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Un anno senza Claudio Lolli, il poeta del Movimento

Un anno senza Claudio Lolli, il poeta del Movimento

Cosa è rimasto del Movimento del ’68? Ecco cosa è rimasto (indica la moglie Marina): più delle storie d’amore credo che non ci sia niente. Perché vedi, le rivoluzioni finiscono, le storie d’amore no

di Skatèna

17 agosto 2018: muore a 68 anni a Bologna Claudio Lolli, cantautore, scrittore e professore liceale. Colto, impegnato e raffinato, fu il vero poeta del Movimento. Aveva iniziato a cantare tra i tavoli dell’Osteria delle Dame. Lo scoprì Francesco Guccini che lo trascinò con sé alla Emi. Nel ’72 uscì il suo primo disco, “Aspettando Godot”, in cui fu inserita la sua canzone del 1966 Borghesia con cui oggi voglio ricordarlo.

A proposito di questa canzone, Poalo Fusi ha scritto quanto segue (fonte http://paolo-fusi.it/fogliedautunno/gli-anni-di-piombo-borghesia-claudio-lolli/)

In Italia invece fino agli anni 80 il mito di una rivoluzione culturale e politica che faccia finalmente piazza pulita della burocrazia fascista rimasta in carica nonostante la fine della Seconda Guerra Mondiale, del regime mussoliniano, della monarchia e della crisi della chiesa cattolica dopo il referendum sul divorzio e sull’aborto, resta una speranza accesa. Spentosi l’eco del 1968 dopo il congresso di Bologna di Potere Operaio (1972), il movimento studentesco si sbriciolò in mille rivoli e diede inizio da un lato alla crescita elettorale e di militanza del Partito Comunista, dall’altro alla nascita delle Brigate Rosse e delle formazioni che sostenevano la necessità di una rivoluzione militare. Si afferma un’estetica legata soprattutto ai cantautori impegnati, tra cui Claudio Lolli è stato certamente quello più aderente all’immagine della militanza anche nella vita quotidiana. In questa pagina ricordo la sua canzone più omologata, “Borghesia”, con un testo ancora meravigliosamente romantico e superato – non ci accorgemmo che la piccola borghesia sarebbe rimasta triturata nelle mole della storia insieme al proletariato da cui era nata. Ma ci sono tantissime sue canzoni immortali, specie dall’album “Ho visto anche degli zingari felici”, dove “Piazza bella piazza” celebra le vittime delle stragi fasciste, “La morte di una mosca” il conflitto padre-figlio, e ci sono ballate indimenticabili. Con “La socialdemocrazia” Lolli picchiò a morte il tradimento lamentato dalla gioventù extraparlamentare, con “Michel” scrisse la più bella canzone sull’amicizia maschile che abbiamo mai ascoltato. Insomma: in Italia non si ebbe un’Estate hippie, ma l’autunno, che per tradizione era “caldo” per le lotte dei lavoratori, dura molto più a lungo, molto al di là della morte del capitalismo industriale, e verrà fermato solo dalle illusioni del craxismo (che promise ricchezza ed opulenza per tutti) e lo choc del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro (1978), la cui tragedia impedì alla DC di costruire un grande governo di coalizione con il CI di Berlinguer che, in quel momento storico, avrebbe davvero cambiato la storia d’Italia.

TESTO DI BORGHESIA DI CLAUDIO LOLLI

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Sei contenta se un ladro muore se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all’omelia rinunciando all’osteria
cosi grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell’ipocrisia la tua formula di poesia.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Non sopporti chi fa l’amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore, chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.

Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno ti spazzerà via.

 

 

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Pubblicato il: 17/08/2019 da Skatèna