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Liberato, anatomia di un Fenomeno

Liberato, anatomia di un Fenomeno

E’ il vero fenomeno musicale del momento, un Hype che sta coinvolgendo centinaia, migliaia, milioni di persone almeno stando ai numeri di view su Youtube agli ascolti su Spotify e ai fan sulla pagina Facebook.

Stiamo parlando del “fenomeno Liberato”.

 

 

Tutti, o quasi, ne parlano o almeno si chiedono chi sia e  quali possano essere le ragioni di una popolarità così clamorosa nata praticamente dal nulla. Da un giorno all’altro è iniziato a circolare il nome Liberato, più che un cantante un’entità che canta, di cui nessuno conosce identità e volto che, almeno fino ad ora, non è stato mostrato né nei live nè altrove:

c’è chi ipotizza che Liberato non sia una persona sola, qualcuno vuole che si tratti del cantante dei 24 Grana Francesco Di Bella sotto mentite spoglie; ad ogni modo si è creato una vero e proprio boost mediatico per colui che canta in napoletano e ci svela una Napoli lontana dai clichè della Neomelodica e anche del pop alla Pino Daniele, per intenderci; colui che non ha ancora pubblicato neanche un disco ma ha già all’attivo svariati live oltre ai  6 brani e relativi video pubblicati, che hanno fatto schizzare i contatori di Youtube a quota 9.3 Milioni di view (per il video con più view di tutti “TU T’E SCURDAT’ ‘E ME”).

Risultati immagini per liberato tu t'è scurdat' e mè

In tutto questo Liberato, la cui popolarità in parte è probabilmente  dovuta al suo anonimato, alla sua non- identità, un paradosso nell’epoca in cui chiunque sente il bisogno di essere qualcuno, diventa simbolo ed esempio eclatante del rovesciamento dei paradigmi precedenti all’era digitale, sia a livello di produzione-distribuzione ma soprattutto a livello di fruizione,

Oggi il pubblico (un certo tipo di pubblico), non sembra più interessato al prodotto artistico inteso come supporto fisico, la cui fruizione  passa dalle fasi di “ascolto-riascolto-interiorizzazione, feticizzazione”, soprattutto nel caso del prodotto vinile; nello scenario attuale, in cui tutto diventa liquido e inconsistente, la fruizione passa invece attraverso l’ascolto in streaming e privo di supporti (in molti casi  di un solo singolo per tutto l’album), il feedback tramite commenti e like, la condivisione sui social per sentirsi parte attiva nel processo di creazione ed amplificazione del fenomeno e, infine, spostamento dell’interesse al nuovo fenomeno di turno, in tal senso venendo meno l’elemento fidelizzazione e affezione  tipico dei “fans vecchia maniera”.

Dunque, un personaggio come Liberato soddisfa pienamente i bisogni insiti in questo nuovo tipo di pubblico: poter ascoltare tutto e subito senza necessità di acquistare alcunché, hype ad ogni costo, esaltazione del personaggio più che dell’artista, ma soprattutto il bisogno di una fruizione veloce e immediata, che non presuppone una riflessione ulteriore ma, anzi, la disincentiva attraverso i meccanismi di “dispersione dell’attenzione”, come lo skip e il “watch also”, che rientrano nello scenario di un’esperienza utente concepita per essere totalmente funzionale (ovviamente) ad obiettivi di business.

Chiaramente siti come Youtube e Spotify non sono da demonizzare nella misura in cui ci permettono di conoscere cose nuove che non avremmo scoperto altrimenti, diventano però armi a doppio taglio nel momento in cui incentivano l’appiattimento dei gusti su logiche mainstream, la sclerotizzazione della capacità di attenzione, della curiosità, della capacità di un ascolto in profondità anziché di un ascolto  casuale e randomico, e la mancata ricerca di fonti alternative; questa non vuole essere quindi nè l’apocalittica demonizzazione dei media digitali né dei relativi fenomeni “alla Liberato” figli dell’hype e di un preciso setting dei media stessi; resta solo la constatazione che le nuove dinamiche di fruizione, ascolto e partecipazione sono chiaramente specchi e figli del nostro tempo.Che ci piaccia o no.

Maya A.

Pubblicato il: 10/05/2018 da redazioneradiocittaperta