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ARTISTA A LA VISTA con NARRADOR CALLEJERO

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ARTISTA A LA VISTA con NARRADOR CALLEJERO

Libere Considerazioni su Pearl Jam @Stadio Olimpico Roma 26 Giugno 2018

Libere Considerazioni su Pearl Jam @Stadio Olimpico Roma 26 Giugno 2018

EddieVedder/StoneGossard/MikeMcCready/JeffAment/MattCameron.

Tancredi/Nela/Vierchowod/Ancelotti/Falcao/Maldera/Conti/Prohaska/Pruzzo/Di Bartolomei/Iorio.

Tifosi e musicofili più grandi, quando sei ragazzo, ti tramandano le formazioni da tenere sempre a mente. 

Chi giocava negli anni ’80, chi ha iniziato a suonare negli anni ’80, adesso è una vecchia gloria.

Nella musica le vecchie glorie muovono i tour da milioni di euro di incasso a serata, quei tour che vanno dentro gli stadi di tutto il mondo. 

I vecchi sono conservatori. Il rock è vecchio. Il rock è conservatore.

Ieri allo stadio ero parecchio sotto l’età media degli spettatori. E non mi capitava da una marea di concerti.

I Foo Fighters e i Pearl Jam, recentemente in italia, si confrontano spesso con cover di vecchissimi dinosauri (pink floyd, who, queen, neil young etc.), come scrive Emiliano Colasanti nella sua recensione su rollingstone.it sembra davvero che abbiano un filo diretto col passato che sentono di dover tenere vivo, anche se sono cose che se parli con un adolescente di oggi suonano antichissime come alle mie orecchie di adolescente degli anni ’90 sarebbero suonate vecchie le fughe di Bach. 

Da Seattle, terra promessa del Grunge, venduto ai gonzi come l’ultima rivoluzione del rock. Arrivano gli ultimi sopravvissuti. Come animali in via d’estinzione. Come il panda sulla maglietta blu di Eddie.

I Pearl Jam sono la resistenza del rock che non si sputtana, una band di ragazzi che non si scannano, non litigano, non si atteggiano a divi, vanno ostinatamente contro quello che non gli sembra giusto come la lotta contro il secondary ticketing che è la continuazione del boicottaggio a Ticketmaster, sembrano fregarsene di compiacere per forza il loro pubblico anche se Eddie si prepara dei fogli con scritto in italiano quello vorrà dire per presentare alcune canzoni, regalando anche alcuni spunti interessanti ma purtroppo, il giorno dopo farà notizia solo l’hashtag #ApriteiPorti che alla fine della loro cover di ‘Imagine’ di John Lennon, viene proiettata sui maxischermi . Col newsfeed social diviso tra chi “i PJ ci mostrano come dovrebbe andare il mondo, peccato che siamo diventati più di destra degli statunitensi” e i “pensassero a suonare, e a non offendere gli italiani”.

La verità è che loro volano più in alto di così, e per 3 ore e 15 minuti ripercorrono una marea di canzoni che ci scorrono dentro come il sangue, tante volte che le abbiamo ascoltate, ballate, cantate, studiate a memoria, strimpellate con la chitarra. Ed ora si sono incastrate con i filamenti a doppia elica del nostro DNA.

La voce, quella cosi unica e inconfondibile voce, che una settimana fa era sparita e aveva fatto annullare una data a Londra, in un crescendo di guarigione torna. Si era riaffacciata a Milano a Padova e torna finalmente protagonista qui a Roma.

I Pearl Jam ogni sera cambiano scaletta, e questo crea un bel totoscommesse tra i fan che si sfidano a indovinare le canzoni che verranno.

Allo stadio olimpico non ci sono polveroni di terra, ci sono bibitari che girano portando le birre tra folla, non ci sono i token e si sta larghi, nel pit (per gli amici PRATO A) anche troppo larghi tanto che si riesce a girare senza fatica anche nelle prime file. Probabilmente qualche zolla di campo in meno per il prato A avrebbe aiutato i tanti che si sono assiepati nel perimetro del prato B.  

