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VALORI IN CORSO con LUDOVICA VALORI

Intervista a Gabriella Martinelli

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Arancia meccanica: l’amata ultraviolenza e il ruolo della musica nel capolavoro senza tempo di Kubrick

Arancia meccanica: l’amata ultraviolenza e il ruolo della musica nel capolavoro senza tempo di Kubrick

È buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo.

Se non avete visto Arancia Meccanica (A Clockwork Orange), film del 1971 diretto da Stanley Kubrick e tratto dall’omonimo romanzo di Antony Burgess del 1962, potrei obbligarvi a farlo allo stesso modo in cui Alex venne costretto a guardare scene di violenza accompagnate dalla musica di Beethoven (o come egli stesso affettuosamente lo chiamava, Ludovico Van).

Beethoven rocks!

Arancia Meccanica è un capolavoro cinematografico che deve esser visto, merita di esser visto, soprattutto per lo stupefacente contrasto musicale che lo caratterizza e che accompagna le varie scene di brutalità e violenza di cui è intriso: nel film, infatti, numerosi sono i riferimenti a Beethoven e inebrianti le note de La gazza ladra di Rossini, capaci di trasportarvi nel relativo piacere per la violenza rappresentata, o di rendervi almeno complici inermi delle angherie di Alex De Large, il capo dei drughi magistralmente interpretato da Malcolm McDowell.

Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pete, Georgie e Dim. Ed eravamo seduti nel Korova Milk Bar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova Milk Bar vende “latte+”, cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quel che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all’esercizio dell’amata ultraviolenza. (Alex nella scena iniziale del film)

I brani di musica classica che fanno da soundtrack ad Arancia Meccanica (di Rossini è utilizzata l’ouverture del Guglielmo Tell e le note della sua famosa opera La gazza ladra; di Beethoven, invece, il secondo movimento e, quale leitmotiv del film destinato a rimanere celeberrimo, il quarto movimento, l’Inno alla gioia, dalla Nona sinfonia), sono tutti rivisitati da Wendy Carlos, già Walter Carlos, una musicista e compositrice statunitense, tra le prime interpreti e compositrici di musica elettronica ad aver usato il sintetizzatore Moog (fin da prima che cambiasse sesso).

Che valore ha la musica nella società odierna? Che ruolo svolge e ricopre nella cultura di massa? Ha virtù educative o sono solo presunte? Che percentuale di responsabilità ha sui c.d. impulsi “negativi” che, imprevedibilmente, riesce a far affiorare e a portare alla luce?

Questi ed altri interrogativi Kubrick ha voluto porre a se stesso e allo spettatore.

Di sicuro, ciò che caratterizza la soundtrack del film in questione è una forte componente sarcastica e l’irrisione: nelle tracce trovano posto la Nona di Beethoven stravolta al synthetizer Moog da Wendy Carlos (la cui musica carica di inquietudine offre punti di vista proiettati verso un futuro tecnologico); poi una versione accelerata della stessa; poi ancora l’ouverture del Guglielmo Tell rossiniano che commenta la sequenza, accelerata anch’essa, dell’orgia di Alex con le due fanciulle del Chelsea Drugstore (il gioco grottesco che si innesta è valorizzato dal fatto che il brano è comunemente conosciuto come la “cavalcata del Guglielmo Tell“); infine troviamo la musica per il funerale della regina Maria di Purcell.

La musica classica, intoccabile ed aulica, di Beethoven e Rossini, viene da Kubrick dissacrata e stravolta grazie al synthetizer di Wendy Carlos, e finisce per assumere quasi connotati negativi e degenerati.

 

Il romanzo a cui il film si rifà, A Clockwoork Orange di Burgess del 1962, postulava già la centralità della musica, e l’opera di Kubrick non fa altro che confermare tale centralità, estendendo anzi le presenze musicali per circa tre quarti della sua durata complessiva.

Alex, Ludwig e Gioachino

Arancia Meccanica è l’unico film in grado di spiegare davvero cosa sia il mondo moderno. (Buñuel)

In Arancia Meccanica l’elemento musicale riveste un’importanza fondamentale più che in ogni altro film di Kubrick: infatti, la musica viene a essere parte integrante del racconto cinematografico delle gesta di Alex DeLarge e, addirittura, motivo del suo agire.

Alcuni esempi:

  • Alex e i drughi lungo il Tamigi: i drughi hanno appena mancato di rispetto al loro leader Alex, il quale, non appena sente la Gazza Ladra di Rossini diffusa da uno stereo nelle vicinanze, sa quello che deve fare: è la musica che diventa il motore della sua azione.

  • Alex e la cura Ludovico: Alex è emotivamente ferito più dalla musica che dalle immagini di cui gli viene imposta la visione.

