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Intervista ai Neck Deep | 27-10-2023

Neck Deep

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Eleonora Tagliafico ha intervistato all’interno di Rocktrotter su Radio Città Aperta, Ben Barlow cantante dei Neck Deep in occasione della tappa italiana del loro tour ai Magazzini Generali a Milano, domenica 29 ottobre 2023 e dell’uscita del loro nuovo singolo “It won’t be like this forever” e dell’annuncio del loro nuovo album omonimo “Neck Deep” in arrivo il 19 gennaio 2024.

Listen to Eleonora Tagliafico for Rocktrotter on Radio Città Aperta interviewing Ben Barlow of Neck Deep, about their italian date of the tour (29th October at Magazzini Generali, Milano), their new single “It won’t be like this forever” and the upcoming album “Neck Deep” out on 19th January 2024.

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INTERVISTA A BEN BARROW, NECK DEEP

Di Eleonora Tagliafico, Rocktrotter

ET Siamo qui con Ben Barlow, cantante dei Neck Deep, per parlare del vostro nuovo singolo, perché avete rilasciato da meno di un mese “It won’t be like this forever” con anche l’annuncio di un album in arrivo “Neck Deep”  il 19 gennaio 2024 via Hopeless Records; non vediamo l’ora!

BB Yeah, abbiamo tenuto per noi quella canzone per tanto tempo, era qualcosa di cui eravamo molto contenti; abbiamo lavorato molto a questo disco, è tornato il pop punk, il che è magnifico, siamo dei fan del pop punk, ci sono nuovamente classiche canzoni alla Neck Deep e ne siamo molto felici.

ET Di cosa parla il singolo “It won’t be like this forever” e a cosa è riferito il “forever”?

 BB Abbiamo scritto la canzone durante il covid e quindi inizialmente ho pensato che sarebbe stata riferita al lockdown etc.,(ed avevo ragione perché “non è stato così per sempre”) poi col tempo, il titolo ha assunto un significato più ampio: quando stai lottando con la vita, ti sembra che questo durerà per sempre, ma penso sia importante ricordare a se stessi che non sarà così per sempre; quando stai nella morsa della depressione, pensi che rimarrà così per sempre, non riesci a vedere una via di uscita o come la situazione potrebbe migliorare, ma bisogna solo ricordarsi che il tempo non resta immobile, tutto continua a muoversi, il tempo stesso lo dirà e ne uscirai un passo alla volta, non sarà davvero così per sempre; anche se di tratta di mesi, puoi avere un pessimo anno, è solo un anno della tua vita che ti modellerà e ti cambierà come persona, ma non sarà per sempre così, ci sarà un tempo dove sentirai di nuovo quella felicità e le cose tornano alla normalità, penso che sia una cosa giusta da ricordare alle persone che stanno attraversando un periodo difficile.

ET Qual è la formazione attuale dei Neck Deep?

 BB La formazione attuale dei Neck Deep prevede me (Ben Barlow alla voce), Sam Bowden alla chitarra acustica, Matt West alla chitarra ritmica, mio fratello (Seb Barlow) al basso e abbiamo un nuovo batterista che si chiama Matt Powles.

ET Quindi, avete annunciato l’uscita di questo nuovo album e avete parlato di questo forte ritorno alle origini dove emo e punk andavano a braccetto, e avete condiviso questo periodo con band come State Champs, All Time Low, A Day To Remember, The Story so Far.

Ora, il pop punk è di nuovo in voga (grazie anche per esempio al ritorno sulle scene dei Blink 182).

Quali sono le tue sensazioni e pensieri riguardo quel periodo iniziale e quello attuale?

 BB Si, i giorni di gloria dei primi ‘00, quando il pop punk era al suo massimo, con band come Blink 182, Green Day, Sum 41, New Found Glory, Good Charlotte. Penso davvero sia stato un fenomeno globale, ha coinvolto davvero tutti, anche le persone normali. Ma ora, è perché abbiamo avuto quella base nei primi ’00, il pop punk è piuttosto diverso, ci sono differenti approcci, può essere più dal lato pop, più punk o hardcore o qualcosa nel mezzo, penso che i Neck Deep oscillino tra tutto questo, possiamo fare la roba più pop come quella più pesante; penso che una cosa buona rispetto al nostro album sia che facciamo quello che ci piace  ma lasciamo quel core che rende i Neck Deep tali. Ma il mondo del pop punk è diverso oggi, c’è molto più spazio per le sperimentazioni, molta più libertà, molto più spazio per espandere le idee e raggiungere un pubblico più ampio. Spero che il nuovo album arrivi al momento giusto, e che sia il tipo di pop punk che la gente vuole.

