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TALKIN'LOUD CON ALESSIO RAMACCIONI e FEDERICA PIETRA

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La Traviata: “guida” all’ascolto e qualche curiosità sul capolavoro di Giuseppe Verdi

La Traviata: “guida” all’ascolto e qualche curiosità sul capolavoro di Giuseppe Verdi

Libiam ne’ lieti calici | che la bellezza infiora, |e la fuggevol ora | s’inebri a voluttà. | Libiam ne’ dolci fremiti | che suscita l’amore, | poiché quell’occhio al core | onnipotente va. | Libiamo, amor fra i calici | più caldi baci avrà. (Alfredo: scena II)

 

di Karol Lapadula

La traviata, opera lirica in tre atti musicata da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, da La Dame aux camelias di Alexandre Dumas figlio, a dispetto del suo debutto disastroso (1853), ebbe in seguito un successo senza pari: nonostante il tema da essa trattato, all’epoca considerato scandaloso, resta ancor oggi una delle opere più amate del compositore emiliano. Argomento scabroso perché La traviata non è altro che un’ode al vizio, trattando una storia “immorale”, come fu definita dalle cronache dell’epoca, e già il titolo è tutto un programma, dato che l’aggettivo “traviato” significa “che è uscito dalla retta via; moralmente guasto, corrotto“.

Per questo articolo ho scelto come immagine in evidenza una foto scattata da Yasuko Kageyama agli inizi di luglio 2018, alle Terme di Caracalla, ove spettacolo inaugurale della stagione operistica estiva del Teatro dell’Opera di Roma é stato l’allestimento de La traviata di Verdi appunto, demandato alla direzione del maestro Yves Abel (Chief Conductor della NordwestDeutsche Philarmonie, in Germania, Ospite Principale come Direttore D’Orchestra della Deutsche Oper Berlin dal 2005 al 2011, nonché fondatore e Direttore Musicale de L’Opéra Francais de New York) ed alla regia di Lorenzo Mariani, il quale ha scelto di ambientare la vicenda negli anni della dolce vita romana, con citazioni cinematografiche tratte dal film culto del 1960 di Fellini. 

Certo La Traviata è un’opera che forse meno di altre si presta ad essere allestita in un grande teatro all’aperto“, e si tenga presente che all’aperto e con l’amplificazione riesce difficile apprezzare appieno, a livello musicale, la percezione timbrica dei suoni.

  • Violetta diviene così una diva del cinema che deve ricevere un premio, assediata costantemente da paparazzi, la sua casa nel primo atto viene trasformata in via Veneto, il secondo atto anziché in campagna è collocato in una imprecisata località marina che sembrerebbe suggerire le mete del divertimento più in voga in quegli anni immortalate dal cinema coevo o forse, chissà, la spiaggia di Capocotta teatro di festini e del triste e mai chiarito delitto Montesi che tanto turbò l’opinione pubblica dell’Italia del dopoguerra. La festa a casa di Flora si svolge all’insegna del più spinto cattivo gusto con la padrona di casa in tenuta sado-maso e con Alfredo e il Barone che si sfidano a carte seduti a terra nonostante i numerosissimi tavolini di cui è riempita la scena (…). L’epilogo infine si svolge tra le rovine della scenografia del primo atto, con i paparazzi schierati a guisa di avvoltoi e con Violetta che riesce a stare molto in piedi e anche a salire per un attimo su una vespa per sognare di lasciare Parigi insieme al suo Alfredo nonostante l’imminenza della morte (…)“. (Francesco Giudiceandrea per GB Opera Magazine).

Roma: “La Traviata” alle Terme di Caracalla

Gli interpreti di quella edizione de La traviata alle Terme di Caracalla sono stati:

Violetta Valéry VALENTINA VARRIALE**
Flora Bervoix  IRIDA DRAGOTI*
Annina  RAFAELA ALBUQUERQUE*
Alfredo Germont GIULIO PELLIGRA tenore
Giorgio Germont  MARCELLO ROSIELLO baritono
Gastone, Visconte di Létorières MURAT CAN GUVEM*
Il Barone Douphol ROBERTO ACCURSO
Il marchese D’Obigny DOMENICO COLAIANNI
Il Dottor Grenvil GRAZIANO DALLAVALLE
** diplomata progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra,Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

Per chi non conoscesse La Traviata, ecco per voi, nell’ordine:

1. un video che introduce all’ascolto della stessa

2. la trama dell’opera

3. qualche curiosità

TRAMA

Per la trama dell’opera mi sono servita delle innumerevoli informazioni presenti sul sito

♪♫ Sempre libera, che tratta appunto le più famose arie dell’opera lirica.

