Hardcore, estetica gabber e Air Max BW: quando musica e stile resistono nel tempo
[Sono stata sempre attratta e affascinata dal variopinto mondo delle subculture giovanili, e quando posso cerco di informarmi per meglio comprenderle.]
Di musica gabber ne ho parlato ampiamente in un articolo scritto per il sito di Radio Città Aperta nel 2019 e che potete leggere QUI.
Scrivevo all’epoca che alle origini della gabber c’è l’hardcore, genere che erroneamente si pensa sia nato a in Olanda negli anni Novanta, avendo avuto genesi, in realtà, in Germania.
La prima traccia hardcore per antonomasia, infatti, è stata incisa nel 1989 e pubblicata nel 1990: si tratta della mitica We Have Arrived prodotta dal DJ e producer tedesco Marc Trauner (aka Marc Acardipane aka The Movere aka Pilldriver – se fate un giro su Discogs, scoprirete che quelli che vi ho appena elencato sono solo una minima parte dei suoi nickname) sotto lo pseudonimo di Mescalinum United.
La techno hardcore, che è un genere derivato dalla techno, è caratterizzata da una ritmica ossessiva, imperniata sull’utilizzo di una drum machine con un distorsore in grado di generare un’onda quadra con pitch decrescente. L’hardcore primordiale, detta anche early hardcore o oldschool hardcore, si attestava in realtà su una velocità di poco più di 130 bpm ed era molto più lenta e morbida di quella attuale, che parte da circa 175 bpm, fino ad arrivare ad oltre 200 bpm. Ma al di là dei tecnicismi, è interessante osservare come la techno hardcore debba i suoi natali a una coincidenza di fattori socio-culturali che, trovatisi a coesistere in un particolare momento storico, ne permisero sviluppo e ascesa.
Fu nel momento in cui l’EBM incontrò il new beat e l’acid house, che la tavola fu apparecchiata in quanto ci furono tutti gli ingredienti per l’arrivo dell’hardcore.
Il termine hardcore techno venne utilizzato per la prima volta da gruppi EBM come GRUMH …, Pankow e Leæther Strip alla fine degli anni Ottanta, sebbene la loro musica non abbia nulla a che vedere con l’hardcore in senso stretto.
Il Sucking Energy (Hard Core Mix) dei GRUMH…, pubblicato nel 1985, è stato il primo brano a utilizzare il termine hardcore all’interno di un contesto EBM.
Ma dove e quando nacque veramente il genere hardcore?
Quanto al dove, esiste una doppia teoria: alcuni sostengono in Germania, altri in Olanda.
Ebbene, entrambi i punti di vista sono fondati, a patto che si specifichi di quale tipo di hardcore si stia parlando: nella terra dei tulipani è effettivamente nata quella che oggi è definita main style hardcore, ovvero l’hardcore “moderna”, mentre l’origine di tutto ciò che ha a che fare con l’hardcore in senso ampio è indiscutibilmente la Germania.
E infatti il primo pezzo hardcore della storia è ritenuto quel We Have Arrived del teutonico Marc Trauner di cui supra. Il dj-producer tedesco, nel frattempo, fondò a Francoforte sul Meno – questa volta sotto lo pseudonimo Acardipane e affiancato da un altro nome molto noto nella scena, Thorsten Lambart (alias Don Demon/Slam Burt), la Planet Core Productions (PCP), un’etichetta discografica esistita dal 1989 al 1997, la cui sesta uscita (PCP 006) è appunto We Have Arrived. La Planet Core Productions in cinque anni sfornò circa 500 brani e contribuì a rendere popolare una forma di hardcore lenta, pesante, minimale e molto oscura: la darkcore o doomcore.
Fu così che il nuovo genere arrivò in Olanda diffuso da piccole radio pirata che trasmettevano i pochi pezzi disponibili in commercio: il primo disco hardcore olandese, pubblicato dalla Rotterdam Records, arrivò nel 1992. L’album, dal titolo Amsterdam Waar Lech Dat Dan?, che tradotto vuol dire “Dove sta Amsterdam?”, è attribuito agli Euromasters, progetto che comprende, tra gli altri, due volti importanti della scena hardcore dutch: Paul Elstak e Rob Fabrie.
