MELTING POT con RICCARDO PURE RANKING
Clip tratta dal film Lo Chiamavano Trinità – Emiliano non parla gringo
Meltingpot – Cronache dal 4 settembre: musica e notizie per leggere il presente
È tornato Meltingpot e la prima puntata della stagione ha confermato il suo DNA: unire musica e attualità, lasciando che le notizie più dure trovino eco e contrappunto in suoni che viaggiano liberi tra generi e generazioni.
Abbiamo aperto con un omaggio al cinema popolare italiano: la clip da Lo chiamavano Trinità (1970), “Emiliano non parla gringo”.
Le notizie hanno raccontato un mondo fragile: il terremoto in Afghanistan, dove le donne muoiono chiuse in casa; la violenza assurda di un padre che aggredisce un portiere 13enne a Torino; un gioco da ragazzi a Houston che finisce con la morte di un undicenne colpito alle spalle; i portuali genovesi pronti a bloccare l’Europa per Gaza; le sassate contro Milei in Argentina; i droni israeliani contro l’Unifil in Libano; i candidati morti in Germania, tra sospetti e teorie cospirative; la crisi del fentanyl che trasforma le metropoli americane in scenari da zombie; le violenze dimenticate in Tigray; le terre dei Waorani in Ecuador sotto assedio delle lobby minerarie.
Su questo sfondo, la musica è stata ancora una volta il filo conduttore che accompagna e commenta i fatti:
dal jazz cosmico dei Kokoroko con LULU al groove sporco dei The Black Keys (A Little Too High), passando per il caos visionario dei Psychedelic Porn Crumpets (Manny’s Ready to Roll) e la teatralità dei Cardiacs (Woodeneye).
Poi il ritorno a casa con The Zen Circus e Un Milione di Anni, il viaggio elettronico dei Kerala Dust (The Orb, TX) e le vibrazioni dance-punk dei Soulwax (New Earth Time).
La black music ha avuto come sempre voce con Disclosure & Anderson .Paak (No Cap), Armani White (Ghost), Tyler, The Creator (Sugar on My Tongue) e l’incrocio micidiale di Clipse, Kendrick Lamar, Pusha T e Malice (Chains & Whips).
Non può mancare il reggae con UB40 (Tyler) e la forza punk degli Idles nella cover Police & Thieves.
Hip hop classico e moderno si mescolano con Joey Bada$$ & Bri Steves (Supaflee) e Rakim (Sign Of 7even).
Il finale, come sempre, ha voluto spingersi oltre: con il metal targato Testament (Infanticide A.I.), a ricordarci che la musica non ha confini, come non li ha il dolore, né la resistenza.
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