I Maxischermi, unico modo per vedere il concerto dalle curve ma anche dalle tribune in assenza di binocolo, sono mirabilmente animati da un’ottima regia e da una marea di camere, alcune robotiche su rotaie, alcune azionate da cameramen sul palco, alcuni su binari sotto il palco, alcuni nascoste nell’impalcatura del palco, alcune sulle tribune. Veramente una goduria di susseguirsi di prospettive. 

Tutto così bello, cosa posso insultare allora? Forse i cellulari in aria che sono sempre tanti, perché la gente non riesce a comprendere che le foto e i video non verranno, (se ne hai fatte 400 puoi pubblicarne 3), ma per quello fortunatamente esistono i fotografi professionisti (per esempio potete andare sui profili social dell’ottimo fotografo Simone Cecchetti),

Potrei insultare quelli che riprendono in verticale invece che in orizzontale? Non più perché ora c’è “IGTV” (la nuova tv di Istagram) che propone contentuti solo verticali sul cellulare, mi consolo pensando che potrò continuare a insultare quelli che filmano lasciando attivo il flash dalla tribuna, invece poi Eddie chiede di accendere le torce dei telefoni e l’effetto sulle tribune che diventano “centomila fiammelle” è indubbiamente affascinante. Quindi mi rimane da insultare solo quel deficiente con la maglietta gialla che nel prato A ha preso una birra dalle mani di un giovane inesperto e minuto bibitaro di colore rifiutandosi di pagargliela il dovuto. (BIBITARI CON NOI!). 

La musica, resta la più formidabile macchina del tempo attualmente a disposizione. E un trittico di tre primi dischi come Ten-Vs-Vitalogy possono vantarlo veramente poche band attualmente in attività. L’Olimpico vibra soprattutto sui ripescaggi pre ‘Yield’ cose quindi con oltre 20 anni di età. Unica eccezione per ‘Just Breathe’ che è più recente ma sembra già un grande classico.

Saranno alla fine 36 canzoni, di cui 7 cover e una canzone del repertorio solista Vedderiano.

Non c’è uno straccio di gruppo spalla. WTF?!?. Alle 21.15 il sole scende dietro Monte Mario e le note del piano di Philip Glass ‘Metamorphosis Two’ portano sul palco i 6 musicisti (ormai da una marea di anni c’è l’organista Kenneth “Boom” Gaspar aggiunto come membro esterno ai 5 della prima riga.)

Si parte piano, e c’è chi pensa in un concerto senza spingere troppo, invece qui non ci si risparmierà, anche se ci saranno alcune semplificazioni delle linee vocali e alcuni “cantate voi che a me me viè da ride’ “. 

Non ci si abitua alla Psichedelia dei primi Pink Floyd ‘Interstellar Overdrive’ tanto cara anche a Frank Zappa, che già si inizia a spingere sul gas con tre bombe: ‘Corduroy’, ‘Why go?’ e ‘Do the Evolution’

I Pearl Jam hanno (da 20 anni a questa parte) un grande batterista e un Dio del basso (come dirà Eddie presentando “Pilate”: la canzone che scrisse Jeff Ament su un romano.)

Poi arrivano ‘Given to Fly’ e ‘Even Flow’ e l’olimpico è gia ampiamente in visibilio e conquistato dopo mezzora di gioco.

C’è il tempo che si sospende su ‘Immortality’

Poi uno sguardo recente al cielo limpido di Roma con la sua luna piena, con ‘Unthoght Known’ (recente di che? visto che anche da ‘Backspacer’ so passati quasi dieci anni e quando è uscita i centrali erano Mexes e Juan)

Mike McCready fa gli assoli anche se non è un guitar hero (la sua versione di ‘Eruption’ di Eddie Van Halen ieri sera non sfigurava eh). 

E la ritmica di Stone Gossard infuria su ‘Animal’ col suo 5 Vs 1 che nella scaletta, scritta di proprio pugno da Eddie, poi diffusa sui profili social della band curiosamente non era stata segnata.

Fino alla chiusura della lunga versione di ‘Porch’ che chiude il primo tempo di gioco alle 22.50 dopo 1 ora e 35.