Sulla copertina del disco, sulla sinistra, è illustrato uno dei più famosi monumenti di Rotterdam, la torre Euromast: essa ha sembianze antropomorfiche mentre urina, ubriaca, su Amsterdam. Questo stesso simbolo è stato utilizzato come logo del Parkzicht (il famoso club di Rotterdam dove è stata proposta per la prima volta l’hardcore nei Paesi Bassi).
Questo disco è la prova della contrapposizione che c’era ed è tuttora esistente tra Rotterdam e Amsterdam.
- In Olanda, spesso l’importanza e la centralità di Amsterdam ha surclassato le altre città del Paese, nascondendo le reali potenzialità e tradizioni di ognuna di esse. Il movimento Gabber nasce proprio da un senso di ribellione verso la capitale olandese, all’epoca luogo di un’importante scena techno-house e per i cittadini di Rotterdam “troppo pretenziosa e snob”. [Alessandro Ranieri – The Magazine]
Per Francesco Birsa Alessandri, che ha scritto su Vice un articolo dal titolo “L’eleganza del gabber”, l’hardcore, come quasi tutti i generi di musica dance iperveloce, si sono accompagnati spesso a una voglia di giocare con il caos, di…
- ….ficcare nel calderone ritagli sonori e soluzioni di tutti i tipi: tuffarsi nell’hardcore vuol dire da sempre entrare in un territorio intenso, che sovente confina con tutti gli eventuali mostri sonori della non-musica (tipo quelli raccontati da Riccardo Balli nel suo Frankenstein Goes To Holocaust), e contemporaneamente riesce ancora a muovere masse abbastanza grosse di appassionati. Dalla metà anni Novanta che hardcore, techno, breakcore e derivati sono relegati nello stesso spazio snobistico in cui sono stati posizionati tutti i formati più kitsch, accantonati in spazi che li tengono separati tanto dal corso ufficiale della musica elettronica quanto da un underground che, per quanto vasto e diversificato, si riconosce come un continuum artisticamente integro.
A livello europeo, la fetta dello spettro hardcore occupata dalla cultura gabber è rimasta in un angolo dell’ultra-underground, ad eccezione dell’Olanda (Rotterdam) che le ha dato i natali, ove è diventata mainstream e ha visto svilupparsi attorno a sé una vera e propria industria.
- Ovviamente, con gli anni, entrambi i fronti hanno perso sia la genuinità che l’urgenza innovatrice di una volta. Allo stesso tempo, il dancefloor più sperimentale ha dimenticato per un sacco di anni il genere di energia radicale e di eccitazione portato dal pestare duro e veloce. [Francesco Birsa Alessandri su Vice]
Ma veniamo all’ESTETICA GABBER
L’estetica gabber (gabber deriva dalla parola yiddish khaver, che vuol dire amico, fratello) è relativa a uno stile distintivo nato negli anni Novanta e legato alla musica hardcore.
Essa è caratterizzata da abiti prettamente sportivi come, per esempio, il bomber MA-1, le tracksuit (tute da ginnastica), in particolare quelle dell’Australian (brand che ha introdotto la Hard Court, una linea sperimentale che celebra l’estetica gabber rievocando una sensazione di specifica identità e appartenenza attraverso elementi d’archivio reinterpretati con una nuova sensibilità streetwear), le scarpe Nike Air Max BW (sono le calzature d’elezione dei gabber: a loro dedicherò il sotto-paragrafo seguente), capelli rasati per gli uomini, capelli rasati ai lati e alla nuca per le donne, con sopra capelli lunghi che possono essere raccolti in codini o trecce, e un’attitudine individualista che si riflette nell’hakken, una danza che utilizza le articolazioni per seguire i ritmi del tempo musicale con movimenti avanti, indietro e lateralmente a ritmi forsennati. L’hakken è molto simile ad antiche danze popolari europee, alcuni pensano sia una forma di zapateo, che letteralmente significa “battere le scarpe”, e che affondi le sue radici nel flamenco spagnolo e, prima ancora, in antiche danze rom.
- Un’estetica insolita che, dall’esterno, richiamava accostamenti con skinhead e derive naziste. Essere parte della cultura gabber rappresentava tutt’altro, cioè un senso di comunità forte attorno alla propria passione. I gabber non volevano sovvertire nessun sistema sociale, ma sentirsi riconosciuti nella loro integrità senza discriminazioni. [Alessandro Ranieri – The Magazine]
Questo stile non è solo moda, ma esprime un senso di appartenenza tribale e un’energia positiva che convoglia la musica hardcore., riflettendo al tempo stesso un’attitudine individualista.