Atto I

Violetta Valery è una giovane cortigiana parigina, dedita al lusso e ai piaceri; il suo protettore, il barone Douphol, non le fa mancare nulla. La vita che conduce, però, non giova alla sua salute; è infatti ammalata di tisi. Una sera, per dimenticare la malattia che la affligge, invita i suoi amici a cena. Durante la serata Gastone le presenta il suo amico Alfredo Germont, un giovane di buona famiglia che si è innamorato di lei. Dopo aver brindato allegramente (Libiamo ne’ lieti calici), la compagnia si trasferisce nella sala da ballo.

Nel video che segue, vi e’ la scena del brindisi. Ne La Traviata c’è uno dei più celebri brindisi della storia della lirica. La parola brindisi deriva dall’espressione tedesca “bring dir’s”, che significa “offro a te” ed è un escamotage musicale per invitare gli altri personaggi sulla scena a cantare.

In questo video, Anna Moffo,che è stata un soprano e attrice statunitense, e il tenore italiano Franco Bonisolli nel film ‘La traviata’ di Mario Lanfranchi (1968).

[Atto I, scena 2]
Violetta sta tenendo una festa nella sua casa a Parigi; ad un certo punto lei e i suoi ospiti invitano Alfredo ad improvvisare un brindisi che inneggi alle gioie del vino, dell’amore e del piacere, ed egli intona questo celebre brindisi in tempo di valzer, a cui si uniscono Violetta e gli altri invitati. In questo clima festoso già è evidente l’amore che sta nascendo tra Violetta e Alfredo.

LIBIAMO NE’ LIETI CALICI
Testo

ALFREDO

Libiamo, libiamo ne’ lieti calici,
che la bellezza infiora;
e la fuggevol fuggevol’ora
s’inebrii a voluttà.
Libiam ne’ dolci fremiti
che suscita l’amore,
poiché quell’occhio al core
Onnipotente va.
Libiamo, amore; amor fra i calici
più caldi baci avrà.

TUTTI

Ah! Libiam, amor fra i calici
Più caldi baci avrà.

VIOLETTA

Tra voi, tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo;
tutto è follia follia nel mondo
Ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell’amore;
è un fior che nasce e muore,
né più si può goder.
Godiam c’invita c’invita un fervido
accento lusighier.

TUTTI

Ah! Godiamo, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso,
in questo in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.

VIOLETTA

La vita è nel tripudio…

ALFREDO

Quando non s’ami ancora…

VIOLETTA

Nol dite a chi l’ignora.

ALFREDO

È il mio destin così…

TUTTI

Ah! Godiamo, la tazza e il cantico
la notte abbella e il riso,
in questo in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.

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Violetta ha un mancamento e si attarda qualche secondo; Alfredo le raccomanda di badare di più alla sua salute, e le confessa di amarla da quando lei gli è apparsa Un dì felice, eterea.

Video pubblicato nel 2014 sul canale youtube dell' Opéra national de Paris
Interpreti
Violetta Valery : Ermonela Jaho Francesco Meli : Alfredo Germont Stage direction : Benoît Jacquot
[Atto I, scena 3]
Mentre tutti gli altri invitati vanno a danzare, Violetta, colta da un improvviso mancamento, si ferma a riposare qualche istante. Alfredo, che le è rimasto vicino, le raccomanda di badare di più alla propria salute, e coglie l’occasione per dichiararle il suo amore. Ricorda il giorno in cui Violetta gli è apparsa (Un dì felice, eterea). Ma Violetta vuole allontanare l’amore, un sentimento che una cortigiana non si può permettere; perciò dice ad Alfredo di potergli offrire soltanto amicizia.