ET Il pop punk è stato sempre criticato dai più fanatici del punk rock, specialmente quando una band passa dall’essere underground al mainstream, ed è successo a molte band, come per esempio ai Green Day. Cosa ne pensi? Pensi che comunque il punk sia da considerarsi ancora un punto in comune tra tutti questi sottogeneneri?

BB Si! Penso proprio che ci sia un elemento punk dentro il nostro singolo “It won’t be like this forever” non direi che sia completamente una canzone punk, è molto più rock, ma il resto dell’album è assolutamente grezzo e punk rock; tutti provano a definire cosa è il punk rock, è passato da talmente tante fasi dalla fine degli anni ‘70 ad adesso.

Riguardo a chiunque critichi qualcuno per essere passato al mainstream: chissene frega, i Clash ad un certo punto erano una band enorme e così anche i Sex Pistols, il punk è punk, puoi essere d’accordo o meno ma queste band hanno dato inizio alla vera via punk negli UK. Quindi per chiunque critichi questa cosa di passare al mainstream, è perché vuole solo controllare come pensa che debbano andare le cose, e invece dovrebbe essere cool, che se qualcosa sta diventando più grande, qualcosa che ha un’anima, ed è punk, ed è anche visto dal mondo intero, se sta ottenendo un più grande appeal, il punk rock stesso sta guadagnando un appeal più ampio di pubblico.

Preferirei vivere in un mondo fatto di punk rockers piuttosto che chenneso di gente che ascolta l’EDM.

ET Come sarà questo nuovo disco? Ci puoi dare una piccola anteprima?

 BB Si, ci provo. E’ un disco pop punk. L’85/90% delle canzoni sono più veloci del normale. Ci sono alcune canzoni di rottura, canzoni politiche, c’è dentro una canzone sui miei genitori.

Cerca di far provare qualcosa alla gente ma è comunque un disco pop punk, siamo contenti di essere tornati a questo; è molto energetico e molto divertente cantare e suonare e l’abbiamo fatto da soli, tutto ciò che c’è dentro al disco rappresenta noi, nessuno ci ha dato idee o ci ha detto se fare quello o questo; perciò penso sia il più integrale e profondo disco che abbiamo fatto. Dritto a essere pop punk per la maggior parte.

ET Voi venite dal Galles. Qual è l’origine dei Neck Deep?

 BB Si, noi siamo di Wrexham che non si trova molto distante da Manchester e Liverpool, ma è una piccola città famosa giusto per la birra, le lotte, il football. Ma c’era una discreta scena musicale che stava crescendo, che è stata decente per almeno cinque anni, c’erano alcune band che giravano per la nostra città.

Seb, mio fratello maggiore, come bassista, stava sempre in delle band e anche West, la chitarra (Matt nda), stava in alcune band locali. Seb iniziò a registrare musica nella sua camera da letto, perciò le band venivano a casa a registrare, una delle band era quella di West, una delle sue prime, e fu così che incontrai West; io ero solamente il fratello che dava fastidio, girava attorno, cercando di far ridere le persone, ma ho sempre voluto fondare una band pop punk, perché sono cresciuto adorando il pop punk, i miei gruppi preferiti erano i Blink, New Found Glory e Green Day, perciò volevo a tutti i costi fondare una band pop punk, perciò riuscì a convincerli a suonare dalla cameretta, registrammo la prima canzone e su internet andava piuttosto bene sia in UK che in America. Iniziammo tutto dalla cameretta di Seb e sento come se questo nuovo disco sia un po’ così, lo abbiamo registrato nel nostro studio, Seb dirigeva i computer, Sam (Bowden nda) alla chitarra, e cercavamo di capire come fare…è stato come iniziare di nuovo, fare nello stesso modo.

ET Parliamo un po’ della Hopeless Record, come l’avete incontrata e come siete cresciuti all’interno di essa, anche perché insieme allla Fearless e alla Rise Records, rappresenta un’importante etichetta per questa scena.

BB Quando abbiamo firmato la prima volta con la Hopeless, era probabilmente una delle etichette discografiche, se non l’unica…stavano in quel momento lavorando con i Wonder Years, amavamo i Wonder Years. Sono stati molto importanti per la scena e hanno dato il via e il supporto a molte band; ci hanno sempre mostrato molta fiducia, abbiamo sempre avuto il pieno supporto,siamo sempre stati contenti di come stavano le cose tra di noi, noi ci fidiamo delle persone con cui lavoriamo, sappiamo che le persone lì dentro sono dei veri fan e dei veri appassionati di musica, non è come una major dove sei assegnato a una persona, qua si tratta di un’intera etichetta che ti supporta in pieno; sono specializzati in musica alternativa e sono bravi nel trovare piccoli artisti e aiutarli a crescere; di nuovo, per questo disco con loro è andato tutto alla grande, nessun reclamo da fare, e siamo veramente felici che ci lasciano fare le nostre cose, senza alcuna pressione, non cercano di spingerci in nessuna direzione, ad essere onesti, ci abbiamo messo il nostro fottuto tempo a scrivere questo disco, sì che eravamo a LA, abbiamo staccato la spina, non stava andando nel modo che volevamo, ma qualsiasi etichetta o una major ci avrebbe detto che dovevamo farlo perché stavamo sprecando soldi e tempo e invece la Hopeless no; direi che sono “rilassati”, pienamente di supporto, non hanno mai fatto pressioni per farci fare ciò che non volevamo fare.

