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Compie 18 anni “10,000 Days” dei TOOL, un viaggio progressive metal tra rabbia, psichedelia e dolore

Compie 18 anni “10,000 Days” dei TOOL, un viaggio progressive metal tra rabbia, psichedelia e dolore

You never had a life, but sure saved one

10000 days in the fire is long enough, you’re going home

Il 2 maggio 2006 i criptici ed emblematici TOOL pubblicavano nel Nord America 10,000 Days, il loro quarto album in studio (label: Volcano Entertainment e Tool Disectional). Il 28 aprile 2006 era uscito in Europa, il 29 aprile in Australia, il 1º maggio nel Regno Unito.

La copertina di 10.000 Days dei Tool.

In un’intervista, Alex Gray, autore delle illustrazioni per le copertine di 10.000 Days e Lateralus, ha affermato che molte delle sue opere realizzate per i TOOL sono influenzate dai viaggi psichedelici effettuati sotto DMT, il componente chimico principale dell’ayahuasca.

10.000 Days’s cover is a blazing vision of an infinite grid of Godheads during an ayahuasca journey.(Alex Gray)

Uscito 5 anni dopo il capolavoro Lateralus, 10,000 Days è un disco che si divide tra momenti potenti ed energici, densi di rabbia, e lunghi episodi dolorosi e psichedelici. Le sue 11 tracce di progressive metal costituiscono l’apparato osseo di un’opera d’arte allo stato puro, tanto complessa quanto fuori dagli schemi, dentro cui si fondono alla perfezione poesia ed elementi hardcorepost-coreart rock ed heavy metal.

Il titolo 10,000 Days prende il nome dal periodo orbitale del pianeta Saturno che consiste in 10,759 giorni ed è, secondo Keenan, il periodo necessario per trasformare completamente la tua vita e diventare ciò che sei destinato a diventare.

[…] the time when you are presented the opportunity to transform from whatever your hang-ups were before to let the light of knowledge and experience lighten your load, so to speak, and let go of old patterns and embrace a new life. Chronicle that process, hoping that my gift back would be to share that path and hope that I could help somebody get past that spot. (Keenan)

Ma c’è dell’altro. Perché 10,000 Days è anche e soprattutto un omaggio alla madre di Keenan, Judith Marie Garrison, morta nel 2003 dopo essere rimasta paralizzata per ben 27 anni, ovvero diecimila giorni, a causa di un ictus.

  • L’album parla di dolore, ma da un punto di vista disumano ed alieno, abbastanza distaccato dal dolore stesso da poterne parlare con un cinismo ed una misantropia del tutto fuori dal comune. Questo album è la commemorazione del lutto da parte del cantante per la perdita di sua madre, dopo 27 anni (quasi 10’000 giorni) e come in ogni lutto abbiamo varie fasi del dolore. Alcune track rievocano rabbia, nichilismo mentre altri struggente tristezza. (Rock and Metal in my Blood)
  • “10000 Days”: diecimila giorni per 27 anni di dolore. Un brano incentrato sul profondo rapporto di Keenan con la madre Judith, con la voce sussurra e scandisce i versi intrisi di gratitudine e disperazione. (Onda Rock)
  • “10,000 Days” è il prodotto di un gruppo maturo e consapevole dei propri mezzi. Un’opera ampia e ambiziosa, perfettamente riuscita, che svela nuovi elementi ad ogni ascolto. Una carrellata di emozioni in musica e parole che ben si presta a fare da colonna sonora alle vicende esistenziali più disparate. (Spazio Rock)

Il disco, prodotto dai TOOL per la prima volta, coadiuvati da Joe Evil Barresi, risulta complessivamente più digeribile ed accessibile rispetto ai lavori precedenti, anche se le atmosfere restano cupe e a tratti pinkfloydiane (come le ha amabilmente definite qualcuno), basti ascoltare Wings For Marie (Part 1) e 10,000 Days (Wings Part 2), le due canzoni-tributo alla madre di Keenan.

  • “Wings for Marie/10,000 days”, una suite di diciassette minuti (divisa in due brani per renderla più digeribile), un’ode alla madre, un grido di dolore, l’infinita agonia di una donna che trova le ali per volare nella sua religiosità: musicalmente è un viaggio sonoro allo stato puro. (Rockol)

Le recording sessions dell’album avvennero agli O’Henry Studios di Burbank, California, e presso The Loft e Grandmaster Studio, entrambi ad Hollywood.

Nel numero di giugno 2006 di Guitar World, il chitarrista Adam Jones illustra le tecniche di registrazione dell’album, caratterizzate dall’uso di un pipe bomb microphone (un pickup per chitarra montato all’interno di un cilindro di ottone) e di un talk box guitar solo (presente sulla canzone Jambi).

Formazione

  • Maynard James Keenan – voce
  • Adam Jones – chitarra
  • Justin Chancellor – basso
  • Danny Carey – batteria

Di seguito, tre video riguardanti i tre singoli estratti, VicariousJambi e The Pot:

 

Pubblicato il: 02/05/2024 da Skatèna