UN DÌ FELICE, ETEREA
Testo

ALFREDO

Un dì felice, eterea,
mi balenaste innante,
e da quel dì, tremante,
vissi d’ignoto amor.
Di quell’amor ch’è palpito
dell’universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.

VIOLETTA

Ah, se ciò è ver, fuggitemi,
solo amistade io v’offro:
amar non so, né soffro
un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
altra cercar dovete;
non arduo troverete
dimenticarmi allor.

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Violetta è sorpresa, dubita di poter corrispondere a questo sentimento; tuttavia non nega la sua amicizia al giovane; gli dona una camelia e gli dice di presentarsi da lei il giorno dopo, quando il fiore sarà appassito. Alfredo se ne va felice. Quando finisce la festa e Violetta rimane sola, ripensa alle parole di Alfredo e si chiede se anche per lei esista la possibilità di innamorarsi e cambiare vita; ma si risponde di no: tutto quello che può fare è vivere Sempre libera e dedicarsi al piacere. Tuttavia la voce dell’amore rieccheggia nei suoi pensieri, anche se lei la vuole respingere.

[Atto I, scena 5]

Violetta Valéry, Parigi, salotto in casa di Violetta.  Violetta sente che si sta innamorando di Alfredo, ma decide di mettere a tacere questo sentimento, perché incompatibile con la sua vita di cortigiana: quello che può fare è rimanere ‘sempre libera’ e ‘gioire’.

SEMPRE LIBERA
Testo

VIOLETTA

Follie! Follie! Delirio vano è questo!
Povera donna, sola, abbandonata
In questo popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?
Che far degg’io?
Gioire!
Di voluttà ne’ vortici perir!
Gioir!

Sempre libera degg’io
Folleggiare di gioia in gioia,
Vo’ che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer.
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne’ ritrovi,
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.

ALFREDO

Amor è palpito …

VIOLETTA

Oh!

ALFREDO

… dell’universo intero,…

VIOLETTA

Oh! Amore!

ALFREDO

Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.

VIOLETTA

Follie! Follie!
Gioir!
Sempre libera degg’io
Folleggiare di gioia in gioia,
Vo’ che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer.
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne’ ritrovi,
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.

Atto II

Violetta e Alfredo si sono trasferiti nella casa di campagna di Violetta, lontano da Parigi. Qui vivono un’esistenza tranquilla, felici e innamorati. Violetta ha ormai cambiato vita per amore di Alfredo, e a lui sembra di toccare il cielo con un dito per la felicità (De’ miei bollenti spiriti).

Plácido Domingo, Tenor La Traviata, Act 2, "Lunge da lei" - "De' miei bollenti spiriti" Bavarian State Orchestra, Orchestra Carlos Kleiber, Conductor

[Atto II, scena 1]
Violetta ha abbandonato la vita da cortigiana, ha lasciato Parigi e ora vive nella sua casa di campagna, insieme ad Alfredo. Alfredo è appena tornato da una battuta di caccia e in questa famosa aria esprime il suo amore per Violetta, e la felicità che lei gli ha saputo dare rinunciando alla mondanità per vivere con lui.

DE’ MIEI BOLLENTI SPIRITI
Testo

ALFREDO

Lunge da lei per me non v’ha diletto!
Volaron già tre lune
Dacché la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, onori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Tutto scorda per me. Qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d’amor rigenerato
Scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.

De’ miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell’amore!
Dal dì che disse: vivere
Io voglio a te fedel,
Dell’universo immemore
Io vivo quasi in ciel.

/////////////////////////////////////////////////////////////////

Tuttavia Violetta, per far fronte alle spese, deve vendere i suoi averi; quando lo scopre, Alfredo si vergogna e decide di partire per Parigi per onorare i debiti. Durante la sua assenza suo padre, Giorgio Germont, arriva in casa di Violetta e la accusa di dilapidare le sostanze del figlio. Violetta gli dimostra che non è così, e che è stata lei a provvedere alle spese vendendo i suoi averi. Germont capisce che Violetta prova dei sentimenti sinceri per il figlio, e che ormai ha cambiato vita. Tuttavia le chiede di fare un sacrificio: lasciare Alfredo per sempre, perché quel legame non è socialmente ammissibile; se continuano a vivere sotto lo stesso tetto, il matrimonio della sorella di Alfredo non si potrà celebrare; Violetta dovrà fare un sacrificio per questa giovane Pura siccome un angelo e per il bene di tutta la famiglia. Violetta è sconvolta all’idea di doversi separare per sempre da Alfredo, ma alla fine il vecchio genitore la convince. Violetta scrive una lettera in cui dice ad Alfredo di avere nostalgia della sua vita di prima e di aver deciso di tornare a Parigi; pur sapendo di attirarsene la rabbia e il disprezzo, per amore di Alfredo è pronta a compiere qualsiasi sacrificio.