ET Siete in tour europeo al momento e verrete a Milano per una data domenica 29 ottobre ai Magazzini Generali. Milano è sempre stata un punto di riferimento per il punk di tutti i tipi, dall’underground al mainstream.

Cosa pensi della fanbase italiana?

 BB Penso di aver suonato praticamente solo a Milano in Italia, è sempre stato una figata, è sempre stato uno dei posti dove non vediamo l’ora di tornare presto, specialmente nei primi tempi c’erano stati alcuni posti dove l’inizio è stato difficile, concerti in Germania e in Francia che non andavano troppo bene, ma c’erano una manciata di posti dove la prima volta che andammo fu una roba pazzesca, ricordo che Milano era uno di questi, probabilmente Milano è ancora oggi uno dei migliori show europei se non il migliore. Probabilmente (torna a parlare del passato), per quegli show che non andarono troppo bene in Germania è perché andavamo forte in UK e in USA e quindi siamo approdati al pubblico europeo e abbiamo avuto invece un brutto esame di realtà,  ma poi andammo a Milano e pensammo “Questo è quello che vogliamo”. Penso ci siano molti posti dove devi lavorarci su, coinvolgere il pubblico ma a Milano viene percepito tutto subito immediatamente. Non so, probabilmente gli italiani sono persone emotive, e quindi percepiscono più le emozioni con la musica rispetto agli altri posti?

ET Probabilmente(ridono)

BB Non lo so, sono un ragazzo molto emotivo anche io.

ET A proposito, ho una domanda da una vostra grande fan, Sara. La domanda è: qual è stato il più emozionante e significativo concerto della vostra carriera?

 BB Uh, uno che spicca o alcuni che spiccano…penso quello alla Brixton Academy; suonammo a Brixton per la prima volta, fu un concerto gigante a Londra, quello fu davvero una figata perché fu davvero molto grande, ambivamo a quello da un po’ ed esserci riusciti fu incredibile. Abbiamo da poco suonato a Bali, 5000 persone, assurdo; sto cercando di ricordarmi di alcuni show a Milano, c’è stata una venue che comprendeva una specie di tenda vicino a un grande fiume. Gli show americani anche, l’ultima volta che abbiamo suonato a New York è stata una figata, perché eravamo su un rooftop, era il compleanno mio e di Sam (Bowden nda). Accidenti, abbiamo fatto migliaia di concerti. Ma di sicuro, quello a Bixton spicca.

ET Come vivi, se c’è ovviamente, la separazione tra il palco e la vita fuori dal palco?

 BB Siamo onestamente piuttosto rilassati. A volte esci per esplorare la città in cui ti trovi ma la maggior parte del tempo stiamo in camera, ascoltando musica, giocando ai videogiochi, fumando e bevendo, cose normali, davvero.

Prima del concerto, ascoltiamo un po’ di musica energizzante, beviamo qualche drink, muovendoci, facendo stretching, ma c’è sempre un momento in cui penso che devo salire sul palco e c’è questo switch nello show-mode; è un po’ come se dovessi abbracciare questa diversa personalità, questa versione elevata di te stesso. Entrare in quel mindset è cruciale perché a volte quando sali sul palco non ti senti come quella persona, puoi anche suonare bene e il pubblico essere contento ma sai di non essere completamente presente.

Per quanto riguarda la vita fuori dai tour e dai concerti, siamo tranquilli, cerchiamo di riguardarci, non facciamo nulla di folle, usciamo insieme, siamo davvero dei buoni amici tra di noi, vediamo film, giochiamo ai videogiochi, usciamo…

ET Qual è il significato del nome “Neck Deep”

 BB A dire il vero l’ho preso da una canzone di una band chiamata Crucial Dudes, ma per me è figo perché riguarda l’essere immerso fino al collo nei tuoi problemi, nella vita.

Cerchiamo con la nostra musica di far stare le persone un pochino meglio riguardo alla loro vita e ai loro problemi. Perciò, riguarda l’essere immersi profondamente nella vita e anche come te ne riesci a tirare fuori. E poi è un termine figo!

ET Grazie Ben Barlow per questa intervista, ci vediamo a Milano!

BB Grazie, ci vediamo a Milano!