- La sottocultura gabber nasce all’interno del movimento rave olandese nei primissimi anni Novanta quando la techno ha preso sempre più sfumature distorte e ritmi sempre più veloci ed aggressivi. […] In Olanda il sound hardcore ha preso piede velocemente. Specialmente a Rotterdam, dove i tifosi del Feyenoord e i ragazzi delle aree suburbane iniziano a ballarlo per mettersi anche in contrapposizione con la più fighetta Amsterdam. In pochi anni l’Olanda diventa sinonimo di gabber, almeno 1 ragazzo su 3 nel 1996 era un gabber. Da lì, l’estetica gabber ha generato tante altre sottoculture in Italia e Belgio in primis, poi Germania, Scozia, Australia, etc. Negli ultimi 25 anni la scena gabber ha conosciuto alti e bassi, momenti solari e meno, cambiamenti estetici ed evoluzione del sound. Non c’è più un grosso movimento come a cavallo dei metà 90 – 2000, ma l’hardcore inteso come sound e attitudine è cresciuto in maniera vertiginosa senza precedenti in tutto il mondo, perché rispecchia più che una moda uno stato d’animo, uno stile di vita. […] Se guardi le riviste giovanili dei primi anni Novanta come The Face, i-D, Frontpage o Dazed & Confused, lo stile rave era codificabile con colori sgargianti e forme morbide. In più lo sportswear nei primi Novanta è esploso nella cultura pop. La gabber è un’estremizzazione in ogni suo aspetto di questi due aspetti; ballare 180bpm per 6 ore con dei jeans è un incubo, ma farlo con una tuta sgargiante e una testa rasata era il massimo della praticità. Nessun fronzolo proprio come l’hardcore. [Alberto Guerrini // Gabber Eleganza in un’intervista a Rolling Stone]
- È stata la prima vera cultura giovanile olandese, fatta di ragazzi che ascoltavano hardcore e techno pesante e si mettevano tute fluorescenti. Era pazzesco. Rotterdam è passata da non avere nessuna etichetta discografica ad averne improvvisamente 2000, tutte gabber, ed è successo prima di internet, quindi era qualcosa di nostrano e genuino. Inoltre, grazie a loro è cambiato il modo in cui si guarda allo street style in Olanda — ci ha fatto cambiare parametri. [Ari Versluis, fotografo olandese, in un’intervista a Vice].
- L’estetica gabber, quella che piace a me, è semplice: una tuta comoda, un paio di scarpe usate, che devono trasmettere l’idea di aver partecipato a molti rave, e la testa rasata. Niente piercing, al massimo degli orecchini, quelli classici da pirata; il bomber, che richiami l’etichetta discografica preferita. Stesso abbigliamento per le donne, quindi molto androgino. Al massimo una coda o una treccia, con i capelli rasati ai lati. Per l’uomo, sotto il bomber, il petto rigorosamente nudo con la catenina d’oro della comunione, o una maglietta bianca. Per le donne: reggiseno o top da tennis. Questo è il look classico da gabber. Ci sono state poi delle contaminazioni con alcuni marchi inglesi skinhead, tipo Lonsdale, Fred Perry, però io preferisco i marchi di riferimento come l’Australian. Spesso erroneamente vengono citati alcuni marchi sportswear degli Anni Novanta come Kappa e Sergio Tacchini come emblemi della cultura gabber, ma non lo sono. L’Australian è l’unico marchio al 100% gabber Anni Novanta. Le tute sono in acetato e molto colorate. [Alberto Guerrini//Gabber Eleganza intervistato da Vapore Magazine]
Anche la moda ha riscoperto la subcultura gabber, ma in maniera sempre piuttosto superficiale.