https://www.youtube.com/watch?v=oD4bOueOejA

Angela Gheorghiu, Leo Nucci, Royal Opera House, Convent Garden, Dezember 1994, Conductor: Sir Georg Solti
[Atto II, scena 5]

Germont (baritono), il padre di Alfredo, spiega a Violetta che ha una figlia ‘pura come un angelo’, il cui fidanzamento rischia di rompersi proprio per colpa del legame poco rispettabile che unisce Alfredo a Violetta. Perciò le chiede, in nome del bene della famiglia, di fare un sacrificio: lasciare Alfredo; non temporaneamente, ma per sempre. Violetta è sconvolta da una simile prospettiva, cerca di opporsi, ma Germont riesce a convincerla che questa è la cosa giusta da fare.

PURA SICCOME UN ANGELO
Testo

GERMONT

Pura siccome un angelo
Iddio mi diè una figlia;
se Alfredo nega riedere
in seno alla famiglia,
l’amato e amante giovane,
cui sposa andar dovea,
or si ricusa al vincolo
che lieti ne rendea.
Deh, non mutate in triboli
le rose dell’amor!
Ai preghi miei resistere
non voglia il vostro cor.

VIOLETTA

Ah, comprendo,
dovrò per alcun tempo
da Alfredo allontanarmi…
Doloroso fora per me… Pur…

GERMONT

Non è ciò che chiedo.

VIOLETTA

Cielo! Che più cercate?
Offersi assai!

GERMONT

Pur non basta.

VIOLETTA

Volete che per sempre a lui rinunzi?

GERMONT

È d’uopo!

VIOLETTA

Ah no! Giammai!
Non sapete quale affetto
vivo, immenso m’arda in petto?
Che né amici, né parenti
io non conto tra i viventi?
E che Alfredo m’ha giurato
che in lui tutto io troverò?
Non sapete che colpita
d’altro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?
Ch’io mi separi da Alfredo?
Ah, il supplizio è sì spietato,
che morir preferirò!

GERMONT

È grave il sacrifizio,
ma pur tranquilla uditemi.
Bella voi siete e giovane.
Col tempo…

VIOLETTA

Ah, più non dite…
V’intendo.
M’è impossibile…
Lui solo amar vogl’io!

GERMONT

Sia pure, ma volubile
sovente è l’uom.

VIOLETTA

Gran Dio!

GERMONT

Un dì, quando le veneri
il tempo avrà fugate,
fia presto il tedio a sorgere.
Che sarà allor? Pensate,
per voi non avran balsamo
i più soavi affetti,
poiché dal ciel non furono
tai nodi benedetti.

VIOLETTA

È vero!

GERMONT

Ah, dunque sperdasi
tal sogno seduttore.
Siate di mia famiglia
l’angiol consolatore!
Violetta, deh, pensateci,
ne siete in tempo ancor.
È Dio che ispira, o giovine,
tai detti a un genitor.

VIOLETTA

Così alla misera,
ch’è un dì caduta,
di più risorgere
speranza è muta!
Se pur beneficio
le indulga Iddio,
l’uomo implacabile
per lei sarà.

//////////////////////////////////////////////////

Alfredo torna in casa proprio in quel momento, e si accorge che qualcosa di grave dev’essere successo. Ma Violetta nasconde le lacrime, dissimula la sua tristezza e si allontana da lui supplicandolo di amarla quanto lei lo ama (Amami, Alfredo!).