Sulla base degli esempi che vi ho appena fatto, viene messo in risalto lo stretto legame che esiste tra ciò che Alex fa e vive, e la musica.

Come accennato supra, il film utilizza brani di musica classica molto conosciuti:

  • di Rossini è utilizzata l’ouverture del Guglielmo Tell e le note della sua famosa opera La gazza ladra:

Teatro La Fenice – Concerto di Capodanno 2015 Sinfonia da La gazza ladra di Gioachino Rossini Orchestra del Teatro La Fenice Direttore Daniel Harding
  • di Beethoven, invece, il secondo movimento e, quale leitmotiv del film destinato a rimanere celeberrimo, il quarto movimento, l’Inno alla gioia, dalla Nona sinfonia.

Concerto in onore del Santo Padre e delle Delegazioni Ufficiali dell’Incontro Mondiale delle Famiglie nel Teatro alla Scala di Milano, 1° giugno 2012 / Orchestra e Coro del Teatro alla Scala / Direttore Daniel Barenboim Chorus / Maestro del coro Bruno Casoni Soprano Anne Schwanewilms Mezzo-soprano Daniela Barcellona Tenor Johan Botha Bass René Pape.

Il brano di Purcell, scritto per il funerale della regina Maria, compare nell’incipit del film ad accompagnare l’autorappresentazione di Alex e si ripresenterà in altre sequenze sempre associate al Korova Milk Bar, luogo di ritrovo dei drughi.

Come il nome di Alex si può scindere in due parti [A (alfa privativo) + lex = Senza Legge], così la sua stessa persona si può dividere in due: una parte di Alex riguarda il suo sentire personale, la sua anima, ed è rappresentata musicalmente dalla Nona Sinfonia di Beethoven; l’altra parte è relativa invece al rapporto tra lui e il mondo esterno, e suo ambasciatore sonoro è Gioacchino Rossini con l’Ouverture della Gazza Ladra alternata a quella del Guglielmo Tell. Beethoven è l’anima stessa di Alex, la sua componente più intima e pura; Rossini subentra quando Alex varca la soglia di casa. Ma vediamo più da vicino questi rapporti.

Alex e Beethoven

Dopo aver attaccato lo scrittore e la moglie, Alex torna a casa e nella sua stanza, accarezzando il pitone che tiene nel cassetto del comodino, si mette ad ascoltare il secondo movimento della Nona, inno all’uomo (e dunque al suo ego): tanto che la mente di Alex, stimolata da quelle magnifiche e possenti note, comincia a propinargli visioni di violenza che paiono tratte da B-Movies, e mentre ascolta, si masturba.

Il mattino dopo, Alex apre la porta di camera sua e la zoomata all’indietro sottolinea il forte nesso di cui stiamo parlando, visto che Alex ci appare in relazione prospettica con il poster di Beethoven che tiene appeso alla parete.

Alex poi, vestito alla Beethoven, si reca al negozio di dischi, il Chelsea Drug Store, accompagnato dalla marcia dell’Inno alla Gioia.L’artista e designer John Coulthart ha scovato e riconosciuto molte delle copertine dei dischi in vinile visibili nella sequenza del film in cui Alex passeggia nel negozio e va ad abbordare le due ragazze (ma questa è una cosa di cui voglio parlarvi la prossima volta).

Il Chelsea Drug Store era un emporio musicale al tramonto della Swinging London, ed oggi è un fast food McDonald’s.

The Chelsea Drug Store, 49 King’s Road, London, 1970.

I went down to the Chelsea Drug Store, To get your prescription filled…”

(The Rolling Stones, You Can’t Always Get What You Want, 1969)

Attraverso l’Inno alla Gioia i responsabili della cura Ludovico instillano ad Alex il ribrezzo di se stesso e di quello che fa. Ed è sempre attraverso l’Inno alla Gioia che lo scrittore, accortosi che quell’Alex capitatogli in casa è lo stesso che anni prima aveva fatto violenza a sua moglie e l’aveva costretto su una sedia a rotelle, tenta di vendicarsi: tanto che Alex, cui ormai ripugna tutto ciò che gli ricorda lo spirito libero che è stato, cerca la morte gettandosi dalla finestra della casa dello scrittore, in cui è tenuto come ostaggio.

Alex e Rossini

Per quanto riguarda la musica di Gioachino Rossini, essa, nel film, accompagna le scene di violenza e di sesso: è, per dir così, la colonna sonora del rapporto tra Alex e il mondo esterno, del suo agire “sociale”.