- Esistono pochi designer che l’hanno interpretata correttamente, ognuno di loro ci mette poi del proprio. Il primo è stato Raf Simons nel 1999. Aveva realizzato una collezione interamente dedicata all’hardcore, in un periodo in cui era un tabù in Olanda. Quindi è stata una scelta coraggiosa. Quest’anno è stato riscoperto, diversi fashion designer hanno utilizzato stilemi gabber nelle loro collezioni. Di recente ho collaborato con Dior come music supervisor, perché hanno realizzato un video sull’hardcore, dove si alternavano modelli e ballerini. Ho supervisionato la coreografia e la musica. [Alberto Guerrini//Gabber Eleganza intervistato da Vapore Magazine]
LA STORIA DI AIR MAX BW
Le Nike Air Max BW, anche chiamate “Big Window” (“grande finestra”) per via delle grandi unità d’aria visibili, sono state lanciate nel 1991 e si distinguono per il loro look unico e il comfort ineguagliabile. Come più volte ricordato sopra, fanno parte del dress code gabber.
Le BW sono indissolubilmente legate ai Paesi Bassi perché vennero lanciate proprio agli albori della sottocultura gabber.
La gabber, come la maggior parte delle sottoculture giovanili, è stata “costruita” su solide basi musicali – in questo caso sulla musica hardcore. Non l’hardcore punk della fine degli anni Settanta/inizio anni Ottanta, sia chiaro, ma una versione elettronica della stessa che si è evoluta dalla techno.
L’hardcore si caratterizza spesso per i suoi alti BPM (180-220 è la norma, ma non dimentichiamo l’hardcore early, più lenta e bella ignorante) e per la sua distinta “cassa”, per lo più prodotta distorcendo la grancassa della Roland TR-909. I vocals sono praticamente inesistenti, ma spesso vengono utilizzati campioni vocali di film, programmi TV o dischi hip-hop.
Anche se questo tipo di musica è piuttosto “ignorante e violento”, i giganteschi rave (che spesso attiravano decine di migliaia di persone) che venivano organizzati negli anni Novanta si svolgevano all’insegna della tranquillità, in quanto i partecipanti erano per lo più amichevoli e si vedevano come spiriti affini. o fratelli (sicuramente anche le enormi quantità di ecstacy consumate hanno contribuito a questo).
La musica ha il pregio di saper unire le persone, ma non si può parlare di una sottocultura in piena regola fino a quando non vi è anche uno stile condiviso.
La cultura gabber ha saputo fondere e mixare istanze stilistiche dell’hip-hop vecchia scuola con quelle appartenenti a un’altra sottocultura degna di nota: quella skinhead britannica. Ecco il perché di teste rasate e bomber neri, a cui sono state aggiunte tute colorate (principalmente Australian) e scarpe da ginnastica Nike Air Max.
Non si trattava solo di stile, ma anche di funzionalità. Se balli a ritmi veloci per tante ore di seguito, hai bisogno di abiti comodi, per cui tute e scarpe da ginnastica diventano d’obbligo. Ed è più facile asciugare il sudore da una testa rasata che da una testa piena di capelli.
Nel corso degli anni Novanta la Gabber Culture guadagnò a poco a poco un appeal sempre più mainstream e i suoi seguaci iniziarono così a dominare lo street style, e le Nike BW ne hanno rappresentato uno dei pilastri fondamentali. All’epoca si usavano anche particolari tecniche di allacciatura (con nessun nodo, o con le punte dei lacci infilate nelle scarpe), e vi era anche la strana tendenza a far scoppiare le bolle d’aria.
Nonostante la crescita a dismisura di questa sottocultura, i gabber venivano spesso visti in una luce negativa, per il tipo di musica “da forsennati” che ascoltavano e ballavano con strani passi di danza, per l’uso di droghe e lo stile fuori dal comune, per cui la cosiddetta “gente normale” li etichettava come poco intelligenti, aggressivi e drogati. A ciò si sono aggiunte le accuse di razzismo e di simpatie naziste. Proprio come era accaduto con il movimento skinhead britannico, alcune organizzazioni si infiltrarono nella scena prevalentemente bianca facendo anche proseliti con i loro discorsi di odio.
Quando si è avuta la seconda ascesa della cultura gabber nei primi anni 2000, essa ebbe purtroppo delle tendenze di destra più estreme, adottando un nuovo modo di vestire copiato direttamente dagli skinhead di destra.