Si riparte intimamente con l’ukulele e ‘Sleeping by Myself’ ricordando la stella cadente che l’anno scorso attraversò il cielo di Firenze nel concerto solista di Vedder.

Poi ‘Just Breathe’ con i suoi sospironi e le lucette dei telefoni che riprendono coi flash accesi,

Quindi ecco la cover di ‘Imagine’ e la richiesta di led accesi lanciata in un italiano insicuro: “NON DOBBIAMO ARRENCERCI MAI”, con il suo risvolto politico against Salvini #saveisnotacrime #apriteiporti, politici come nel 2004 quando si sosteneva John Kerry contro Bush figlio, o come ora che si osteggia pubblicamente la presidenza Trump. Però magari non tutti conoscono l’impegno politico dei PJ e quindi oggi che non si deve “bucare” la “notizia” della cover di ‘Imagine’ dedicata ai migranti: presto Antonio Castaldo di Corriere.it pubblica pubblica pubblica anche se poi la foto di copertina della notizia raffigura il compianto Chris Cornell (REALLY?!?). (Stentavo a crederci quando l’ho vista sul profilo di Emanuele Tamagnini di Nerdsattack, quindi ve la metto qua!)

Ok. Eddie, “NON DOBBIAMO ARRENDERCI MAI” ma io fossi in te una grattata me la darei. Comunque questa è la cover con gli smartphone fiammelle.

Quindi alcuni dei grandi classici mancanti: ‘Daughter’, ‘State of love and trust’; una cover dei Kiss cantata da Matt Cameron che non facevano da un sacco di tempo, ‘Jeremy’ con quel finale di basso che è una cosa che mi è sempre sembrata geniale. E la chiusura festante con ‘Better Man’ alle 23.40 dopo altri 50 minuti di concerto.

“Bisogna chiudere a mezzanotte che la sindaca è grillina, quale canzone si farà in tempo a fare per ultima? si accettano scommesse”, ancora. “Tanto chiudono sempre con ‘Yellow Ledbetter’, vedrai che escono, fanno ‘Yellow Ledbetter’ e tutti a casa.” Eddie rientra con questi fogli in mano, e le scritte in italiano. Dice “questa la cantiamo insieme per un grande che ama l’italia come noi: Roger Waters” e  parte “Hello, Is there anybody in there?” … ‘Comfortably Numb’ pensi mannaggia a te mancano un sacco di tuoi cavalli di battaglia e chiudi co un lentone dei Pink Floyd. Invece no!.

Si fa in tempo a struggersi forte con una lunga versione di ‘Black’ ricordi ricordi ricordi.

Poi ‘Rearviewmirror’ salti salti salti.

E ‘Alive’ tutti con le mani in aria.

Arriva anche la cavalcata firmata Neil Young ‘Rockin’ in a free world’. E poi nella scaletta scritta da Eddie tra parentesi sì c’era (Y. Led ? ) ma davvero è mezzanotte e mezza, la gente è stremata, ed hanno acceso tutte le luci della stadio vestamoacacciaviastyle da venti minuti. Peccato.

Personalmente mi mette tristezza andare a sentire i vecchi che fanno la musica di quando erano giovani, tipo gli Offspring, tipo tutti quelli che suonavano negli anni 90.

Mi sono ripromesso che questo sarebbe stato il mio ultimo concerto in uno stadio. Ci trovo troppo feeling in meno che nei posti più piccoli.

E non mi sta simpatico il caro prezzi dei concerti che ha avuto una grossa impennata negli ultimi anni.

Mi sono ripromesso che questo sarebbe stato il mio ultimo concerto grande di vecchie glorie del millennio scorso.

Ne ho visti tanti, e non avevo mai visto i Pearl Jam. 

Sto a posto così.

Un gran bel modo di calare il mio sipario sui grandi concerti da incassi milionari.

Addio Dinosauri. Impatto con l’asteroide che vi estinguerà è previsto tra 3 … 2 … 1 … 

 

 

Scritto Da Giovanni Cerro

Foto Giovanni Cerro

Video su youtube: PearlJamOnLine 

 

Pubblicato il: 28/06/2018 da giovannicerro