Traccia corrente

THURSDAY THE NEW FRIDAY con SANJA BABIC

RCA - Radio città aperta

THURSDAY THE NEW FRIDAY con SANJA BABIC

Elezioni a Taiwan: vince l’indipendentista Lai, la Cina non gradisce…

Elezioni a Taiwan: vince l’indipendentista Lai, la Cina non gradisce…

Il 2024 – anno nel quale andrà al voto circa la metà della popolazione mondiale – si apre con le delicatissime elezioni a Taiwan. L’esito, abbastanza scontato, rischia di aumentare ulteriormente le tensioni con la Cina.

di Alessio Ramaccioni

Nel 2024, nel mondo, sono previste tante elezioni, che coinvolgeranno circa la metà degli abitanti del pianeta Terra. Si voterà – tanto per citare alcuni esempi – in Russia, in Iran, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in India: inutile sottolineare la valenza globale di questi appuntamenti elettorali. Il nuovo anno si è aperto con un’altra votazione delicata e cruciale: quella a Taiwan. La piccola nazione insulare, situata tra il Mar Cinese Meridionale ed il Mar Cinese Orientale, ha scelto il nuovo presidente, che ha sostituito l’uscente Tsai Ing-wen, alla guida del paese per due mandati. Il vincitore delle elezioni, Lai Ching-te detto “William”, appartiene allo stesso partito della sua predecessora, il Partito Democratico Progressista, fortemente indipendentista e dunque agli antipodi rispetto alla pretesa della Cina di riappropriarsi della sovranità dell’isola di Taiwan.

La tensione tra la Cina e Taiwan nasce nel secolo scorso, all’interno di una vicenda complessa ed articolata, ed è tuttora uno dei nodi insoluti della politica mondiale. Pechino rivuole Taiwan, anzi già la considera – a tutti gli effetti – una parte del proprio territorio, pur se non di fatto. Dall’altra parte, Taiwan agisce come nazione indipendente, anche se formalmente non lo è, in quanto non riconosciuta tale da tutto il mondo in maniera ufficiale. Taiwan, ufficialmente Repubblica di Cina, in contrapposizione alla Repubblica Popolare Cinese, agisce come un paese indipendente ed autonomo, e come tale elegge la propria guida politica. Sostenuta con decisione dagli Stati Uniti, che la utilizzano dalla fine della seconda guerra mondiale come un avamposto in funzione anti cinese, l’isola di Taiwan si oppone con forza alle velleità di riappropriazione di Pechino: anche se non tutte le componenti politiche taiwanesi hanno lo stesso atteggiamento nei confronti della Cina.

La presidente uscente, Tsai Ing-wen, insieme con il suo partito, il Partito Democratico Progressista, rappresenta la parte politica più ostile alla Cina e più (di conseguenza) vicina agli Stati Uniti. Il suo successore, “William” Lai, proviene dallo stesso partito ed è molto vicino alla leader uscente, di cui è stato anche vice presidente. In politica estera le scelte saranno quindi, probabilmente, molto simili. Il popolo di Taiwan lo ha scelto, preferendo la sua proposta a quella degli altri due candidati: Hou Yu-ih, del partito Kuomintang, più “flessibile” nei confronti della Cina, e Ko Wen-jie, del Partito del popolo taiwanese (Tpp). La vittoria di William Lai indica come la volontà di rimanere separati e formalmente indipendenti dalla Cina sia ancora forte, a Taiwan. Un recente sondaggio ha infatti riportato che solo il 7,4% dei taiwanesi intervistati sarebbe favorevole ad una riunificazione con la Cina: una posizione chiara, che ovviamente rende molto più complicate le ipotesi di dialogo .

Un problema abbastanza complicato per Pechino: Xi Jinping, nel suo discorso di Capodanno, ha ribadito che l’unificazione delle “due Cine” è inevitabile ed è un obbiettivo politico per Pechino: al momento, però, la situazione reale è parecchio distante da questa prospettiva. A meno che, ovvimente, il colosso asiatico decida di mostrare i muscoli ed alzare ulteriormente la tensione non solo con Taiwan, ma anche con gli Stati Uniti. I quali, al momento, devono gestire le scottanti questioni dell’Ucraina e del Medio Oriente, più le elezioni presidenziali in autunno: non proprio la situazione migliore per aprire un nuovo fronte. Non è un caso che Joe Biden si sia affrettato, dopo i complimenti di rito al vincitore, a dichiarare che gli Stati Uniti “non non sostengono l’indipendenza di Taiwan”. Non quella di fatto, almeno. Da parte della Cina, un breve ma significativo commento, da parte di Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan a Pechino: le elezioni a Taipei e il loro esito “non impediranno l’inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina”.

Pubblicato il: 14/01/2024 da Alessio Ramaccioni