New Order: compie 40 anni “Movement”, il loro album/manifesto futurista
New Order: compie 40 anni “Movement”, il loro album/manifesto futurista
Oh, I’ll break them down, no mercy shown Heaven knows, it’s got to be this time
di Karol Lapadula
Il 13 novembre 1981 i New Order, nati dalle ceneri dei Joy Division, davano alle stampe il loro primo album Movement (Factory Records):
Movement seguì la pubblicazione del materiale originariamente concepito per essere registrato in studio con Ian Curtis, come per esempio il singolo Ceremony, accompagnato dalla b-side In A Lonely Place.
A proposito della Factory Records…
Il boss della Factory Records Tony Wilson una volta dichiarò che la “confezione” era fondamentale perché per loro tutto il lavoro era sacro. Non per nulla il nome dell’etichetta indipendente di Manchester che fece grande il panorama alternativo inglese, a cavallo degli anni ’70 e ’80, prendeva il nome proprio dalla Factory di Wharol, a sottolineare il peso dato all’immagine del prodotto, curato con la stessa maniacalità del suono. Un posto speciale nella ditta lo occupavano i creativi eper primoil grafico Peter Saville (autore anche del logo). La Factory Records produsse grandi realtà, tra cui spiccano i Joy Division, accompagnati nella loro evoluzione in New Order dopo la tragedia del suicidio di Ian Curtis del 1980. Il design pensato da Saville per il loro Movement marcava ancora la necessità di una coincidenza tra segno e musica, tra confezione e contenuto e c’è chi ha visto la rinascita del gruppo come un passaggio dalla monocromia al colore, a cavallo fra i due decenni. [Fonte: Capital]
La cover del disco è dichiaratamente ispirata al manifesto del 1932 dell’italiano Fortunato Depero, esponente trentino del “secondo futurismo”. Saville fu tanto colpito dal nostro artista che creò una serie di disegni sulla stessa linea grafica anche per i singoli ‘Ceremony’ e ‘Procession’, pubblicati ancora nel 1981.
Rispetto al primo movimento futurista si coglie in Depero una maggiore pulizia, una stilizzazione delle forme e una decisione più netta nelle scelte cromatiche, meno violenta in apparenza ma in realtà già tutta tesa al razionalismo, corrente architettonica connessa al segno fascista. Paragonato agli intenti del poeta Filippo Tommaso Marinetti e al suo manifesto futurista del 1909, l’amore per il progresso risulta qui meno ingenuo e violento, come forse la musica dei New Order doveva perdere di emotività e acquisire in consapevolezza, per farsi forte delle durissime esperienze vissute. Una rielaborazione solida e sicura, che Saville scelse di esibire programmaticamente, adattando l’immagine dettaglio per dettaglio, incluse in orizzontale una ‘F’ per Factory e una ‘L’ che indica il numero romano 50, allusione al numero di catalogo dell’album (FACD50). [Fonte Capital]
Avevo sviluppato una consapevolezza e un interesse per il movimento futurista in quel periodo e ho condiviso questo sentimento col manager Rob Gretton e il gruppo quando erano a Londra a registrare l’album. Ovviamente c’era una sinergia immediata con il titolo proposto e anche l’essenza del loro suono emergente. Ricordo di aver pensato che anche Marinetti avrebbe amato i New Order! (P. Saville)
Per festeggiare i 39 anni di Movement, vi propongo i New Order in concerto a New York 5 giorni dopo la sua pubblicazione:
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