L’ouverture de La Gazza Ladra assume, fin dall’inizio, la funzione di vero e proprio leitmotiv della violenza. Per esempio, è la Gazza Ladra che accompagna lo scontro tra Alex e i drughi e la banda di Georgie Boy e il viaggio verso la casa dello scrittore; il Guglielmo Tell, in versione accelerata, scandisce le fasi dell’accoppiamento tra Alex e le due ragazze incontrate nel negozio di dischi. Ed è ancora la Gazza Ladra a far da motivo conduttore all’assalto, da parte di Alex, alla “gattara” nella clinica per dimagrire.

Beethoven è presente anche nelle quattro note che formano la cellula melodica della Quinta Sinfonia  e che si sono trasfigurate nel campanello d’ingresso della casa dello scrittore.

Spassoso e indimenticabile è poi lo spezzone in cui Alex canticchia ironicamente Singin’ in the Rain di Arthur Freed durante la scena del pestaggio e dello stupro a casa dello scrittore. La scena è ironica perché si crea infatti questo paragone con Kelly che nell’omonimo film (Singin’ in the rain, 1952) danza e canta allegro sotto la pioggia e Alex che invece altro non fa che pestare i due malcapitati, facendo sì che le pause ritmiche del brano siano cadenzate (e sottolineate) “a tempo” dai calci e dalle bastonate che sferra. Inoltre, quanto possa la musica, in questo film, è sottolineato anche da questa medesima canzone: infatti, lo scrittore riconoscerà Alex solo dopo che questi si sarà messo a canticchiarla.

Pomp and Circumstance marcia per orchestra, la n° 1, composta da Edward Elgar nel 1901 a Londra, si può sentire in Arancia meccanica quando il ministro fa la visita ad Alex, in prigione.

Negli Stati Uniti, viene tradizionalmente suonata nei college e nei licei durante la cerimonia di consegna delle lauree o dei diplomi. Nel Regno Unito è una canzone patriottica, cantata su parole di A.C. Benson col titolo di Land of Hope and Glory, ed è uno degli inni “non ufficiali” dell’Inghilterra.

Funeral of the Queen Mary di Henry Purcell

La musica è usata come tema principale del film, variata da Wendy Carlos. Appare sin dalla prima scena nel Korova Milk Bar quando presenta Alex e i tre drughi; è interessante notare come all’interno del brano, Carlos abbia inserito il celeberrimo tema del DIES IRAE, forse per connotare subito che tutto il film è una maledetta vicenda.

Il tema è udito ancora più tardi quando i quattro tornano al Milk Bar. La musica viene inoltre sentita dopo la cura Ludovico, quando Alex si trova con la ragazza a torso nudo. Più tardi la musica viene riusata quando il protagonista viene picchiato dai due drughi ormai diventati poliziotti. Un’altra versione della musica, suonata con altri strumenti e molto più veloce e allegra, appare quando Alex torna a casa dopo essere stato al Korova, introdotta fischiettata da lui stesso e, in seguito, quando Alex è ricoverato in ospedale e riceve la visita dei genitori.

L’unico brano originale presente in Arancia Meccanica è Timesteps ed è il frutto del Moog di Wendy Carlos. Questa composizione la troviamo quando Alex viene sottoposto alla visione forzata di brutalità e violenze durante la cura Ludovico. In questo passaggio vengono messe in evidenza le voci trasfigurate dal vocoder dove si dà consistenza fonica alla sgradevolezza del trattamento clinico. Questo pezzo riesce a dare completezza a scene così forti, creando nello spettatore una sensazione di ripugnanza, permettendogli di immedesimarsi nel disgusto che prova Alex.

L’Ouverture to the Sun , del gruppo folk psichedelico Terry Tucker, è un brano dal sapore medioevale, in cui viene fuori il suono del tamburello, utilizzato nella prima parte post esperimento, per verificare in pubblico la guarigione dalle pulsioni violente.

Arancia Meccanica è un film geniale  e da non perdere per molteplici motivi, sia per le tematiche trattate che per le scenografie, ma soprattutto per le musiche facenti parte della soundtrack.

È un film carico non solo di musica, ma anche di violenza, sebbene l’intento di Kubrick non era sicuramente di celebrar quest’ultima. In realtà si tratta di un’opera che inneggia alla libertà: è una crudele parabola sul libero arbitrio, sul gesto deviante, sulla necessità della pena e sulla natura stessa della pena. Pone a chiare lettere un inquietante interrogativo che non può lasciare indifferente chi deve occuparsi di queste tematiche:

È più immorale togliere ad un uomo la libertà imprigionandolo o invece trasformarlo in un’arancia meccanica, in un robot privandolo del libero arbitrio?

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L’immagine in evidenza è uno screenshot del film Arancia Meccanica.


 

 

Pubblicato il: 17/01/2020 da Skatèna