Traccia corrente

Selezioni musicali

RCA - Radio città aperta

Selezioni musicali

Malcolm McLaren, “un situazionista alla corte del punk inglese” che amava anche l’hip hop

Malcolm McLaren, “un situazionista alla corte del punk inglese” che amava anche l’hip hop

«Volevo sperimentare sui Sex Pistols l’esistenzialismo e il situazionismo, i miei grandi amori», ci confessò McLaren nel ’94 quando venne in Italia per promuovere Paris, il suo disco-ode a Camus, Sartre, Vian.

Malcolm McLaren ci ha lasciati l’8 aprile 2010 a causa di un tumore: aveva 64 anni.

Quando si nomina Malcolm McLaren, personaggio eclettico, irriverente, spregiudicato ed innovatore, il fautore della c.d. “great rock’n’roll swindle“, subito vengono in mente i Sex Pistols, di cui fu “creatore”/manager (si definiva il grande pre-ordinatore e pensava di essere stato la sola ragione per cui i Pistols esistevano, ritenendo di aver ispirato tutti i loro pezzi) e la boutique di culto Let It Rock che aveva aperto a King’s Road a Londra assieme alla stilista Vivienne Westwood, sua compagna, frequentata soprattutto da teddy boys e rockettari, e dove la coppia realizzò anche costumi per il teatro e per il cinema.

McLaren nacque il 22 gennaio 1946 a Londra. Nel corso degli anni Sessanta si iscrisse a varie scuole d’arte, venendo espulso da molte di esse prima di lasciare definitivamente gli studi nel 1971. In questo periodo iniziò a disegnare vestiti.

Ispirato dal Situazionismo e dalle tesi di King Mob, che promuoverà il compimento di azioni provocatorie per attuare un cambiamento radicale della società, McLaren ne adottò in seguito le tecniche per favorire l’ascesa di alcune band.

Risale al 1972 il suo viaggio a New York, in occasione di una fiera di abbigliamento, durante il quale incontrò le New York Dolls: per loro progettò un look scoppiettante, fatto di giacche in pelle rossa e simboli dell’allora Unione Sovietica, mentre mutuò lo slogan “Better Red than Dead” (“Meglio rossi che morti”) dai movimenti di protesta americani contro la guerra in Vietnam. Ma quella con le New York Dolls fu un’avventura breve, poiché la band si sciolse di lì a poco.

Quando tornò a Londra, cambiò il nome della boutique Let It Rock in Sex e cominciò a proporre e a vendere abbigliamento sadomaso e le prime iconiche t-shirt strappate. Si ipotizza che quello stile sia stato ispirato da Richard Hell (membro di Television, Voidoids e Heartbreakers) che aveva adottato il look punk (magliette stracciate, spille da balia, ecc…) già in precedenza.

Ed è proprio in quel negozio che McLaren fece la conoscenza con la band degli Strands, che poi sarebbero diventati i suoi Sex Pistols. Il negozio divenne così uno dei fulcri della scena punk inglese.

Il rock non è solo musica. Devi vendere un atteggiamento. Se non ce l’hai, sei come chiunque. Sei una band americana.

Il successo arrivò nel 1977 quando il singolo dei Sex Pistols God Save the Queen, che era stato messo al bando dalla BBC, svettò nelle classifiche durante il Giubileo d’Argento, ovvero il 25esimo anniversario dell’incoronazione della Regina Elisabetta. Per l’occasione McLaren, che era un visionario oltre che un uomo dal grande intuito per gli affari, aveva organizzato un concerto per cui i Sex Pistols avrebbero dovuto esibirsi su un’imbarcazione sul Tamigi davanti al palazzo del Parlamento. Ma la cosa non andò a buon fine, poichè intervenne la polizia a bloccare il tutto e ad arrestare McLaren. Il risultato è che sia lui che i Sex Pistols ne guadagnarono in grande e fruttuosa pubblicità.

Alcuni di voi sicuramente avranno visto il celebre docu-film in stile fiction del 1980 diretto da Julien Temple e intitolato The Great Rock’n’Roll Swindle, dedicato alla storia dei Sex Pistols, ma narrata dal punto di McLaren: di seguito, il trailer.

Gli album pubblicati a suo nome furono fra i primi del genere hip hop pubblicati in Gran Bretagna

Sapevate che McLaren faceva anche musica? Il suo primo album solista risale al 1983, si intitola Duck Rock e con esso esportò nel Vecchio Continente l’hip hop made in Usa.

L’album fonde l’hip hop con registrazioni su nastro di musica etnica proveniente da varie parti del mondo, soprattutto sudamericana e sudafricana. Fra gli ospiti celebri che parteciparono alle sessioni di registrazione vi sono gli Art of Noise, Thomas Dolby e il produttore Trevor Horn.

La copertina di Duck Rock: l’artwork venne realizzato da Keith Haring, Dondi White e Nick Egan.

Di seguito, il videoclip della title-track:

Qui sotto, invece, il videoclip di un altro suo pezzo hip hop del 1982, Buffalo Gals, singolo realizzato assieme al The World’s Famous Supreme Team, sempre facente parte dell’album Duck Rock. La canzone è caratterizzata da un ampio scratching e dalle c.d. “calls from square dancing“. Il videoclip vede in prima linea la Rock Steady Crew.

Il verso “First Buffalo Gal go ‘round the outside” è stato ripreso da Eminem all’ inizio del suo singolo del 2002 “Without Me“, ma cambiando le parole “Two trailer park girls go ‘round the outside“:

Un’ultima chicca: McLaren, da eclettico qual era, abbracciò anche l’elettronica e la lirica con il singolo del 1984 Madame Butterfly, variazione sull’aria dell’opera originale di Giacomo Puccini e contenuto nell’album Fans.


Fonte immagine in evidenza: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Malcolm_mclaren_1992_martyn_goodacre_03.jpg


Pubblicato il: 08/04/2020 da Skatèna