L’interpretazione del soprano del Kazakistan Elena Kelessidi e del  tenore, percussionista e produttore discografico italiano Stefano Secco

[Atto II, scena 2]
Il padre di Alfredo ha persuaso Violetta a lasciare Alfredo per sempre, per non compromettere il matrimonio della sorella di lui. Alfredo rientra improvvisamente e sorprende Violetta intenta a scrivere una lettera; intuisce che deve essere successo qualcosa di grave; ma Violetta dissimula la sua disperazione e cerca di rassicurarlo. Prima di salire in carrozza, si congeda da lui con un ultimo canto di addio e di amore (‘Amami, Alfredo!’).

AMAMI, ALFREDO
Testo

ALFREDO

Che fai?

VIOLETTA

Nulla!

ALFREDO

Scrivevi?

VIOLETTA

Sì… no!

ALFREDO

Qual turbamento! a chi scrivevi?

VIOLETTA

A te!

ALFREDO

Dammi quel foglio.

VIOLETTA

No, per ora.

ALFREDO

Mi perdona, son io preoccupato.

VIOLETTA

Che fu?

ALFREDO

Giunse mio padre…

VIOLETTA

Lo vedesti?

ALFREDO

Ah no, severo scritto mi lasciava
Però l’attendo, t’amerà in vederti.

VIOLETTA

Ch’ei qui non mi sorprenda:
Lascia che m’allontani; tu lo calma.
Ai piedi suoi mi getterò, divisi
Ei più non ne vorrà; sarem felici,
Perché tu m’ami, Alfredo, non è vero?

ALFREDO

O, quanto! Perché piangi?

VIOLETTA

Di lagrime avea d’uopo, or son tranquilla
Lo vedi? ti sorrido… lo vedi?
Or sono tranquilla, ti sorrido!
Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre.
Sempre, sempre presso a te!
Amami, Alfredo,
Quant’io t’amo!
Addio!

//////////////////////////////////////

Dopo aver letto il contenuto della lettera, Alfredo è fuori di sé dalla rabbia. Suo padre, che non si è allontanato, rientra in casa per consolarlo e per cercare di convincerlo a tornare a casa con lui, in Provenza, in seno alla sua famiglia (Di Provenza il mar, il suol). Ma Alfredo non lo sta nemmeno a sentire, tanto è deluso e furente. Venuto a sapere che Violetta si recherà quella sera stessa alla festa della sua amica Flora a Parigi, decide di raggiungerla lì.

In questo video YouTube, vediamo l’interpretazione del baritono italiano Renato Bruson

[Atto II, scena 8]
Alfredo ha letto la lettera d’addio di Violetta ed è fuori di sé dalla rabbia. Suo padre Germont cerca di placarlo, di convincerlo a ritornare in seno alla famiglia: gli ricorda i luoghi natii e la loro casa in Provenza, dove un tempo fu felice.

DI PROVENZA IL MAR, IL SUOL
Testo

GERMONT

Di Provenza il mar, il suol
chi dal cor ti cancellò?
Al natio fulgente sol
qual destino ti furò?
Oh, rammenta pur nel duol
ch’ivi gioia a te brillò;
E che pace colà sol
su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah! il tuo vecchio genitor
tu non sai quanto soffrì!
Te lontano, di squallor
il suo tetto si coprì.
Ma se alfin ti trovo ancor,
se in me speme non fallì,
Se la voce dell’onor
in te appien non ammutì,
Dio m’esaudì!

////////////////////////////////////

Alfredo arriva alla festa di Flora; gli invitati si preparano a passare il tempo tra danze e divertimenti; alcune dame son vestite da zingarelle, alcuni signori da mattatori (Noi siamo zingarelle, È Piquillo un bel gagliardo).

Il coro delle zingarelle dal min. 1:20

[Atto II, scena 10]
A casa di Flora è in programma una festa in maschera: alcune dame arrivano vestite da zingarelle; si mettono a danzare,  a suonare i tamburelli e a leggere la mano ai padroni di casa. Arrivano poi alcuni signori vestiti da mattadori; raccontano la storia di Piquillo, un toreador che per conquistare la sua bella ha ucciso ben cinque tori nell’arena. La musica ben si accorda con le atmosfere esotiche, i balletti vivaci e i costumi sgargianti dei personaggi.

