Caos Kiev: la corruzione travolge il governo Zelensky
Tra arresti e fughe eccellenti, tremano i vertici del governo di Kiev. L’indagine per corruzione che sta portando all’arresto di varie figure vicine a Zelensky potrebbe segnare la fine del presidente, mentre mette in difficoltà il sostegno incondizionata delle casse europee.
di Giacomo Simoncelli
Mentre al fronte la guerra non concede tregua, con le sacche di Pokvrovsk e Mirnograd ormai chiuse con dentro migliaia e migliaia di ucraini, e i russi che avanzano velocemente in altri settori delle regioni di Donetsk, Dnipropetrovsk e Zaporizhia, a Kiev si consuma una battaglia politica che rischia di essere altrettanto devastante per la tenuta dell’Ucraina. Un terremoto giudiziario, innescato dalle agenzie anticorruzione NABU e SAPO, sta facendo venire a galla un rodato sistema di corruzione che ha interessati il settore strategico dell’energia. Alla sbarra stanno finendo figure del governo Zelensky, e anche fedelissimi del presidente.
Il meccanismo di corruzione e riciclaggio
Lo scandalo è il risultato dell’operazione ribattezzata "MIDA", al cui centro c’è un giro di tangenti milionarie e riciclaggio di denaro che avrebbe sottratto risorse vitali allo sforzo bellico. Si parla di un totale di 100 milioni di euro, estorti a imprese pubbliche e strategiche, e in particolare a Energoatom, la quale gestisce le centrali nucleari ucraine. Il meccanismo era semplice ed efficace: in cambio di contratti per varie forniture e procedure di pagamento per beni e servizi che filavano lisce come l’olio, la società dell’energia atomica era costretta a pagare tangenti nell’ordine del 10-15% del valore dei contratti stessi. Dopo 15 mesi di indagini, come dichiarato dal NABU, questa vera e propria organizzazione criminale è venuta a
galla.
La decapitazione del governo
I coinvolti eccellenti, vicini a Zelensky, sono tanti. Innanzitutto, Oleksiy Chernyshov, l’ex vice primo ministro fino allo scorso luglio. Poi, il ministro della Giustizia German Galushchenko, precedentemente ministro dell’Energia, e la sua protetta, che ne aveva preso il posto, Svitlana Grynchuk.
C’è poi il tema dell’ex ministro della Difesa tra il 2023 e il 2025, Rustem Umerov. Umerov sarebbe scappato in Turchia, dove secondo alcune fonti è pronto ad arrivare negli Stati Uniti dove vuole testimoniare contro la corruzione del governo Zelensky. Mentre, secondo altre fonti, avrebbe dichiarato la sua disponibilità a tornare in Ucraina, ed affrontare qualsiasi risvolto giudiziario.
Mindich e i suoi sanitari d’oro
Ancora più politicamente sensibile è il coinvolgimento di Timur Mindich, stretto collaboratore di Zelensky sin dai tempi della società di produzione Kvartal 95 e figura chiave nelle forniture militari attraverso la società Fire Point. Secondo le ricostruzioni della NABU, Mindich avrebbe intascato tangenti per oltre 1,2 milioni di dollari. Il sodale di Zelensky è riuscito però anch’egli a fuggire all’estero, poco prima che gli agenti potessero arrivare alla sua abitazione. Questo ha ovviamente sollevato dubbi sulla tenuta delle informazioni delle procure ucraine, e ha portato poi Oleksandr Klymenko, capo della procura anti- corruzione, a mettere sotto inchiesta il suo vice, Andriy Synyuk, che a suo avviso sarebbe il responsabile della soffiata. La scoperta del fatto che Mindich si fosse fatto costruire dei sanitari d’oro in bagno è il sintomo della difficoltà con cui Kiev si appresta a fare nuove richieste finanziarie alla UE. Risulta difficile chiederli ai cittadini europei, quando è ormai conclamato che la corruzione oggi è capace di far perdere questi fondi in rivoli di speculazioni e ricatti.
Un sistema al collasso?
Stando alle parole della stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sono almeno 70 i miliardi di cui l’Ucraina ha bisogno nell’anno a venire per sostenere il proprio bilancio e gli sforzi bellici; oltre 135 nel prossimo biennio, secondo il Fondo Monetario Internazionale. L’intesa da poco sottoscritta da Zelensky con Macron per 100 caccia Rafale, così come quella
siglata con la Svezia per 150 Gripen, sembrano più una promessa all’industria militare europea che una concreta possibilità di ribaltare le carte in tavola. Nella lettera che von der Leyen ha inviato alle capitali europee ha messo sul tavolo tre opzioni per
garantire questi finanziamenti. La prima è quella di sovvenzioni bilaterali. La seconda è quella del debito comune, ovvero di un prestito di cui i paesi UE pagherebbero gli interessi. La terza opzione è ancora una volta quella di un prestito, ma finanziato con gli asset russi congelati nelle società europee. Il rischio che questa operazione venga assunta dai mercati come una confisca, con
conseguenti effetti a catena, è alta.
Il futuro dell’Ucraina e i riverberi internazionali dello scandalo
Insomma, il problema Zelensky rimane, così come il problema di una guerra ormai insostenibile. Il tentativo del presidente ucraino di cancellare l’autonomia delle agenzie anticorruzione dal governo, che è poi fallito a fine luglio, era già un campanello di allarme sul marcio che si nascondeva nell’establishment politico che si è affermato negli ultimi anni di guerra. Ora questo marcio è venuto a galla. Questo potrebbe essere il primo sassolino di una frana che arriverà diretta al collasso dell’Ucraina. Intanto, scandali come questi potrebbero dare ulteriore forza a proteste come lo sciopero generale indetto dall’Unione Sindacale di Base per il 28 novembre e la manifestazione nazionale chiamata il 29 novembre, che hanno tra i propri obiettivi il contrasto
alla finanziaria di guerra che ha varato il governo Meloni.