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“E ti vengo a cercare” e l’amore per il divino che è in ogni cosa

“E ti vengo a cercare” e l’amore per il divino che è in ogni cosa

Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te

E ti vengo a cercare fa parte di uno dei migliori parti artistici di Franco Battiato, Fisiognomica, album che fu  pubblicato il 9 aprile 1988 e che rappresentò un inaspettato ritorno del Maestro alla musica leggera dopo che l’aveva accantonata, seppur per un breve lasso di tempo, a favore dell’opera lirica.

La copertina di Fisiognomica.

In Fisiognomica Battiato riuscì a

  • coniugare l’accessibilità e il piacere del pop con una serie di significati profondi e di suggestioni che non possono lasciare indifferente anche l’ascoltatore più superficiale. (Musica & Memoria)

Ecco il videoclip di E ti vengo a cercare di Battiato:

Di seguito, la meravigliosa cover di E ti vengo a cercare che il Consorzio Suonatori Indipendenti fece ad Alba nel 1996 durante un concerto/tributo a Beppe Fenoglio:

Il brano è stato utilizzato anche da Nanni Moretti nel suo film del 1990 Palombella rossa.

 

Quella proposta di seguito è una delle tante interpretazioni che sono state fatte di E ti vengo a cercare, ma non pretende di essere la migliore, tanto meno l’unica.

Secondo tale lettura, nel brano la ricerca di cui parla Battiato è diretta agli altri intesi come un insieme di persone, più che all’anima gemella che dovrebbe completarci. Quest’ultima, poi, non è detto debba identificarsi per forza con un partner,

  • ma potrebbe essere anche il Maestro, la guida spirituale verso la vera conoscenza. (Musica & Memoria)
E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Ogni persona esiste solo in relazione agli altri, solo nel riflesso e nella nostra immagine vista degli altri diventiamo reali.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Non si tratta di un concetto originale, tutti ne siamo consapevoli inconsciamente, anche se lo dimentichiamo o non sappiamo esprimerlo, ma è già scritto nell’ordine del mondo. E da questo nasce l’avvicinamento, anche sensuale, tra le persone. Nessuno può vivere solo, come ricordava anche Paul Eluard.
Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
L’unica alternativa non può che essere radicale, la rinuncia a sé, l’eremitaggio totale, la separazione dal mondo e dalla vita stessa, come logica conseguenza.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Quanto è più naturale il desiderio di accostarsi agli altri, il piacere di ascoltare e di capire il mondo fatto di persone, anche e soprattutto se vengono da una storia comune.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Ritorna anche qui l’invettiva che già aveva percorso altri brani di Battiato (come Bandiera bianca) e che poi sarà sviluppata in un altro brano famosissimo, Povera Patria. Qui è però universale, non rivolta solo al nostro paese, e non distoglie dall’obiettivo principale:
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un’immagine divina
di questa realtà.
il miglioramento individuale, espresso in questa strofa.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.
Un miglioramento che, lo ribadisce la strofa finale, non può che essere un movimento collettivo, di persone in relazione continua tra loro, che si completano a vicenda.

[Fonte tabella: Musica & Memoria]

Battiato una volta disse che E ti vengo a cercare è una canzone rivolta alla sfera del divino, a un essere superiore.

Divini sono, per chi ama, anche una donna o un uomo, a seconda dei casi. Però la tendenza è verso un essere superiore. C’è anche il tema dell’emancipazione dalle passioni che fa pensare a qualcosa di divino, così come anche la ricerca dell’essenza.


Quando nel 1996 uscì Linea Gotica, il secondo album in studio del Consorzio Suonatori Indipendenti, “duro e cupo” come le vampe che si innalzarono dal rogo della biblioteca di Sarajevo durante l’assedio della città, tra le sue tracce venne inserita E ti vengo a cercare, che Ferretti e compagni, tra chitarre elettrificate e distorte, trasformarono e sublimarono in modo da renderla ancora più fedele a se stessa.

Come mai si scelse di inserire E ti vengo a cercare in Line Gotica? Ecco cosa rispose il Consorzio Suonatori Indipendenti:

Per ricomporre, a modo nostro, una unità. Una canzone italiana tra le più belle, da un Battiato che ci onora della sua attenzione e della sua simpatia e con la sua voce chiude, d’incanto, questa voglia d’amore, questa necessità.

In E ti vengo a cercare convivono due movimenti, due spinte che corrono lungo una stessa linea, ma che si sviluppano in direzioni opposte. Da una parte c’è una sorta di innalzamento, un moto verso l’alto, una tensione mistica verso il divino, un voler rifuggire dalla realtà, poiché questo secolo oramai alla fine saturo di parassiti senza dignità mi spinge solo ad essere migliore. Ma accanto a questo movimento verso l’alto, ce ne sta un altro che è invece più immanente, che si dirige e spinge verso il basso: si tratta di un sentimento terreno, che guarda alla realtà e alla semplicità delle cose, e che si concretizza nella voglia di stare con qualcuno, perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza, e se vengo a cercarti è perché in fin dei conti sto bene con te, perché ho bisogno di te. 

Le sfere dell’ultraterreno e del terreno, mistica e sensualità, trovano infine unità, perché l’amore e il divino sono in ogni dove. L’amore è un sentimento intimo e universale che attraversa tutto e tutti, che accomuna, che unisce. L’amore è così forte e potente che nessuno può resistergli, che ti fa toccare il cielo con un dito, che rapisce ed imprigiona, che necessita, per comprenderne la grandezza, di un allontanamento dal sé, per poi rinascere ed abbracciare il tutto.

Questo sentimento popolare

Nasce da meccaniche divine

Un rapimento mistico e sensuale

Mi imprigiona a te

  • Nella versione dei CSI la voce morbida di Battiato si sdoppia nel canto cupo e solenne di Giovanni Lindo Ferretti e in un contrappunto recitativo basso e roco, che impone un tono ancora più scuro e dissonante all’insieme. Eppure la spinta verso l’alto che caratterizza lo spirito del brano rimane, trainata dalla voce di Ginevra di Marco che, dolcissima, si libra leggera attraverso le strofe. E, alla fine, è lo stesso Battiato a cantare l’ultimo verso, chiudendo il cerchio. (Dischirotti)

Fonti immagini in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Franco_Battiato_-_23_July_2010_-_01.jpg


 

Pubblicato il: 09/04/2020 da Skatèna