Noi siamo zingarelle
Testo

ZINGARE

Noi siamo zingarelle
venute da lontano;
d’ognuno sulla mano
leggiamo l’avvenir.
Se consultiam le stelle
null’avvi a noi d’oscuro,
e i casi del futuro
possiamo altrui predir.

Vediamo! Voi, signora,
rivali alquante avete.

Marchese, voi non siete
model di fedeltà.

FLORA

Fate il galante ancora?
Ben, vo’ me la paghiate!

MARCHESE

Che diamin vi pensate?
L’accusa è falsità!

FLORA

La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio.
Marchese mio, giudizio,
o vi farò pentir!

TUTTI

Su via, si stenda un velo
sui fatti del passato;
già quel ch’è stato è stato,
badate/badiamo all’avvenir.

——–

GASTONE E MATTADORI

Di Madride noi siam mattadori,
siamo i prodi del circo de’ tori,
testè giunti a godere del chiasso
che a Parigi si fa pel bue grasso;
è una storia, se udire vorrete,
quali amanti noi siamo saprete.

GLI ALTRI

Sì, sì, bravi, narrate, narrate!
Con piacere l’udremo!

GASTONE E MATTADORI

Ascoltate.
È Piquillo un bel gagliardo
biscaglino mattador:
forte il braccio, fiero il guardo,
delle giostre egli è signor.
D’andalusa giovinetta
follemente innamorò;
ma la bella ritrosetta
così al giovane parlò:
cinque tori in un sol giorno
vo’ vederti ad atterrar;
e, se vinci, al tuo ritorno
mano e cor ti vo’ donar.
Sì, gli disse, e il mattadore
alle giostre mosse il piè;
cinque tori, vincitore
sull’arena egli stendè.

GLI ALTRI

Bravo, bravo il mattadore,
ben gagliardo si mostrò,
se alla giovane l’amore
in tal guisa egli provò.

GASTONE E MATTADORI

Poi, tra plausi, ritornato
alla bella del suo cor,
colse il premio desiato
tra le braccia dell’amor.

GLI ALTRI

Con tai prove i mattadori
san le belle conquistar!

GASTONE E MATTADORI

Ma qui son più miti i cori;
a noi basta folleggiar!

TUTTI

Sì, sì, allegri, or pria tentiamo
della sorte il vario umor;
la palestra dischiudiamo
agli audaci giuocator.

Violetta arriva accompagnata dal barone Douphol. Alfredo lo vince al gioco e incassa una grossa somma di denaro. Violetta lo chiama e lo supplica di andarsene: gli dice di essere innamorata del barone. Alfredo, ancora più arrabbiato, fa una scenata e le getta i soldi ai piedi, chiamando tutti a testimonio che lui l’ha pagata. Violetta sviene. Tutti gli invitati condannano questo gesto, anche suo padre, che nel frattempo li ha raggiunti alla festa. Violetta perdona Alfredo perché lui non può capire che lei si sta comportando così proprio perché lo ama (Alfredo, Alfredo, di questo core).

Anna Netrebko, un soprano russa naturalizzato austriaca, canta al Mariyinski Theater di St. Petersburg.

[Atto II, scena 7]
Violetta è a Parigi, alla festa della sua amica Flora, insieme al barone Douphol. Alfredo l’ha umiliata e insultata, cieco di rabbia per quello che considera un vile tradimento. Non sa che Violetta ha agito così proprio per amor suo, anche sapendo di attirarsi il suo disprezzo. In questa scena Violetta, non udita da Alfredo, esprime il senso del suo sacrificio; un giorno anche Alfredo saprà quanto lo abbia amato, e allora avrà rimorso delle sue azioni; ma a quel punto lei sarà già morta, e tuttavia lo amerà ancora.

ALFREDO, ALFREDO,
DI QUESTO CORE
Testo

VIOLETTA

Alfredo, Alfredo, di questo core
Non puoi comprendere tutto l’amore;
Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo – provato io l’ho!
Ma verrà giorno in che il saprai,
Com’io t’amassi confesserai.
Dio dai rimorsi ti salvi allora;
Io spenta ancora – pur t’amerò.

