Caso Taverna a Santa Chiara: nessuna cacciata di turisti israeliani
L’intransigenza di una parte trasforma una conversazione colloquiale in una lite furiosa, con accuse di antisemitismo e di sostegno del terrorismo. Finita la vicenda, il tutto si sposta sui social dove inizia una shitstorm con i giornali che alimentano la polemica polarizzando ogni possibile posizione, sulla lite o sull’argomento Palestina-Israele.
di Eugenio Fofi
Napoli, sabato 3 maggio, ne la Taverna a Santa Chiara è un pranzo come molti altri, il locale è piccolo e permette facili conversazioni tra i vari tavoli. Due turisti israeliani si mettono a parlare con un tavolo accanto e suggeriscono agli altri commensali (spagnoli) di visitare Israele. A questo seguono le domande degli spagnoli riguardo i bombardamenti sulla striscia di Gaza, domande che fanno inalberare la turista israeliana, Gili Moses, e che fanno intervenire, Nives Monda, la titolare della Taverna che ha ricordato dei crimini internazionali di Israele, del genocidio ai danni dei palestinesi.
La risposta della turista è pronta a sostenere il governo di Netanyahu, che non era in atto nessun genocidio, poi prende il telefono e inizia a riprendere la titolare: “Antisemita, sei un’odiatrice di ebrei , duemila anni di persecuzione non sono abbastanza per te, sei una sostenitrice del terrore (terrorismo. nda), i sionisti vanno alla nostra terra ebraica (devono andare. nda). Antisemita, sei un’antisemita, guardati. Non sono spaventata, non siamo spaventati di persone come te che supportano il terrore. Maria e Gesù erano ebrei, sono nati e morti ebrei”. Queste sono le parole che si possono sentire sul video che è stato caricato sui social e che è stato ripreso dai media, parole dei turisti a cui segue la risposta della titolare che si conclude con la richiesta di uscire dal locale: “Signora, può andare, per favore, non voglio i vostri soldi e i sionisti non sono i benvenuti
qui, 50.000 mila persone uccise”. Risponde la turista: “io (Israele. nda) non sto perdendo. Quello che sei è grazie a noi, alla nostra cultura”. “Non stiamo perdendo, stiamo vincendo” le fa eco il turista israeliano, prima che il video si concluda. Video che viene caricato integralmente, senza censurare i volti e senza autorizzazione.
A seguire la pagina Facebook della Taverna a Santa Chiara è stata presa di mira da sostenitori di Israele e delle sue operazioni in Palestina e in Libano, ma come contraltare anche i sostenitori del popolo palestinese si sono affrettati a recensire il locale. Oltre agli insulti pubblici la stessa titolare, Nives Monda, ha prima raccontato il suo punto di vista sulla vicenda e poi riportato alcune delle minacce e degli insulti che le sono stati scritti al numero del ristorante: “Buongiorno, è permesso da l’ingresso ai cani? E agli ebrei? Spero chiuda per sempre” oppure “Peccato che non eri tu ad essere violentata mentre tagliavano il pistolino a tuo marito” e molte altre. “Per me possono venire tutti, ma non si può fare apologia di reato. Per me è come se fosse entrato qualcuno facendo il saluto romano. Purtroppo [la signora] ne risponderà legamente, anche di tutto quello che sta succedendo in queste ore”. Questa la versione della titolare rilasciata in un intervista a Fanpage.it.
Mentre la versione rilasciata dalla turista vede la ristoratrice iniziare l’accusa e l’aumento dei toni, di averle fatto comunque pagare il conto e sostenendo che l’episodio non riguardasse Netanyahu, ma di essere umani. Glissando sul fatto che alla contestazione delle 50mila persone uccise lei abbia risposto che la ristoratrice era una sostenitrice del terrorismo. Non è mancata la pronta solidarietà che il sindaco e l’assessora del turismo di Napoli (Manfredi e Armato) hanno dato ai turisti in un incontro privato tra Armato e i due, mentre solo in un secondo momento l’assessora intende incontrare la ristoratrice. Anche se come ci ha tenuto a ricordare l’assessora non si tratta di una sua posizione politica, ma che la posizione del Comune sia quella di “far vincere il dialogo”, per “non far passare Napoli come città antisemita”.
Ma è il modo in cui la vicenda è stata trattata nei media a far esplodere il caso. Nei titoli, e quindi nell’informazione che raggiunge i più, non c’è praticamente nulla nel merito delle parole (delle due parti) e delle azioni (di Israele) che hanno scatenato la lite, subito tutto è stato etichettato come uno scontro tra israeliani e proPal, con uno scontro così inevitabile. Infine non c’è praticamente nulla sul classico salto logico tipico dei dibattiti su questo tema, dal vivo così come in rete o in televisione: alla prima avvisaglia di contestazione delle politiche israeliane, dall’occupazione e apartheid della Cisgiordania, ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza, l’unica risposta è “l’antisemitismo”. Come se sostenere e rivendicare dei diritti di
alcuni, non sia necessariamente la cancellazione dei privilegi degli altri, ma la cancellazione dei loro diritti.