Gaza – Proposta in 20 punti Trump, consolidato il colonialismo in Medio Oriente
La nuova proposta di pacificazione israelo-statunitense riconferma la postura coloniale dell’Occidente. Nessuna tutela per la costruzione dello Stato palestinese. Convivenza pacifica tre religioni. Fuori Hamas e Anp dall’autogoverno “temporaneo responsabile della gestione quotidiana” di Gaza. Il tutto sotto la guida dei massimi esperti di democrazia imposta Regno Unito e Stati Uniti.
di Eugenio Fofi
L’incontro tra il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente americano, Donald Trump, avvenuto ieri 29/09/2025 alla Casa Bianca, per il cessate il fuoco e la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza, ha dimostrato, per l’ennesima volta nella storia della regione, la postura coloniale dell’Occidente.
Il discorso dei due presidenti, a seguito dell’incontro, ne è la controprova. «Questo è un gran giorno, potenzialmente uno dei più grandi giorni della [storia della] civiltà …» così il presidente Trump apre il discorso e il messaggio è chiaro: chi sta parlando e chi si è confrontato, Stati Uniti e Israele in primis, sono l’espressione della “civiltà”, gli altri, i non presenti/partecipanti, non lo sono. Infatti potranno solo accettare o meno la proposta in 20 punti che la civiltà ha deciso di offrirgli.
È sempre Trump a suggerire chi fa parte di questa “civiltà” elencando alcuni leader di nazioni che hanno partecipato alla cosiddetta proposta di “Pace eterna nel Medio Oriente” (e con cui si fanno grandi affari. nda) i Re di Arabia Saudita e Qatar, i presidenti Erdogan e al-Sisi e altri.
La proposta è strutturata in 20 punti:
1. Gaza sarà “de radicalizzata” e libera dal terrorismo
2. Gaza sarà riqualificata a beneficio della popolazione palestinese
3. Se entrambe le parti accetteranno la proposta la guerra terminerà immediatamente, con le forze israeliane che si ritireranno sulla linea concordata e una volta soddisfatte le condizioni ci sarà il ritiro graduale e completo
4. Entro 72 ore dall’accettazione pubblica da parte di Israele, tutti gli ostaggi vivi e deceduti (catturati dal 7 ottobre in poi) saranno restituiti
5. Rilascio di 250 ergastolani + 1700 Gazawi + 15 altri per ogni ostaggio israeliano i cui resti saranno rilasciati
6. Chi di Hamas si impegnerà a una coesistenza pacifica e a smantellare le armi otterrà l’amnistia. A chi di Hamas intende lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro
7. All’accettazione del presente accordo, tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza, comprese anche le opere di ristrutturazione di ospedali e panetterie, riabilitazione delle infrastrutture (elettriche, idriche e di fognatura) come dall’accordo del 19 gennaio 2025 (punto che di fatto evidenzia come Israele non stia facendo passare gli aiuti umanitari al contrario della sua propaganda social. nda)
8. L’ingresso di distribuzione e aiuti avverrà senza interferenze delle due parti attraverso le Nazioni Uniti e le sue agenzie e la Mezzaluna Rossa. Il valico di Rafah sarà riaperto come dall’accordo del 19 gennaio 2025 (altro punto che evidenzia i crimini di guerra e il genocidio di Israele ai danni dei palestinesi. nda)
9. Gaza sarà governata da un comitato tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana, composto da palestinesi “qualificati, esperti e internazionali” sotto la supervisione di un nuovo organismo internazionale di transizione il “Board of Peace” presieduto dal presidenteTrump e altri membri da decidere come l’ex Primo Ministro Tony Blair.
Questo finché l’ANP non avrà completato il suo programma di riforme come delineato in varie proposte, tra le quali la stessa di Trump del 2020
10. Sarà elaborato un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza
11. Verrà istituita una zona economica speciale per i paesi che parteciperanno alla ricostruzione
12. Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza
13. Hamas e le altre fazioni concorderanno di non avere alcun ruolo nella governance di Gaza. Le infrastrutture militari e le armi saranno distrutte e non ricostruite
14. I partner regionali forniranno una garanzia per assicurare che Hamas e la nuova Gaza non rappresentino una minaccia per i propri vicini o per la sua popolazione
15. Gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza. Forza che fornirà anche l’addestramento a una nuova forza di polizia palestinese oltre che protezione nelle aree di confine
16. Israele non occuperà né annetterà Gaza. Man mano che l’IDF ristabilirà il controllo e la stabilità, si ritirerà in base a standard e tempistiche legate alla smilitarizzazione e all’accordo che stipuleranno con l’autorità di transizione (gli Stati Uniti. nda)
17. Nel caso in cui Hamas ritardi o respinga questa proposta, proseguirà nelle aree libere dal terrorismo consegnate dall’IDF
18. Sarà avviato un processo di dialogo interreligioso basato sui valori di tolleranza e coesistenza pacifica
19. Con l’avanzare dello sviluppo di Gaza e dell’attuazione del programma di riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese, potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato Palestinese
20. Gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e Palestina per concordare un orizzonte politico per una coesistenza pacifica e prospera
Ai margini dei 20 punti della proposta, la posizione Israeliana è subito stata evidenziata da Netanyahu: «Se Hamas respinge il suo piano, signor Presidente, o se presumibilmente lo accetta e poi fa praticamente di tutto per contrastarlo, allora Israele finirà il lavoro da solo», ha detto direttamente a Trump. Mentre dopo, in un video dove parla in ebraico, ha dichiarato: «Non ritireremo l’IDF da Gaza», a testimoniare che la linea concordata (del punto 3) è all’interno della Striscia.
La proposta di pace di Trump, come è già stata ribattezzata, fornisce un quadro geopolitico di stampo coloniale. Cristallizza di fatto l’operazione dei due Stati, non trattando l’occupazione israeliana in Cisgiordania. Inoltre rimette insieme i tre fondamenti dell’inasprimento della questione israelo-palestinese:
-la risoluzione della Commissione Peel del 1937, dove venivano riconosciuti i due Stati a vantaggio israeliano (l’80% Palestina in terra desertica contro il 20% Israele in terra ricca e coltivabile);
-il libro bianco di Chamberlain del 1939, a cui è stato oculatamente rimossa la parte del singolo Stato, lasciando invariato il controllo sull’autorità e il governo palestinese, questa volta da parte degli Stati Uniti;
-la risoluzione ONU n.181 del 1947, dove non si parla di Stato palestinese ma solo di garantire ai palestinesi, accesso ai luoghi e libertà di culto.
Mentre gli Stati Arabi sembrano star facendo pressioni affinché Hamas accetti la proposta, forse anche in vista dei futuri guadagni che potranno fare investendo in ricostruzioni e gestione della terra palestinese, Netanyahu ha già accettato la proposta, consolidando Israele come “testa di ponte” giuridica del colonialismo occidentale in Medio Oriente.
Pubblicato il: 02/10/2025 da Alessio Ramaccioni