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Sulla mia pelle: il film sulla discesa agli inferi di Stefano Cucchi, domani sera in proiezione gratuita al Pratone de La Sapienza

Sulla mia pelle: il film sulla discesa agli inferi di Stefano Cucchi, domani sera in proiezione gratuita al Pratone de La Sapienza

Domani sera, 14 settembre 2018, alle ore 21, l’appuntamento è al Pratone dell’Università La Sapienza di Roma, dove sarà proiettato gratuitamente il film Sulla mia pelle, che narra degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano arrestato per detenzione, spaccio e uso di stupefacenti, il più conosciuto dei 176 casi di decessi in carcere nel 2009.

La colonna sonora che ho scelto a tal proposito per voi e’ composta di 3 tracce (la prima e’ di JB sdf, venuto a rappare in radio durante il mio programma qualche tempo fa, la seconda e’ tratta dalla soundtrack del film La Hayne, e la terza e’ una performance live di Caparezza al concerto del Primo Maggio):

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Dalla pagina facebook di Sapienza Clandestina apprendiamo che in occasione della proiezione del film, saranno presenti importanti ospiti, tra cui:

ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa) è una Onlus nata, nel 2014, dal lavoro di un gruppo di attivisti che da diversi anni si occupavano di abusi commessi dalle forze dell’ordine. Nasce con l’intento di occuparsi di questi abusi specifici, non solo a livello di notizia e di studio, ma con una serie di pratiche che poi sono diventate le nostre.

Per prima cosa ci siamo dotati di un numero verde attivo 24 ore su 24 (800588605), al quale segnalare le emergenze e dove ottenere immediato supporto.

La motivazione fondamentale per la quale Acad nasce è quella del mutuo soccorso solidale alle famiglie e alle persone che subiscono abusi, un lavoro che si differenzia su due piani:

quello legale, con una rete di avvocati a livello nazionale collegata al numero verde

quello umano, perché ci si dimentica sempre che la persona abusata o i familiari di chi di abuso muore, stanno vivendo un lutto, una situazione incredibile e “contronatura” che mai si sarebbero aspettati di dover vivere, impreparati al confronto con un apparato coeso e imponente.

Gli Acad point, presenti sul territorio nazionale, si occupano di seguire i processi e sostenere il mutuo soccorso solidale.

Acad organizza eventi per raccogliere fondi destinati alle famiglie e alle persone che subiscono abusi; promuove il cambiamento dell’attuale legge sulla tortura e l’introduzione del numero identificativo.

Alterego – Fabbrica dei diritti è un’associazione nata in concomitanza con i terribili eventi sismici che hanno sconvolto il Centro Italia nel 2016-2017, con la finalità di provare a riscrivere il ruolo del giurista all’interno della società in cui viviamo. In un contesto dove l’esperto di diritto viene descritto come un professionista della legge (spesso in una visione privatistica), la nostra associazione si compone di avvocati e avvocatesse, operatori e operatrici legali che credono fermamente nel ruolo “sociale” del giurista e del diritto.
Gli Avvocati, operatori legali e studenti universitari che compongono la nostra associazione, intervengono nelle situazioni d’emergenza, per informare e formare nel diritto chi viene colpito da situazioni drammatiche e, spesso, non è sostenuto dalle Istituzioni.
Svolgiamo attività d’inchiesta e di giornalismo legale, raccontando la realtà attraverso la legge, cercando di essere comprensibili a chi di diritto non è esperto. Facciamo questo con articoli scritti e con la nostra trasmissione radio: Chikama – Diritti in Onda.
Utilizziamo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per tentare di denunciare e rivelare le ingiustizie che colpiscono gli ultimi (e che proprio nella leggi e nelle norme spesso trovano una formale giustificazione) o proponendo alternative credibili.
Ci muoviamo tutelando le popolazioni terremotate, i migranti, i poveri e le vittime degli abusi di Stato. Ci definiamo anti-sessisti, anti-razzisti e anti-fascisti e crediamo che la partecipazione e l’associazionismo siano una delle strade per poter cambiare porzioni di questa società.
La cultura del diritto si cambia proprio partendo dai luoghi di aggregazione e di scienza, dalle Università, dalle realtà che vivono quotidianamente il territorio e che in casi di emergenza sono le prime a muoversi. In questi luoghi lavora Alterego – Fabbrica dei Diritti.

