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The Doors: compie 54 anni di “L.A. Woman”, tra le più grandi dichiarazione d’amore in rock di tutti i tempi

The Doors: compie 54 anni di “L.A. Woman”, tra le più grandi dichiarazione d’amore in rock di tutti i tempi

Are you a lucky little lady in The City of Light

Or just another lost angel…

City of Night 

Los Angeles, Downtown, di notte: “the city of light”.

  • Ci sono dischi che sembrano essere destinati a divenire gli ultimi della discografia di una band, quasi come se i protagonisti di quelle opere, più o meno inconsciamente, si rendessero conto che dopo quelle registrazioni non suoneranno mai più insieme (Corriere della Musica).

L.A. Woman, il sesto ed ultimo album in studio dei Doors, fu realizzato nell’aprile del 1971 (poco prima della morte di Jim Morrison) per la label Elektra/Asylum Records. La produzione venne affidata all’ingegnere del suono Bruce Botnick, che sostituì lo storico Paul A. Rothchild.

La copertina di L.A. Woman dei Doors. Da sinistra a destra: Manzarek, Densmore, Krieger e Morrison: quest’ultimo presenta un look da “barbuto poeta bohémien”, ormai lontano dall’immagine da sex symbol che lo aveva caratterizzato pochi anni prima.

L.A. Woman è il meraviglioso tragico epilogo dei Doors e il testamento del Re Lucertola, un’opera musicale e poetica nello stesso tempo, rabbiosa e malinconica, dalle sonorità sporche e prevalentemente “hard blues, come le origini della band d’altronde“, in cui è la chitarra a farla da padrone e tra i protagonisti indiscussi.

L.A. Woman è la storia di un viaggio prima di tutto mentale sulle autostrade che attraversano un deserto immobile e sempre uguale, verso una Los Angeles fatta di eccessi e in costante mutamento.

La voce di Jim non è più calda e sensuale come lo era stata neglialbum precedenti dei Doors, ma è quasi invecchiata, roca e graffiante: è la voce di chi, per anni, ha abusato di alcool e di sostanze di ogni tipo.

E pensare che quando è morto aveva solo 27 anni…

 

La maggior parte dei pezzi di L.A. Woman fu registrata in presa diretta, escluse alcune parti di tastiera sovraincise.

  • A differenza di Rothchild, Botnick era convinto non servissero trentacinque takes per ottenere un buon pezzo e che gli errori non fossero un ostacolo alla riuscita di un buon album, ma che contasse soltanto il feeling che ne scaturiva. Non insistette quindi mai nel far fare più di un paio di versioni di un brano e non ci fu alcun bisogno di tirar fuori con la forza le parti vocali a Morrison, perché in pratica furono incise tutte dal vivo nei bagni dell’ufficio, per sfruttarne l’eco. (blogantologia.blogspot.com)

Dall’album furono estratti i singoli Love Her Madly (Lato B: You Need Meat/Don’t Go No Further) e Riders on the Storm (Lato B: The Changeling).

Prima di finire le registrazioni, i Doors andarono in tournée per due sole date: il primo concerto lo tennero l’11 dicembre 1970 a Dallas, Texas, e il secondo il giorno successivo al “Warehouse” di New Orleans, in Louisiana, durante il quale Morrison collassò sul palco. Fu dopo quello show che il gruppo decise di non esibirsi più dal vivo, in primis a causa delle condizioni psico-fisiche di Jim, il quale, tra l’altro, quando il disco fu finalmente pubblicato nell’aprile del 1971, si era ormai trasferito a Parigi, dove sarebbe morto appena tre mesi dopo, il 3 luglio 1971.

 

Di tutto l’album amo follemente la title-track L.A. Woman, un brano che da sempre mi fa lo stesso effetto della drum’n’bass old school: adoro ascoltarla in macchina, in viaggio, e comunque se si va a velocità sostenuta.

Si tratta di un pezzo straordinariamente bello, un po’ lungo forse (dura infatti circa 8 minuti), che tra ritmiche serrate ed assoli in chiave rock-blues delle chitarre meravigliosamente intrecciate con le tastiere (la cui struttura ricorda Light My Fire), celebra il fascino di Los Angeles: una mesta dichiarazione d’amore che Morrison fa alla sua città, “the city of light and the city of night”, prima di salutarla per sempre, di dirle addio (fu poco dopo la registrazione del pezzo, infatti, che Jim andò a Parigi lasciando Los Angeles per non tornarvi mai più).

Registrata tra il mese di dicembre del 1970 e quello di gennaio del 1971 nel locale di prove dei Doors a Santa Monica Boulevard, West Hollywood, L.A. Woman venne eseguita dal vivo una volta sola, nel corso del penultimo concerto a Dallas.

Secondo Diane Gardiner, che per un periodo fu l’addetta stampa della band, Morrison avrebbe tratto ispirazione proprio da lei per la stesura del brano.

L.A. Woman” era una specie di descrizione dettagliata di quello che facevamo. Gli mettevo sempre su dei dischi blues quando veniva da me. (Diane Gardiner)

La Gardiner era amica di Pamela Courson, la donna di Jim Morrison, ma pur senza alcuna conferma da parte di quest’ultimo, la stessa Pamela (lui la definì la sua “compagna cosmica“) sembrava la destinataria della strofa che rimandava ai capelli in fiamme (aveva infatti i capelli rossi), anche se in realtà, probabilmente, L.A. Woman  non era altro che l’addio di Morrison alla propria città, poco prima di trasferirsi a Parigi, raggiungendo proprio la Courson.

Una città, Los Angeles, da sempre ambivalente per lui, così protettiva ma allo stesso tempo tempio di perdizione e fonte inesauribile di irresistibili tentazioni.

 

La genialità di questo brano sta proprio nel fatto che Morrison fu capace di descrivere Los Angeles come se fosse una donna.

È una poesia che parla di una donna, ma anche di Los Angeles, una città che ha molte caratteristiche femminili. Ha delle qualità intuitive e femminili che mi hanno affascinato e poi conquistato – spiegò Morrison.

  • Quello che affascina maggiormente è il continuo cambiamento di prospettiva del brano, permesso proprio dal doppio significato del titolo: un attimo prima il poeta, in viaggio sulle strade della città, pare rivolgersi ad una ragazza attirata dalle tentazioni della metropoli e poco dopo, invece, è la città stessa a diventare l’interlocutrice di Jim. (Jam Tv)

Una piccola curiosità: alla fine della canzone, Jim ripete la frase “Mr. Mojo Risin”, che non solo è l’anagramma di Jim Morrison, ma nello slang dei neri americani ha una chiara connotazione sessuale riferendosi all’organo sessuale maschile. Durante la ripetizione della strofa, la band ne incrementava gradualmente il tempo di esecuzione velocizzandola, quasi a mimare un orgasmo.

Qui sotto, un video realizzato da un fan per L.A. Woman, con spezzoni tratti dal documentario del 2006 When You’re Strange, e scene prese qua e là da Bullitt, Vanishing Point e Duel, tutti film di quella stessa epoca.

Di L.A. Woman sono state realizzate anche varie cover, tra le quali ho scelto per voi la versione dei Leningrad Cowboys del 1988 e quella di Billy Idol del 1990.


L’immagine in evidenza è uno screenshot del video.


 

Pubblicato il: 19/04/2024 da Skatèna