato, nei quali aiutare queste persone che volontariamente si isolano dal resto del mondo, risulta ancora più complicato.

In Giappone, alcune società offrono alle famiglie un posto dove portare questi ragazzi che hanno scelto l’isolamento, per provare a reinserirli.
Nella città di Chiba, che si trova a circa cinquanta chilometri a sud-est di Tokyo, ed è sede dell’ambita meta turistica Tokyo Disneyland, si trova una di queste associazioni: la New Start. In questa organizzazione non-profit, lo staff è formato da persone del posto e da giovani stranieri che possono svolgere periodi di volontariato, dai tre ai sei mesi, aiutando questi ragazzi in difficoltà, che vengono accolti a vivere nel centro e impegnati con lavori socialmente utili e attività quotidiane, nella speranza di riuscire a far superare loro le difficoltà psicologiche che li hanno portati a scegliere l’isolamento.

Nell’ottobre del 2015 ero studente in scambio all’Università di Tokyo e grazie ad un volontario italiano che studiava con me in Italia, sono riuscito a far visita a questo centro, che accetta visitatori solo il secondo e il quarto sabato del mese, insieme ad alcuni compagni di corso con cui stavamo studiando la questione. Rimasi sorpreso di scoprire quanti pregiudizi, spesso relegati solo alla pigrizia e lontani dal riconoscere le implicazioni psicologiche dietro tale scelta, ci siano nei loro confronti.
L’esperienza fu toccante, ebbi modo di parlare con molti ragazzi che dietro lo scudo di timidezza e insicurezza, hanno i loro sogni e i loro incredibili talenti. Molti di loro però si trovavano in seria difficoltà con le attività proposte dallo staff, che in qualche modo li “forzava” a socializzare.

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Foto della visita alla New Start (12 ottobre 2015) credits: Andrea Mononoaware

Il tema è ancora molto dibattuto, e spesso lo stigma nei confronti di questi ragazzi è riscontrabile anche in articoli scientifici.
L’arrivo del corona virus e i numerosi lockdown ai quali siamo stati sottoposti, hanno ulteriormente complicato la questione. In Giappone il governo non ha imposto le chiusure forzate, ma ha “consigliato” ai cittadini di non lasciare le proprie abitazioni, se non per questioni strettamente necessarie. Detto fatto.

Mi sono dunque chiesto cosa questo, insieme alla chiusura delle frontiere, significasse per la New Start e per queste persone così delicate dal punto di vista psicologico. Così, a sei anni dalla visita fatta all’organizzazione ho scritto un’email per intervistare qualcuno dello staff.
Le risposte che ho ricevuto mi hanno nuovamente sorpreso.

 

1) このコロナ禍によって、ニュースタートにどのような影響がありましたか?

共同生活をしているので、衛生管理は以前よりも厳しくなりました。
その他、訪問活動で休止になるケースもありましたが、目立った影響はありません。
2) 今は、コロナの影響でボランティアの方もいないので、とても忙しいと思うのですが、コロナ禍でのお仕事の様子を教えてください

運営自体は特に問題ありませんが、集客に関してはオンライン講演会をやったりするなど新たな試みをして乗り越えています。

3) コロナ禍は、引きこもりの方に、どのような影響がありましたか? また、彼らの生活にはどのような影響があったのか教えてください

彼らはコロナ禍のひきこもり状態には強いので特に影響はないと思います。
むしろ、stay homeが叫ばれる世の中では生きやすいと話しています。

4) このコロナ禍で、国から援助が出たり、他のボランティア団体と助け合ったりということはありましたか?

ありません
コロナ禍だからといって引きこもりの方たちに大きな影響があった様子は見受けられません。
むしろ活動が制限される中で、我々のような団体がネットを使った施策を考える良い機会になったと思います。
また、実際、人と人が会わなければ出来ないサポートの重要性をより認識することになりました。

 

Rispondendo alle mie domande in modo molto succinto, il Sig. Kitaori, che ci scrive dalla segreteria della New Start, ci racconta che, indubbiamente, le misure di prevenzione del contagio hanno complicato la situazione in qualche modo. Essendo un centro dove vivono tante persone a stretto contatto, l’igiene deve essere più rigorosa, e la chiusura delle frontiere ha fatto sì che l’organizzazione non si possa avvalere del prezioso aiuto dei volontari provenienti dall’estero. Il tutto senza il minimo aiuto da parte del governo in termini economici o in qualsiasi altra forma di sostegno.
Fin qui nulla di sorprendente. La risposta che mi ha lasciato l’amaro in bocca è stata quella alla domanda numero 3), in cui ho chiesto: “in che modo il coronavirus ha avuto effetto sui ragazzi hikikomori che vivono nel vostro centro? Come ha influenzato le loro vite?”.

Mi sarei aspettato un’argomentazione più articolata, in cui mi si spiegava in quale modo e con quali attività lo staff avesse cercato di ovviare al problema dell’isolamento, in un periodo in cui il governo raccomanda di non lasciare le proprie abitazioni. Tuttavia, la risposta è stata la seguente: “non credo che abbia avuto un particolare impatto sulle loro vite, dal momento che sono molto forti nelle situazioni di isolamento come questa del corona virus. Piuttosto, affermano che sia più facile vivere in una società in cui devono rimanere a casa (stay home)”.

Ad ogni modo,  il Sig. Kataori afferma che, se per i ragazzi ospiti del centro i disagi causati dallo scoppio della pandemia non sono stati sostanziali, per la New Start è stato invece un modo di capire in che modo l’utilizzo di internet possa tornare utile alla loro causa e quanto siano importanti le attività fatte faccia a faccia, incontrando fisicamente le persone.

Ci sarebbe ancora molto da approfondire, ma oggi come sei anni fa, l’impressione è stata la stessa: per quanto si cerchi di aiutare queste persone che hanno adottato l’isolamento come tecnica di difesa, non ci sono ancora programmi strutturati, che prevedano magari lo stanziamento di fondi da parte delle istituzioni per trattare questo fenomeno come dovrebbe essere trattato. Ovvero tenendo a mente la componente psicologica di questi ragazzi che, schiacciati dal peso delle aspettative, tengono per sè le loro tante capacità.

 

Photo credits
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Immagine in evidenza
Date: 22 February 2010, 22:07:35
Source: https://www.flickr.com/photos/boklm/4382537871/
Author: Nicolas Vigier
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Pubblicato il: 05/08/2021 da Matteo Giacchè