Atto III

Violetta giace a letto, ormai gravemente malata e sente che ormai le resta poco da vivere: dice addio a bei sogni del passato e invoca il perdono di Dio (Addio del passato).

L'indimenticabile interpretazione di Maria Callas live al Teatro alla Scala e la successiva incisione dell'aria "Addio del passato" da La Traviata di Giuseppe Verdi

[Atto III, scena 4]
Violetta, gravemente malata di tisi, sente che la sua fine è ormai vicina. Sta aspettando freneticamente che Alfredo vada da lei prima che sia troppo tardi. Il suo canto è una sorta di danza della morte: la speranza è morta, non resta che dire addio ai bei sogni del passato; il destino si è fatto beffe di lei.

ADDIO DEL PASSATO
Testo

VIOLETTA

Ma il dottore a sperar pure m’esorta!
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta.

Addio del passato bei sogni ridenti,
le rose del volto già sono pallenti;
l’amore d’Alfredo perfino mi manca,
conforto, sostegno dell’ anima stanca.
Ah, della traviata sorridi al desìo,
a lei, deh perdona, tu accoglila,o Dio!

Ah! tutto, tutto finì, or tutto, tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine;
la tomba ai mortali di tutto è confine!
Non lacrima o fiore avrà la mia fossa,
non croce col nome che copra quest’ossa!
Ah della traviata sorridi al desìo,
a lei, deh perdona, tu accoglila,o Dio!
Ah! tutto, tutto finì, or tutto, tutto finì.

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Giorgio Germont le ha scritto una lettera in cui le spiega che ha detto tutta la verità ad Alfredo: lo ha messo al corrente del sacrificio che lei ha fatto, e ora lui sta tornando a Parigi per chiederle perdono. Violetta si logora nell’attesa, il tempo sembra non passare mai. Infine Alfredo arriva, e nel rivederlo sente rinascere la speranza (Parigi, o cara).

Il duetto interpretato da Roberto Alagna, tenore francese con cittadinanza italiana, e il soprano italiano Tiziana Fabbricini (1992)

[Atto III, scena 5]
Alfredo finalmente raggiunge Violetta; i due innamorati che il destino ha diviso possono riabbracciarsi e sperare di ricominciare la loro vita insieme proprio da dove è stata interrotta: lasciare Parigi, tornare in campagna, dove la salute di Violetta rifiorirà. Speranza vana, perché ormai la malattia è a uno stadio troppo avanzato per sperare in una guarigione.

PARIGI, O CARA
Testo

ALFREDO

Parigi, o cara, noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
la tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.

VIOLETTA

Parigi, o caro, noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo.
De’ corsi affanni compenso avrai,
la mia salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.

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Violetta vorrebbe andare in Chiesa a ringraziare Dio, ma sviene; si rende conto che ormai sta morendo, proprio adesso che più che mai vorrebbe vivere (Gran Dio, morir sì giovane).

Il soprano statunitense Renée Fleming interpreta Violetta, il tenore messicano naturalizzato francese Rolando Villázon interpreta Alfredo nel duetto "Ah Non Piú... Gran Dio! Morir Si Giovine" from La Traviata by Verdi. Conductor James Conlon, Los Angeles Opera, 2006

[Atto III, scena 6]
Violetta, ora che ha riabbracciato Alfredo, vuole andare in Chiesa a ringraziare Dio del suo ritorno; ma si sente mancare, la malattia l’ha indebolita troppo. Ora si rende conto che sta morendo: proprio ora che vorrebbe più che mai vivere; ennesima beffa del destino.

GRAN DIO! MORIR
SÌ GIOVANE
Testo

VIOLETTA

Ah, non più!
A un tempio, Alfredo, andiamo,
del tuo ritorno grazie rendiamo.

ALFREDO

Tu impallidisci!

VIOLETTA

È nulla, sai!
Gioia improvvisa non entra mai
senza turbarlo in mesto core.

ALFREDO

Gran Dio! Violetta!

VIOLETTA

È il mio malore.
Fu debolezza! Ora son forte.
Vedi? sorrido.

ALFREDO

Ahi, cruda sorte!

VIOLETTA

Fu nulla. Annina, dammi a vestire.

ALFREDO

Adesso? Attendi.

VIOLETTA

No, voglio uscire.

