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Black Hole Sun: ricordando Chris Cornell e gli anni 90

Black Hole Sun: ricordando Chris Cornell e gli anni 90

“Black hole sun

Won’t you come

And wash away the rain”

Due anni fa, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2017, si toglieva la vita Chris Cornell, impiccandosi nel bagno della stanza d’albergo in cui alloggiava a Detroit, dove si era da poco concluso un concerto con i Soundgarden.

Qualche giorno dopo, il 23 maggio 2017, il Choir! Choir! Choir! di 225 voci di Toronto gli dedicava questa cover da piloerezione di Black Hole Sun.

Ma chi era Chris Cornell?

Christopher John Boyle, nato a Seattle il 20 luglio 1964, e’ conosciuto principalmente per essere stato il frontman dei Soundgarden e degli Audioslave.

La sua carriera ebbe inizio nel 1984 nei Soundgarden, scioltisi nel 1997 per poi riunirsi nel 2010; il suo nome è legato anche al supergruppo grunge Temple of the Dog che mette insieme membri dei Pearl Jam (Mike McCready, Stone Gossard, Jeff Ament, Eddie Vedder) e dei Soundgarden (Cornell e Matt Cameron, in seguito batterista degli stessi Pearl Jam).

Dal 2001 al 2007 ha formato poi, assieme agli strumentisti dei Rage Against the Machine orfani del cantante Zack De La Rocha, che aveva abbandonato la band nel 2000, il gruppo degli Audioslave.

Tralasciando quella che poi e’ stata la sua fortunata carriera da solista, Cornell a me piace ricordarlo nella sua veste di frontman dei Soundgarden, che era tra i principali gruppi musicali della scena grunge di Seattle di fine anni 80 inizi 90, e nello specifico con Black Hole Sun.

Testo di Black Hole Sun

In my eyes, indisposed
In disguises no one knows
Hides the face, lies the snake
The sun in my disgrace
Boiling heat, summer stench
‘Neath the black the sky looks dead
Call my name through the cream
And I’ll hear you scream again

Black hole sun
Won’t you come
And wash away the rain
Black hole sun
Won’t you come
Won’t you come (won’t you come)

Stuttering, cold and damp
Steal the warm wind tired friend
Times are gone for honest men
And sometimes far too long for snakes
In my shoes, a walking sleep
And my youth I pray to keep
Heaven sent hell away
No one sings like you anymore

Black hole sun
Won’t you come
And wash away the rain
Black hole sun
Won’t you come
Won’t you come

Won’t you come (black hole sun, black hole sun)
Won’t you come (black hole sun, black hole sun)
Won’t you come (black hole sun, black hole sun)

Hang my head, drown my fear
Till you all just disappear

Black hole sun
Won’t you come
And wash away the rain
Black hole sun
Won’t you come
Won’t you come

Black Hole Sun fa parte del quarto album dei Soundgarden, Superunknown, uscito il 4 maggio 1994 per l’etichetta  A&M. Fu composta dallo stesso Cornell, servendosi di un Leslie Speaker, un amplificatore con un sistema di altoparlanti rotanti, che da’ luogo a un piccolo effetto Doppler fornendo al suono una certa spazialità. Quando usci’, Black Hole Sun rimase per ben 7 settimane in cima alla Billboard Mainstream Rock Tracks.

E’ inutile, ma ogni volta che ascolto questo pezzo, sono catapultata indietro nel tempo, all’epoca della mia spensieratezza, gli ormai lontani anni 90 (stesso identico effetto mi fa Drinkin in L.A. dei Bran Van 3000, che qui non posso non postare).

Il videoclip, girato da Howard Greenhalgh, e’ molto trippeggiante, ed all’epoca era in heavy rotation su MTV. L’unica cosa che pretesero i Soundgarden fu di suonare veramente finchè venivano filmati. Il “buco nero” fu realizzato digitalmente, mentre i volti dei protagonisti furono deformati con la tecnica del morphing, che permette di trattare le immagini con un elaboratore, mutandole gradualmente da una forma iniziale ad una di arrivo, con un effetto di trasformazione del tutto credibile e naturale.

   

In “Black Hole Sun”, dunque, l’effetto speciale del morphing e’ usato al servizio della musica. I dettagli anatomici dei protagonisti vengono sfigurati, in corrispondenza dei suoni prolungati, regolari e ricchi di frequenze acute, e ciò contribuisce a drammatizzare fortemente l’ascolto e la visione di un video che ha come tema centrale l’incombente disastro che sta per abbattersi su una cittadina americana.

L’intento del video, dunque, e’ quello di colpire la societa’ borghese statunitense: i protagonisti sembrano trascorrere allegramente la loro giornata (un uomo falcia il proprio prato, una ragazza che salta la corda, una donna si mette il rossetto), ignorando l’imminente apocalisse che sta per accadere, preannunciata da una nuvola di locuste che si sta avvicinando o dalla bambola Barbie che arrostisce allo spiedo su un barbecue, assumendo un atteggiamento da perfetti ebeti con sorrisi enormi, falsi e plastificati, resi ancora più grandi ed inquietanti dagli effetti speciali, mentre alcuni si affidano alla fede o a pseudo-religioni per cercare la redenzione. Ad un certo punto, appare il BLACK HOLE SUN, il buco nero nel sole, che risucchia tutti senza distinzione.

 “The instant-classic video (si legge in un articolo tratto dal sito del Washington Post al seguente link  https://www.washingtonpost.com/news/arts-and-entertainment/wp/2017/05/18/chris-cornell-didnt-want-to-make-the-video-for-black-hole-sun-it-ended-up-launching-the-band-to-mega-stardom/?noredirect=on&utm_term=.b2d24639bd26) was almost inescapable, not just because it was in heavy rotation on MTV but because it was also nearly impossible to look away from. The surreal visuals were so bizarre and hypnotic that changing the channel was unthinkable”.

(Skatena)

Pubblicato il: 19/05/2018 da Skatèna