La locandina del film

Sulla mia pelle, film di Alessio Cremonini (con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano, Andrea Lattanzi) è uscito in circa 70 sale cinematografiche mercoledì 12 ottobre 2018, ed è un film che va sicuramente visto, analizzato e commentato, che fa riflettere e che commuove.

Riporto l’estratto di una recensione scritta da Paola Casella per MyMovies.it, a mio giudizio interessante:

L’ultima settimana nella vita di Stefano Cucchi è un’odissea fra caserme dei carabinieri e ospedali, un incubo in cui un giovane uomo di 31 anni entra sulle sue gambe ed esce come uno straccio sporco abbandonato su un tavolo di marmo. Alessio Cremonini ha scelto di raccontare una delle vicende più discusse dell’Italia contemporanea come una discesa agli inferi cui lo stesso Cucchi ha partecipato con quieta rassegnazione, sapendo bene che alzare la voce e raccontare la verità, all’interno di istituzioni talvolta più concentrate sulla propria autodifesa che sulla tutela dei diritti dei cittadini, sarebbe stato inutile e forse anche pericoloso.

Cremonini sposa il racconto della famiglia Cucchi e la loro denuncia di un pestaggio delle forze dell’ordine come causa principale della morte del detenuto affidato alla loro custodia, e anche se non ci mostra direttamente la violenza ce ne illustra ampiamente le conseguenze.

La sua narrazione è imbavagliata e compressa, un po’ perché l’iter legale è tuttora in corso, un po’ perché questo è un modo efficace per rappresentare il tunnel in cui Cucchi è entrato, le pareti sempre più strette intorno al suo corpo martoriato, fino alla scena in cui la testa di Stefano è letteralmente incastrata fra due supporti che sembrano una morsa, uno strumento di tortura medievale. Intorno a lui si muove un universo magmatico e incolore fatto di rifiuti e ostruzionismi, di autorizzazioni non concesse e responsabilità non assunte, di ottusa burocrazia e di ipocrisia travestita da rispetto delle regole.

Cremonini sceglie di non fare di Cucchi un santino, anzi, ne illustra bene le debolezze e le discutibili abitudini di vita. Stefano acconsente alla propria odissea perché si vive come una “cosa da posare in un angolo e dimenticare”: e perciò minimizza, non si fa aiutare, non cerca di rendersi simpatico, alle autorità come al pubblico. Ma è proprio sull’anello debole della catena che si misura la solidità di un sistema democratico, e giustizia, carcerazione e sanità dovrebbero comportarsi correttamente a prescindere dalla stima che nutrono per i soggetti affidati alla loro tutela“.

Sulla mia pelle sono riuscita a vederlo ieri sera in streaming a casa e, come molti (immagino), mi sono arrabbiata e ho pianto. Mi hanno colpito due scelte di regia da parte di Cremonini: in primis egli ha ritenuto di non inscenare il pestaggio di Cucchi da parte delle guardie, decidendo di mostrarne le ferite e le lesioni un po’ alla volta. Inoltre, quando i familiari di Cucchi si sono recati all’obitorio per il riconoscimento della salma, si dirigono verso Stefano prima i genitori, mentre la sorella Ilaria rimane seduta in sala d’attesa sgomenta, dunque si sentono provenire in lontananza, dalla stanza in cui si trova la salma, il pianto a dirotto dei genitori… ed in quel momento del film per me sono stati brividi misti a lacrime.

Come ha scritto qualcuno, il film va comunque visto “tutti assieme. Per respirare assieme, piangere assieme, zittirci assieme“. 

A domani sera, ore 21, sul Pratone della Sapienza.

(Karol aka Skatena)

 

 

Pubblicato il: 13/09/2018 da Skatèna