Traccia corrente

ANUBI con ALESSIO RAMACCIONI e VALENTINO DE LUCA

RCA - Radio città aperta

ANUBI con ALESSIO RAMACCIONI e VALENTINO DE LUCA

Referendum abrogativi: i cinque quesiti, i proponenti, i significati e le posizioni politiche

Referendum abrogativi: i cinque quesiti, i proponenti, i significati e le posizioni politiche

Gli italiani sono chiamati al voto per i 5 referendum che si terranno l’8 e il 9 giugno. Quattro per la
cancellazione di alcune parti del Jobs Act e uno per facilitare la richiesta della cittadinanza italiana. Centro-
sinistra diviso, tra Sì e No, mentre il centro-destra punta sull’astensione.

di Eugenio Fofi

L’8 e il 9 giugno gli italiani sono chiamati a votare su cinque quesiti referendari abrogativi, che cancellano specifici articoli, leggi o decreti legge. Uno dei quesiti, promosso da +Europa, Possibile, Partito Socialista Italiano, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista, riguarda il tempo di permanenza sul territorio italiano per richiedere la cittadinanza, mentre gli altri quattro, promossi dal sindacato CIGL, sono sui diritti dei lavoratori.

1. Contratto a tutele crescenti
Il primo quesito tratta il tema del licenziamento illegittimo in aziende con più di 15 dipendenti. Ad oggi, come modificato dal Jobs Act del governo Renzi, a seguito di un licenziamento illegittimo il datore di lavoro è tenuto a un indennizzo economico che va dalle 6 e alle 36 mensilità più il TFR. Con l’abrogazione il datore di lavoro sarebbe obbligato al reintegro oltre che a un indennizzo.

2. Piccole imprese
Come per il primo quesito anche il secondo tratta di licenziamenti illegittimi, ma per le aziende con massimo 15 dipendenti. Ad oggi al lavoratore a cui viene riconosciuto il licenziamento illegittimo spettano fino a un massimo di 6 mensilità più il TFR, mentre con l’abrogazione si cancellerebbe il tetto massimo e sarebbe il giudice a stabilire di caso in caso, le mensilità che il lavoratore deve ricevere come indennizzo.

3. Durata massima, condizioni e proroghe contratti a termine
Il terzo quesito affronta il tema dei contratti a tempo determinato che entro i primi 12 mesi di lavoro possono essere rinnovati senza esplicitare una motivazione a sostegno di tale scelta. Con l’abrogazione verrebbe reintrodotto l’obbligo di motivare ogni contratto a termine, anche per contratti con durata inferiore ai 12 mesi.

4. Esclusione solidale del committente
Il quarto quesito tratta il tema della responsabilità degli infortuni sul lavoro in caso di appalto e subappalto. Ad oggi la responsabilità ricade sull’azienda che opera e non sul committente. Con l’abrogazione la responsabilità ricadrebbe anche sul committente.

5. Cittadinanza italiana
Il quinto e ultimo quesito è nel merito della cittadinanza italiana. Ad oggi una persona può richiedere la cittadinanza solo dopo aver avuto residenza in Italia per almeno 10 anni. Con l’abrogazione il periodo di residenza verrebbe dimezzato a 5 anni. Senza modifiche ad altri requisiti, come: conoscenza della lingua italiana o l’assenza di precedenti penali.

Come per ogni referendum è previsto il quorum, ossia una soglia minima di elettori che hanno partecipato alla votazione. Solo se il 50%+1 degli aventi diritto ha espresso il proprio voto (Sì, No, scheda bianca o nullaIl risultato è considerato valido. Quorum che non è complessivo, ma singolo per ogni quesito.
Proprio per via del quorum le indicazioni di voto si dividono tra il votare Sì e l’astenersi. Con il Partito Democratico diviso tra chi è in linea con la segretaria del partito, Elly Schlein, e chi fa parte della cosiddetta “area riformista”, i primi voteranno Sì a tutti i quesiti, mentre i secondi ritirare e votare solo a cittadinanza e imprese appaltanti (quesiti num. 4 e 5). Il Movimento 5 Stelle ha invitato i propri elettori ha votare Sì ai quesiti sul lavoro (i primi quattro), mentre invita a votare secondo coscienza sul tema della cittadinanza. Compatto invece per 5 Sì Alleanza Verdi e Sinistra.

Le posizioni del centro sono divise tra +Europa, che suggerisce di votare No ai primi 3 quesiti e votare Sì a cittadinanza e imprese appaltanti. Azione e Italia Viva indicano 4 No sui quesiti sul lavoro e Sì sulla cittadinanza.
La maggioranza è più compatta: astenersi. Unica eccezione la fa Noi Moderati, che invita al voto per 5 No. È però interessante come chi ha osteggiato il Jobs Act in passato, oggi suggerisca di mantenerlo. Figura  è proprio la Presidente del Consiglio che il 30 giugno 2015 dichiarava: «Il Jobs Act non crea nuovi posti di lavoro… il risultato è la trasformazione dei contratti. Questa riforma (è) inadeguata anche sotto il profilo delle garanzie e dell’uguaglianza tra lavoratori…» 1 . Oggi invece, rispondendo ai partiti di opposizione, in Parlamento ha dichiarato: «Penso che i cittadini vedano un cambio di passo rispetto all’opposizione che, quando è al governo fa delle riforme, che poi quando è all’opposizione fa i referendum perché vuole abolire. Penso che gli italiani almeno vedano che noi abbiamo una linea chiara di politica economica» 2 .
Come l’essere contraria e ora, di fatto, favorevole al Jobs Act sia una chiara linea di politica economica è un quesito a cui qualcuno dovrebbe però rispondere.

Pubblicato il: 23/05/2025 da Alessio Ramaccioni