Traccia corrente

ROCKTROTTER con ELEONORA TAGLIAFICO

Finntroll - Solsagan

ROCKTROTTER con ELEONORA TAGLIAFICO

“Avevamo ragione noi – verso Genova 2001” [Podcast intervista a Elena Giuliani]

“Avevamo ragione noi – verso Genova 2001” [Podcast intervista a Elena Giuliani]

di Valentino De Luca

ASCOLTA L’INTERVISTA A ELENA GIULIANI

A volte, di un evento traumatico, nella mente di chi vi assiste e per fortuna non ne è il protagonista, non è detto che rimanga la scena nel suo insieme.
Un fotogramma, un dettaglio, un particolare si imprimono nei ricordi dello spettatore e non lo abbandonano più per anni.

Di quel 20 luglio di 20 anni fa, quando dopo lo sparo il corpo di Carlo Giuliani giaceva riverso a terra, col passamontagna inzuppato di sangue ed in lontananza la sgommata del defender che qualche secondo prima gli era passato sopra, a me è sempre rimasto impresso, come un marchio a fuoco nei miei ricordi, l’urlo di un manifestante che, non appena accortosi dell’omicidio del giovane, inizia a urlare: “Oddio cazzo c’è uno per terr…oh dio! Noooooo

Ecco, più della crudezza di quell’assassinio, più delle urla e dei pianti dei manifestanti che da terra imploravano pietà agli agenti delle Forze dell’Ordine per non essere più manganellati, più dell’urlo d’accusa lanciato dall’allora vicequestore Adriano Lauro verso uno dei manifestanti dopo la morte di Carlo in una piazza Alimonda immersa nel silenzio (“Sei stato tu che lo hai ucciso, bastardo! Col tuo sasso“), addirittura più che le immagini shoccanti dei ragazzi della scuola Diaz portati sanguinanti a forza su ambulanze e camionette all’uscita della struttura, l’urlo di quell’anonimo manifestante alla vista del compagno ucciso e schiacciato ha segnato a lungo la mia giovinezza.

Il resto sono i 20 anni di una famiglia che non ha mai smesso di chiedere un giusto processo per il proprio figlio e fratello, dopo l’archiviazione del 2003 ed il riconoscimento per il carabiniere Placanica di legittima difesa.
Vent’anni passati a chiedere verità e giustizia per colui che, suo malgrado, è divenuto il simbolo di una generazione che chiedeva maggiore giustizia sociale, rispetto per l’ambiente, una sanità accessibile a tutti, un’economia che ponesse come obiettivo il benessere collettivo dell’Umanità e non il sistematico sfruttamento di una minoranza di super ricchi contro un oceano di derelitti, libera circolazione di uomini, mezzi e saperi.

Come ricorda Elena Giuliani, sorella di Carlo, in questa intervista, la storia di Carlo deve insegnare come ognuno deve fare la sua parte nel chiedere giustizia e la più grande lezione che si può trasmettere ai giovani che tornano ad affacciarsi per le strade e nelle piazze alle prese coi problemi di oggi che non sono altro che quelli di ieri, ma acuiti da 20 anni di devastazione e saccheggio di popoli e territori,  è che ognuno deve dare un pò del suo  affinché pochi non siano costretti a dare tutto.

Taggato come
Pubblicato il: 19/07/2021 da Valentino De Luca