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Nick Cave e PJ Harvey nell’appassionato duetto amoroso di “Henry Lee”

Nick Cave e PJ Harvey nell’appassionato duetto amoroso di “Henry Lee”

Le canzoni, prima di essere finite, sono come animali selvaggi. Vanno addomesticate

Oggi Nick Cave, il principe delle tenebre della musica rock, compie 68 anni (Warracknabeal, 22 settembre 1957).

Negli anni Ottanta, con le sonorità ruvide e i live set tumultuosi dei Birthday Party prima, e dei Bad Seeds poi, con radici musicali ben affondate nel blues, l’artista australiano ha saputo cantare con  viscerale intensità le ossessioni legate a tematiche quali amore, religione e morte.

Uno dei suoi parti musicali migliori è per me Murder Ballads: era il 20 febbraio 1996 quando Nicola Caverna (così lo chiamava simpaticamente un mio compagno del liceo), assieme ai Bad Seeds, lo diede alle stampe.

Artisti del calibro di Nick Cave ce ne stanno pochi in giro. Ricordo ancora quando ascoltai per la prima volta Tupelo, secondo singolo estratto da Firstborn Is Dead: ero ancora una ragazzina, ma quelle sonorità e quel suo modo di cantare mi sconvolsero e me lo fecero amare all’istante!

Oltre ad essere un grande performer, Cave è stato in grado di scomporre i canoni classici di blues, folk e gospel, per poi ricomporli in un ordine originale, aggiungendovi la vena sperimentale della new wave e  l’oscurità del gothic.

Murder Ballads rispecchia appieno l’anima inquieta di Cave, essendo…

  • … totalmente immerso nell’immaginario feroce di amore e morte di cui trasuda la poetica di Nick. Nove brani in cui la febbre d’amore si trasforma in furia omicida, nove vicende di delitti efferati dove la brama di tenerezza viene esorcizzata con l’annullamento fisico dell’oggetto stesso di quelle attenzioni e dove la spregevole sensazione di diniego viene castigata e sublimata con il soffocamento stesso dell’istinto alla pietà proprio della natura umana. I protagonisti delle Murder Ballads sono bestie mosse dall’odio e dal rancore che si muovono sotto un cielo pesante come il piombo. (Reverendo Lys) 

Il 26 febbraio 1996 venne poi pubblicato Henry Lee, variante della ballata folk tradizionale britannica Young Hunting e secondo singolo estratto da Murder Ballads.

You won’t find a girl in this damn world
That will compare with me

Nel video di Henry Lee, diretto dal fotografo Rocky Schenck (che aveva lavorato anche per la clip di Where the Wild Roses Grow), Cave duetta con PJ Harvey e tra i due si intuisce una forte complicità (all’epoca, infatti, avevano una relazione).

Ero nel mio appartamento a Notting Hill. Mi chiamò e mi disse che tra noi era finita. Mi colse così tanto di sorpresa che stava per cadermi la siringa… 

  • A differenza di “Where the Wild Roses Grow”, che alternava diversi stili e sequenze in rimando al mito di Ofelia, Schenck stavolta optò per la ripresa unica. Il piano-sequenza di Schenck avvolge l’intera performance, con Cave e la Harvey che duettano in maniera appassionata e appassionante tra loro. I due inizialmente sono entrambi seduti, lo sfondo dietro di loro è un mix tra il verde scuro e il nero che esalta la sensazione di malinconia trasmessa dal testo della canzone, quasi si trattasse di un macabro racconto gotico. Il linguaggio dei loro corpi parla chiaro: entrambi provano un’attrazione reciproca fortissima, con questa resa ancor più evidente dal ritmo con cui le loro mani si toccano, le loro guance si sfiorano e le loro bocche si trattengono dal bacio – che arriverà solamente all’ultimo secondo. (Fonte: Sentire Ascoltare)

Immagine in evidenza da https://www.flickr.com/photos/sammich/9208406069


 

Pubblicato il: 22/09/2025 da Skatèna