- Ci sono sempre stati i topi di fogna tra noi, perché la gabber è apolitica e apartitica e quindi chiunque, di qualsiasi fazione, può essere gabber, ma ovviamente la merda puzza e quindi si nota di più. Ci sono tantissimi compagni – e anche qualche anarchico- tra i gabber, ma non se ne parla mai, si parla solo dei luridi fascisti. Ho sempre frequentato gli ambienti gabber, evitando le discoteche dove sapevo che c’era un alto concentrato di miserabili, però anche lì, sono fascistelli ignoranti senza né arte né parte, molti che vengono dalle realtà paesane provinciali, non sono veri politicanti o attivisti, al massimo da ubriachi alzano il braccio destro, però si, rompono cmq il cazzo anche solo per la loro presenza. Però essendo gabber ed essendo profondamente Compagna, quando sento dire che i gabber sono di destra mi intoppo male, perché il movimento gabber è apolitico e noi romani dobbiamo sempre giustificarci per colpa di qualche cojone. [Roberta, gabbergirl di Roma]
Come sottocultura dominante, la gabber si è estinta alla fine degli anni Novanta. I negozi di articoli sportivi, all’epoca, avevano file di BW sugli scaffali, ma divenne in breve tempo difficile trovare un negozio che si rifornisse ancora di queste scarpe.
LE NIKE AIR “BIG WINDOW”
Sul sito della Nike ho scovato tre mini-documentari molto interessanti che parlano delle Air BW e delle loro implicazioni con alcune sottoculture giovanili (ovviamente mi sono soffermata, ai fini del presente articolo, sui soli aspetti collegati alla subcultura gabber).
- Nell’EPISODIO 1 si ripercorrono le origini di grime, gabber e bubbling, mostrando la connessione tra le BW e questi generi musicali.
https://www.nike.com/it/launch/t/the-story-of-air-max-bw-episode-1-origins
Come dunque le Air BW sono diventate un simbolo per questi generi?
Ad aprire le danze è Darren Joseph aka DJ TARGET, un DJ e presentatore inglese. Ha fatto parte del collettivo grime Roll Deep ed è anche noto per aver presentato su BBC Radio 1Xtra.
- Ricordo quando sono uscite le AIR MAX BW. Avevo la colorway originale che era appena stata rilanciata. Le Air Max erano molto amate, soprattutto nella versione BW.
DJ PAUL ELSTAK, DJ e produttore discografico olandese. È una delle figure principali della scena Techno Hardcore. In seguito a una intervista concessa a una rivista olandese di musica dell’epoca dal DJ KC Funkaholic riguardo a quelli di Rotterdam, in cui affermò “Sono solo un mucchio di gabber che si divertono“, Paul Elstak, letto l’articolo, decise di pubblicare sul suo primo album, “Amsterdam Waar Lech dat Dan?”, la frase “Gabber zijn is geen schande!“. La parola divenne così popolare al punto che venne identificare un genere musicale più veloce e aggressivo della hardcore stessa dell’epoca. Elstak è noto per brani come Luv U More, con un intro in stile happy hardcore, e Your Mother Sucks Cocks in Hell.
- A un certo punto ho cominciato ad aumentare il ritmo e ho pensato: “Caspita, così la grancassa sembra molto più cool”. La gabber è nata nei Paesi Bassi. Al tempo gli eventi house non erano permessi, ma a Rotterdam si facevano passare per “feste di laurea”. Era emerso il nome “gabberhouse”. Era un po’ inquietante. Ragazzi rasati che indossavano tute e sembravano tutti uguali. La gabber è diventata parte della cultura.
CHAPTER 1 – GABBER ORIGINS
LAZY ANN, DJ olandese di hardtechno, hardcore, techno.
- Si chiamava “gabber”. Le Nike Air Max Big Window erano un’icona della scena hardcore. Le feste hardcore sono iniziate come feste scolastiche o di laurea.
GINO VAN DAM AKA JEANS, DJ, produttore, proprietario dell’etichetta Oracle Bones, programmatore presso PIP Den Haag.
- L’abbigliamento tipico del gabber includeva le Nike Air Max. Avevo 14 anni e tornavo a casa alle 7 del mattino. Quando rientravo, mia madre mi aspettava sulle scale. Dicevo che ero andato a fare jogging e avevo anche l’aspetto di uno che fa jogging tutta la notte. Potevi ballarci tutta la notte. Era il loro scopo. Big Window? Diciamo 20 paia. È stato amore a prima vista. Se dovessi allineare tutti i modelli Nike, direi che questo è ancora uno dei migliori. Questa scarpa veniva indossata nella scena hardcore, ma anche nella scena grime, per la dubstep e il bubbling.
