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“Blackstar”, il testamento artistico-spirituale di David Bowie

“Blackstar”, il testamento artistico-spirituale di David Bowie

Seeing more and feeling less
Saying no but meaning yes
This is all I ever meant
That’s the message that I sent

di Karol Lapadula

 

L’8 gennaio 1947 nasceva David Bowie.

Per rendergli omaggio vi propongo l’ascolto di Black Star, il suo 25° ed ultimo album, lavoro estremamente innovativo che surfa tra generi diversi, dal soul al jazz, dal trip hop al rock sperimentale.

  • Blackstar appariva come la nuova, estrema sperimentazione di uno dei più grandi geni musicali che siano mai esistiti, a dire il vero risultando di difficile decifrazione; guardato oggi appare come l’epitaffio finale, il testamento, la chiusura irrequieta, turbolenta, sofferta, probabilmente accettata ma comunque troppo spaventosa di un qualcosa che David sapeva stesse arrivando: la sua morte. (Metallized)

Vincitore di 5 premi Grammy, Blackstar è stato pubblicato dalla Radio Corporation of America l’8 gennaio 2016, cioè nel giorno del sessantanovesimo compleanno di Bowie, ma anche due giorni prima della sua morte.

  • Fin dalla diffusione del video di Blackstar una cosa fu chiarissima: David era tornato a giocare con i simboli e con quell’oscurità che sembrava aver accantonato nell’ultima parte della propria carriera. Insomma, la sua passione per i messaggi nascosti, le (auto) citazioni e la voglia di mistero sembravano essere tornate prepotentemente, forse acuite dal fatto di sapere di essere prossimo alla morte. Cantato come se si trattasse di un incantesimo, il testo del primo verso di Blackstar (“In the villa of Ormen/Stands a solitary candle/In the centre of it all/Your eyes”) sembra alludere ad un rituale occulto, così come confermato dalle immagini del video, in cui una sorta di sacerdotessa officia una cerimonia a chiare tinte magiche. Sono molteplici i rimandi più o meno velati ai temi esoterici trattati in passato da Bowie: in particolare sembra evidente un ritorno alla figura di Aleister Crowley che tanto lo aveva affascinato fin dai tempi di Hunky Dory e che aveva impregnato Station To Station. (Rolling Stone)

Di seguito, la clip di Lazarus, brano diffuso il 17 dicembre 2015:

  • Il testo di Lazarus recita: «Guardate quassù, sono in cielo / Ho cicatrici invisibili / Ho una storia che non può essere rubata / Tutti mi conoscono, adesso», e ancora «Vedete, sarò libero / proprio come quell’uccello». E quello di Blackstar: «Qualcosa accadde il giorno in cui morì / lo spirito si alzò di un metro e si fece da parte / mentre qualcun altro prese il suo posto e si mise a gridare: / Sono una stella nera». Nei video lo stesso Bowie, evidentemente sofferente, canta queste parole su un letto d’ospedale, bendato e con due bottoni al posto degli occhi, viso scavato e radi capelli biondi dritti in testa. Parla e si muove a scatti, non come una creatura terrena ma come qualcuno che stia raggiungendo un’altra dimensione. E in effetti, sparisce dentro un armadio. In un certo senso, è come se la voce di David Bowie arrivasse ai suoi fan direttamente dall’aldilà, grazie ad un’accorta costruzione anticipata del messaggio o ad una serie di assurde, potenti coincidenze… (Musicajazz)

Blackstar è stato registrato presso gli studi The Magic Shop e Human Worldwide Studios di New York. Ad accompagnare Bowie, un gruppo di jazzisti newyorkesi guidati dal sassofonista Donny McCaslin.

Secondo il produttore Tony Visconti, durante la lavorazione dell’album il Duca Bianco si sarebbe ispirato a To Pimp a Butterfly del rapper Kendrick Lamar:

  • Nel frattempo, Bowie per farsi pubblicità presso il pubblico alternativo le prova tutte come al solito, inclusa dichiarazione ruffiana tramite Tony Visconti sull’essere ispirato da Kendrick Lamar. Di cui ovviamente non si trova traccia nel corso dell’album, e va più che bene così. (Onda Rock)
  • Ha sempre fatto quello che voleva fare. E ha voluto farlo in questo modo, e voleva farlo nel modo migliore. La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte. Ha fatto Blackstar per noi, è stato il suo regalo di addio. Sapevo da un anno che questa sarebbe stata la sua maniera. Non ero preparato, però: è stato un uomo straordinario, pieno di amore e di vita. Sarà sempre con noi. Ora possiamo piangere. (Tony Visconti)
  • La sua è stata un’uscita di scena perfetta, attentamente pianificata come le tante svolte della sua carriera. La chiusura di un cerchio e il compimento di un percorso, dopo il debutto del musical Lazarus e l’uscita del suo ultimo album «Blackstar», peraltro di gran lunga il migliore che abbia realizzato dagli anni Ottanta a oggi: testamento spirituale e insieme riflessione sulla (propria) morte condotta sul filo di una sensibilità acutissima per il contemporaneo. (Musica Jazz)

La copertina di Blackstar è opera di Jonathan Barnbrook, già autore della grafica degli album di Bowie Heathen, Reality, e The Next Day. La copertina dell’edizione CD mostra una grossa stella nera su sfondo bianco, e sei segmenti di stella sotto che formano la parola “B O W I E” in lettere stilizzate.

La versione LP, invece, ha la copertina di colore nero e la stella come sezione intagliata, a mostrare il vinile del disco (con etichetta totalmente nera) al suo interno.

 

 

 

 

Pubblicato il: 08/01/2020 da Skatèna