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Sanzioni a un ex Commissario Europeo. È scontro tra USA e UE sulle piattaforme digitali

Sanzioni a un ex Commissario Europeo. È scontro tra USA e UE sulle piattaforme digitali

L’amministrazione Trump proibisce all’ex Commissario Thierry Breton e ad altre quattro personalità europee di recarsi negli USA, accusandoli di aver colpito le Big Tech americane. Dalle capitali europee affermano che difenderanno la propria sovranità digitale, ma l’evento è più un sintomo della competizione tra le due sponde dell’Atlantico, che è ormai una frattura irreparabile.

di Giacomo Simoncelli

Una mossa diplomatica senza precedenti ha fatto precipitare i rapporti tra le due sponde dell’Atlantico ai minimi storici. Gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente il divieto di ingresso sul territorio nazionale per cinque personalità europee, che sono impegnate in quella che è definita “lotta alla disinformazione” e nella regolamentazione dei giganti del web nel Vecchio Continente. Uno di questi cinque, però, è una figura di spicco dei vertici di Bruxelles: l’ex Commissario UE per il Mercato Interno, il francese Thierry Breton, considerato l’architetto del Digital Services Act (DSA).

Insieme a Breton, sono stati colpiti dai provvedimenti restrittivi anche i vertici di organizzazioni non profit come HateAid (Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon) e il Center for Countering Digital Hate (Imran Ahmed), attivi nel contrasto ai discorsi d’odio online.

La decisione è stata motivata con durezza dal segretario di Stato americano Marco Rubio. Secondo Rubio, i cinque colpiti dal provvedimento avrebbero condotto “azioni concertate per costringere le piattaforme americane a sanzionare le opinioni alle quali si oppongono”. La scusa di Washington serve in realtà a coprire la ritorsione per le indagini e le multe comminate da Bruxelles ai colossi del digitale stelle-e-strisce (poche settimane fa, 120 milioni richiesti a X, proprio in virtù del DSA).

Non si è fatta attendere la risposta di Breton, che su X ha scritto: “È tornata la caccia alle streghe di McCarthy?”. L’ex Commissario ha ricordato come le leggi europee siano state approvate democraticamente dal 90% del Parlamento Europeo e dai 27 Stati membri. Il presidente francese Emmanuel Macron ha denunciato con forza l’accaduto, parlando di “misure di intimidazione e coercizione nei confronti della sovranità digitale europea”.

Dallo stesso tenore le dichiarazioni della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: “La libertà di parola è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea. Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo”. Anche la Presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha chiesto la revoca immediata delle sanzioni, mentre i ministri degli Esteri di Germania e Spagna hanno parlato di “dialogo transatlantico” e di “misura inaccettabile tra partner e alleati”.

Colpire Breton oggi appare quasi come un gesto simbolico e tardivo: l’ex ministro francese si è infatti già dimesso nel settembre 2024. Il potere regolatorio è ora nelle mani della nuova Commissione, che sta lavorando al Digital Omnibus (un pacchetto di razionalizzazione delle norme) e al futuro Cloud and AI and Development Act. Per alcuni commentatori, il risultato potrebbe essere quello di irrigidire, piuttosto che ammorbidire gli europei nella stesura di questi provvedimenti.

Ma quello che davvero sfugge al più degli analisti che discutono la vicenda sui maggiori media, è che non ci troviamo più di fronte alla dinamica di “partner e alleati”. La faglia apertasi tra USA e UE esprime una fase storica nuova, di un mondo multipolare in cui la Casa Bianca e Palazzo Berlaymont sono in competizione.

Trump ha deciso di aumentare ancora la pressione, e la Commissione potrebbe voler trasformare un confronto “tecnico” in una contrapposizione identitaria tra il modello di regolazione europeo e quello americano. È, insomma, lo scontro tra due modelli divergenti, ma in nessuno dei due la “libera informazione” avrà davvero posto: sarà la prima vittima di questa tendenza alla guerra.

Pubblicato il: 28/12/2025 da Giacomo Simoncelli

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