GABBAHONTAZ, italiana di origine olandese, è la gabbergirl di Intagram, ove pubblica tutto ciò che riguarda l’old school gabber & l’early hardcore in una raccolta di foto dalla patina senza tempo con la quale vuole ricordare, diffondere e celebrare il suo personale stile di vita, decisamente hardcore ma anche cool. Oltre alle Air Max BW, adoro le tute da ginnastica degli anni Novanta conosciute anche come “Aussies”.
- Nike Air Max BW. L’intera silhouette di un gabber è collegata a una persona fuori di testa.
DJ GIZMO e THE DARK RAVER, DJ e producer olandesi, sono considerati tra i principali rappresentanti della scena gabber a L’Aia. A THE DARK RAVER si attribuisce l’invenzione edel grido gabber “Hakkûh!“.
- Erano tutti amici. Al tempo dovevi apparire, era come una sfilata di moda. E le Air Max erano una bomba! Erano perfette per i gabber. Era il primo grande evento dei Paesi Bassi, avevo 18 anni. Gizmo era l’eroe del tempo. Facevamo tutto assieme, mixavamo i vinili fianco a fianco. Nessuno era in sintonia come noi.
2. Nell’EPISODIO 2: Hyperlocal Culture si parla dell’influenza delle Air Max BW sulla cultura street e di come le scritte presenti sul tallone dedicate alle città abbiano reso questo classico Nike un must-have in tutta Europa.
WOEI , skater e proprietario di un negozio di scarpe a Rotterdam.
- Quando facevamo skate, specie di notte, passava sempre un gruppo di gabber, che andava verso l’Energiehal, avevano solo BW ai piedi. La gente è orgogliosa. Se non fosse per i gabber, questa scarpa non sarebbe mai diventata così importante. Mai. Quindi è merito dei gabber se questa scarpa è molto amata nei Paesi Bassi. È la prima scarpa Nike, anzi è la prima sneaker con la scritta Rotterdam. È una cosa unica, non è mai successo. Chiunque ami Rotterdam vuole avere questa scarpa. Non importa se sei gabber, skater o altro. Se ami Rotterdam questa è la tua scarpa. Finestra grande, buona elasticità.
LAZY ANN
- Indosso sempre Nike Air Max BW. Fin da piccola. E queste scarpe mi sembravano davvero cool.
GABBAHONTAZ
- Credo che queste che posseggo siano del 2008. Le ho sempre indossate alle feste o cose del genere. Tengo davvero tanto a queste scarpe.
MUISZ, ballerina di hakken in GabberAct
- Adoro questo modello. Davvero. Non so spiegarlo a parole. Non importa il colore, questo è il modello giusto. Non diresti che Nike ci conosce, invece è così, sa che esistiamo anche noi.
3. Nell’EPISODIO 3: Distortion by Design si parla dell’influenza delle Air Max BW sulla cultura in tutta Europa, dalla musica alla moda e non solo, e di come questo modello di Nike stia ispirando una nuova generazione di rivoluzionari creativi.
https://www.nike.com/it/launch/t/the-story-of-air-max-bw-episode-3-distortion-by-design
ALBERTO GUERRINI AKA GABBER ELEGANZA, è considerato l’archivista della cultura rave in Italia. DJ originario di Bergamo e oggi di stanza a Berlino, ha portato la musica gabber al Berghain.
- Gestisco un progetto artistico chiamato “Gabber Eleganza”, che è iniziato come blog e archivio online, e poi si è evoluto in un progetto multiforme. È un mix di libri, musica e performance di DJ. Ma allo stesso tempo cerco sempre di superare i limiti, in qualche modo. Le Nike Air BW sono un equilibrio perfetto tra stile sportivo e cool. È uno stile pratico perché la silouhette è piuttosto minimal. È una scarpa molto resistente, quindi era perfetta per ballare l’hakken e pestare i piedi. Anche per questo è diventata un cult per la scena gabber. Cinque anni fa era impossibile fare un documentario come questo. Ciò significa che tutto ciò che abbiamo creato, non solo io, nella cultura contemporanea, viene visto dalla nuova generazione che è sempre alla ricerca di qualcosa di audace e radicale. Significa che nei prossimi dieci anni ci metteremo al posto della nuova generazione e vedremo i risultati di questo processo creativo.
Pubblicato il: 05/09/2025 da Skatèna