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Arriva la Dottrina Monroe 2.0: addio Europa, occhi puntata all’America Latina e all’Indo- Pacifico

Arriva la Dottrina Monroe 2.0: addio Europa, occhi puntata all’America Latina e all’Indo- Pacifico

La Casa Bianca ha rilasciato il nuovo documento di Strategia per la Sicurezza Nazionale. Esso segna il ritorno definitivo alla Dottrina Monroe, ma in una formula aggiornata. Gli alleati si prendano in carico la propria difesa, Washington si concentrerà sull’America Latina e sulla competizione strategica con la Cina nell’Indo-Pacifico.

di Giacomo Simoncelli

Venerdì scorso, quasi in sordina, l’amministrazione statunitense ha rilasciato la nuova Strategia di Sicurezza Nazionale. Un documento di 33 pagine che segna una rottura definitiva con il passato, archiviando definitivamente l’era della globalizzazione unipolare a guida statunitense per inaugurare una fase di netta competizione tra blocchi. Il messaggio che arriva da Washington è inequivocabile: gli Stati Uniti non intendono più sostenere da soli il peso di quell’ordine internazionale di cui gli europei si sono approfittati per 80 anni. I pilastri della nuova dottrina sono il ritorno all’interesse nazionale, la ricostruzione industriale interna e una ridefinizione radicale delle alleanze storiche.

Il capitolo dedicato all’Europa è, infatti, probabilmente il più indigesto per le cancellerie del Vecchio Continente. Il documento abbandona la retorica della NATO come legame intoccabile, adottando invece toni critici e disincantati. L’amministrazione Trump accusa esplicitamente le élite precedenti di aver sovrastimato la capacità americana di finanziare simultaneamente una massiccia
struttura statale e un oneroso apparato militare globale, permettendo agli alleati di scaricare i costi della loro difesa sul popolo americano.

Il giudizio sullo stato di salute dell’Europa è impietoso: i partner storici sono descritti come nazioni a rischio di cancellazione della civiltà, minate da stagnazione economica, crisi demografica, politiche migratorie permissive e instabilità politica. Sebbene l’Europa rimanga legata agli USA, non è più al centro della sua strategia. L’imperativo per Bruxelles dovrà essere ora di stare in piedi da sola: Washington esige che gli europei si assumano la responsabilità primaria della propria difesa e aprano i mercati alle merci americane.

L’elemento che segna la divergenza definitiva con l’Europa riguarda l’attuale strategia nel conflitto russo-ucraino. Il documento definisce la guerra in Ucraina una spesa che non garantisce risultati e un acceleratore di crisi per l’Europa. La Russia, pur essendo un competitor, non è percepita come una minaccia strategica esistenziale per gli USA. L’obiettivo dichiarato è negoziare una rapida fine delle ostilità per stabilizzare le economie europee e prevenire escalation involontarie. Washington si dice pronta a un investimento diplomatico per ristabilire la stabilità strategica con Mosca, criticando apertamente i governanti europei che nutrono aspettative irrealistiche sulla guerra. Inoltre, viene messo nero su bianco lo stop all’allargamento dell’Alleanza Atlantica: bisogna farla finita con l’idea “della NATO come di un’alleanza in perpetua espansione”.

È dall’altro lato dell’Atlantico che si concentra lo sguardo della Casa Bianca. Se l’Europa viene abbandonata, è perché sono le Americhe a tornare ad essere l’orizzonte principale degli Stati Uniti. O meglio, l’emisfero occidentale. La strategia rilancia esplicitamente la Dottrina Monroe, in una versione aggiornata secondo le direzioni date da Trump. Gli attori non-emisferici (un chiaro riferimento alla Cina) non sono più i benvenuti nel cortile di casa degli Stati Uniti. Questo approccio prefigura un ritorno a logiche egemoniche ottocentesche, con Washington che vuole essere pronta a riadattare la presenza militare per affrontare minacce urgenti a sud del confine. Contestualmente, la sicurezza delle frontiere diventa l’elemento principale della sicurezza nazionale, con l’obiettivo dichiarato di porre fine all’era della migrazione di massa.

Dunque, il fronte europeo viene congelato e con la Russia si cerca una stabilità strategica, magaric con la possibilità di intrattenere rapporti che la allontanino dal Dragone. L’attenzione statunitense si sposta interamente sull’Indo-Pacifico. La Cina non è un partner con cui cercare equilibri, ma un competitor sistemico che minaccia la supremazia americana. Il documento ammette che i decenni di apertura economica non hanno liberalizzato Pechino, ma ne hanno favorito l’ascesa tecnologica e
militare. La risposta USA prevede una controffensiva su tutti i fronti: disaccoppiamento dalle filiere cinesi, il rilancio dell’industria nazionale e una deterrenza militare rafforzata per mantenere l’Indo- Pacifico libero e aperto, specialmente riguardo a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale.

Gli ordini di Washington parlano di un mondo frammentato. La fase della concertazione globale, dello stallo tra potenze, è finita: inizia l’era della “difesa aggressiva” dell’interesse nazionale, dove gli alleati devono pagare il conto e i nemici vengono affrontati con una logica di potenza nuda e cruda. O per meglio dire, ricomincia questa era, come è sempre stato a parte la fittizia parentesi
propagandata negli ultimi trent’anni.

Pubblicato il: 03/12/2025 da Giacomo Simoncelli