Gran Dio! non posso!

ALFREDO

Cielo! che vedo!
(ad Annina)
Va pel dottor.

VIOLETTA

(ad Annina)
Digli che Alfredo
è ritornato all’amor mio.
Digli che vivere ancor vogl’io.

(ad Alfredo)
Ma se tornando non m’hai salvato,
a niuno in terra salvarmi è dato.

Gran Dio! morir sì giovane,
io che penato ho tanto!
Morir sì presso a tergere
il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
la cruda mia speranza;
invano di costanza
armato avrò il mio cor!

Alfredo! Oh, il crudo termine
serbato al nostro amor!

ALFREDO

Oh mio sospiro, oh palpito,
diletto del cor mio!
Le mie colle tue lagrime
confondere degg’io.
Ma più che mai, deh, credilo,
m’è d’uopo di costanza,
Ah! tutto alla speranza
non chiudere il tuo cor.

Violetta mia, deh, calmati,
m’uccide il tuo dolor.

Anche il padre di Alfredo, pentito di quello che ha fatto, fa in tempo a chiederle perdono prima che si spenga.

 

La Traviata è l’opera più rappresentata in assoluto e a ogni latitudine, come una semplice ricerca su Operabase evidenzia.

Ecco qualche curiosità:

1) L’opera debuttò alla Fenice di Venezia il 6 marzo 1853. Il soprano che per primo impersonò la protagonista Violetta Valéry, fu Fanny Salvini Donatelli.

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Manifesto originale della prima assoluta.

2) La prima rappresentazione fu un disastro, tanto che Verdi, reduce dal grande successo del 1851 con “Rigoletto”, scrisse così al direttore d’orchestra Angelo Mariani: La Traviata ha fatto un fiascone e peggio, hanno riso. Eppure, che vuoi? Non ne sono turbato. Ho torto io o hanno torto loro. Per me credo che l’ultima parola sulla Traviata non sia quella d’ieri sera.

3) L’opera avrebbe dovuto intitolarsi Amore e morte, ma l’ufficio censura veneziano chiese che il titolo fosse cambiato.

4) Il libretto è tratto dal dramma La Signore delle camelie, di A. Dumas figlio. Nel lavoro di Dumas la figura della protagonista,  Margherita Gautier, è ispirata a una cortigiana parigina realmente esistita, di nome Alphonsine Duplessis. Dumas stesso la descrive così: “Era alta, esilissima, i capelli scuri e la carnagione rosea e bianca. Aveva la testa piccola e gli occhi lunghi e obliqui come quelli di una giapponese, ma vivaci e attenti.” La Duplessis morì nel 1847, a soli 23 anni, di tisi. Questa malattia fu protagonista anche de “La bohème” di Verdi e caratterizzò l’immaginario collettivo del diciannovesimo secolo: il 25% dei decessi in Europa era causato proprio dalla tisi.

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Marie Duplessis, pseudonimo di Alphonsine Rose Plessis, divenuta poi la contessa di Perrégaux (Nonant-le-Pin, 15 gennaio 1824 – Parigi, 3 febbraio 1847), è stata una celebre figura di cortigiana che ha ispirato numerose opere letterarie, teatrali e cinematografiche.

5) Dopo il “fiascone” della prima Verdi rimaneggiò qualche passo, e il 6 maggio 1854, ancora a Venezia, il soprano Maria Spezia donò alla creatura verdiana l’immortalità.

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Maria Spezia Aldighieri è stata un soprano italiano, attiva dal 1849 al 1870, particolarmente apprezzata per le sue recite nelle opere verdiane. Fu uno dei suoi meriti il successo nella parte di Violetta nella Traviata che debuttò al Teatro San Benedetto di Venezia il 6 maggio 1854, dopo l’insuccesso della prima alla Fenice, il 6 marzo 1853.

6) Ricordate Pretty Woman? La Traviata è l’opera scelta da Edward Lewis per regalare alla moderna “cortigiana” Vivian Ward una notte indimenticabile nel film. Il parallelo fra Violetta che si innamora di uno dei suoi clienti e la sua vita, fa commuovere il personaggio interpretato da Julia Roberts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il: 09/10/2020 da Skatèna