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Portishead: la storia e il significato di “Glory Box”, il loro singolo di successo del 1995

Portishead: la storia e il significato di “Glory Box”, il loro singolo di successo del 1995

I’m so tired of playing Playing with this bow and arrow Gonna give my heart away Leave it to the other girls to play For I’ve been a temptress too long Just… 

A volte, dai nomi delle cose, si può risalire alla loro storia o scoprirne il loro significato più profondo.

Per esempio, se si analizzano le parole chiave del titolo di questo articolo, possiamo già conoscere qualcosa dei Portishead, noto gruppo britannico di trip-hop, e del loro singolo di successo del 1995 Glory Box.

Il nome del gruppo è, in realtà, un toponimo, in quanto Portishead è una cittadina del Somerset, vicino Bristol, con poco meno di ventimila abitanti, ove Geoff Barrow non solo vi trascorse la giovinezza, ma fondò anche la band nel 1991.

Portishead_dock

https://it.wikipedia.org/wiki/Portishead_%28Somerset%29

Quanto alla glory box, invece, essa è una sorta di scatola, o meglio, uno scrigno prezioso, in cui le donne, nei tempi passati, usavano riporre il proprio corredo per la dote in vista del matrimonio.

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https://www.abc.net.au/news/2022-05-29/glory-box-hope-chest-tradition-could-it-make-comeback/101105152

Cosa c’entra questo scrigno con ciò che la canzone vuole comunicarci? Ve lo svelerò a breve.

A metà anni Novanta, mentre il brit pop era all’apice della sua parabola di successo, quando  praticamente il palcoscenico mediatico era conteso da Blur e Oasis (un po’ come era successo negli anni Sessanta con la famosa “battaglia” tra Beatles e Rolling Stones), in contemporanea dava il meglio di sé un altro genere musicale (in realtà nato qualche anno prima): si tratta del trip hop anche conosciuto come Bristol sound, che affonda le sue radici in una miriade di altri generi, dall’hip hop, al soul, dalla psichedelia al jazz, dal dub all’elettronica.

I primi esponenti del movimento trip hop sono stati i Massive Attack (attivi dal 1987), che insieme a Tricky, Portishead e Morcheeba hanno fatto la storia di questo genere.

Quanto a Glory Box, essa è l’undicesima traccia dell’album di debutto dei Portishead del 1995 Dummy (etichetta Go! Discs, London Records).

I primi due album dei Portishead nacquero grazie ad una collaborazione a distanza: Geoff Barrow creava le basi, per poi inviarle via posta o in via telematica a Beth Gibbons, che incideva le sue parti vocali e rispediva il risultato a Barrow per la finalizzazione.

Quando uscì, Dummy riscosse un largo successo sia di pubblico che di critica: se lo si ascolta, istantaneamente ipnotizza e coinvolge. Si tratta di un album fuori dal tempo, sospeso a metà tra passato e futuro, la cui musica, tanto retrò (nell’animo) quanto moderna (nell’approccio), ti fa viaggiare attraverso sperimentazioni moderne e atmosfere romantiche dal sapore antico.

  • L’idea-cardine di Barrow e compagni è la rielaborazione di vecchi motivi di film noir e di spionaggio, mescolati a spunti jazzy-lounge e ritmi hip-hop rallentati, e immersi in atmosfere desolatamente romantiche. Per il resto, l’architrave sonora di “Dummy” è quella tipica di tanto trip-hop a venire: massiccio utilizzo di sample e scratch (i suoni ottenuti strofinando la puntina sul vinile dei vecchi 33 giri o dischi mix), giri di chitarra presi in prestito dagli spaghetti-western anni 60, ampie sezioni di archi, bassi cupi, sintetizzatori “moog” e un organo hammond ad aggiungere un ulteriore tocco “vintage”. (Onda Rock)

Il disco doveva essere la colonna sonora di un cortometraggio in stile spy movie dei Portishead del 1994, To Kill a Dead Man. Parti del film originale appaiono nel video di Sour Times. Un fotogramma del film è presente inoltre sulla cover di Dummy così come altri fotogrammi sono presenti nel booklet del CD.

To Kill a Dead Man - poster.jpg

Nel videoclip di Glory Box, viene messo in musica un film in bianco e nero, di quelli che tanto piacerebbero a mia madre, ma che da sempre hanno attratto anche me, in cui i personaggi sono signorili, educati nei modi e romantici, e in cui un ruolo fondamentale giocano i sentimenti, in primis l’amore…

Infatti, il film rappresentato nel video sembra proprio parlare di una storia d’amore, ma di quelle struggenti e che fanno sospirare.

La base di Glory Box contiene campioni da Ike’s Rap II di Isaac Hayes contenuto nell’album Black Moses; lo stesso sample è stato utilizzato anche da Tricky nella sua Hell Is Round The Corner del 1994.

Qui sotto, potete vedere una versione alternativa del videoclip ufficiale di Glory Box, diretta da Alexander Hemming, in cui ci sono più scene con la live performance di Beth, che all’epoca soprannominarono “la Billie Holiday venuta dallo spazio“.

Ciò che rende Glory Box indimenticabile è non solo la sua musica decadente, malinconica e sognante, ma anche e soprattutto la sensazione che ti comunica Beth mentre canta: una rabbia mista a dolcezza, troppo forte per essere urlata e che quindi deve esser canalizzata e sussurrata per arrivare a destinazione.

Forse la glory box di cui parla la canzone non è altro che lo scrigno segreto in cui riponiamo i nostri sentimenti più profondi, come l’amore, un po’ per proteggerli dal mondo esterno, un po’ per tirarli fuori e donarli quando arriverà il momento giusto…


Fonte immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Portishead_@_Primavera_Sound_2.jpg


 

Pubblicato il: 21/05/2023 da Skatèna